Filippine, il mio viaggio di quest'anno alla scoperta di una parte del mondo che troppo spesso non riesce a farsi sentire perchè è nell'interesse di alcuni farli tacere. Quest'anno ho deciso di non accontentarmi delle notizie su riviste, internet o racconti ma ho scelto di ascoltare con le mie orecchie la voce di chi è costretto a vivere in silenzio.
Ho scoperto un territorio ricco di problematiche soprattutto culturali, delle quali le vittime sono in particolare i bambini. C'è una forte occidentalizzazione da parte soprattutto degli americani che hanno favorito la nascita di prostituzione infantile, spietato controllo politico ed economico, e una fortissima povertà per la maggioranza del paese.
Ho conosciuto la vita nelle baraccopoli, nelle strade e nelle carceri ma ho verificato anche la ricchezza di pochi, le dipendenze economiche verso gli americani, una cultura costruita e indotta.
In questo contesto, Preda svolge un lavoro ammirevole attraverso il contributo di un team formato da social workers, psicologi, avvocati, qualche poliziotta e le famiglie dei bambini accolti. E' proprio quel lavoro a rete che porta a risultati sempre più grandi, oggi Preda accoglie 48 bambine e 46 bambini che fanno un percorso di recupero della propria identità e della propria età.
E poi ci sono loro, tutti i bambini che rendono vivo e colorato il lavoro di Preda, bambini così piccoli (hanno dai 6 ai 18 anni) ma con già tanto da dire e da insegnare.
Questo è il ponte ad Olongapo City dove vivono i bambini di strada.