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lunedì 26 settembre 2011

La Memoria a Castel Volturno


Il 18 settembre 2008, mentre la giunta regionale si riuniva per ridisegnare i compiti delle missioni preposte alla risoluzione dell'emergenza rifiuti in Campania, sei giovani ghanesi (il più grande aveva 30 anni) venivano ammazzati davanti la sartoria Exotic fashion in località Varcaturo, al km 43 della Domitiana di Castel Volturno. Oggi, dopo 3 anni, la prima corte d'assise di Santa Maria Capua Vetere ha emesso la sentenza: Giuseppe Setola, Davide Granato, Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia condannati all'ergastolo, Antonio Alluce a 23 anni.
C'è silenzio attorno alla sartoria. C'è il silenzio istituzionale. Nemmeno uno stendardo del Comune. Nè una targa. Nonostante la sentenza emessa il sindaco ancora dichiara che "erano dei criminali". Sono state vittime innocenti. E' questo quello che oggi, qui, stiamo ricordando. Le associazioni e i gruppi. La Chiesa e la Moschea. Dobbiamo ricordare delle persone uccise dalla camorra per essersi trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato.
L'unica targa presente è stata realizzata da un artigiano locale in collaborazione con le associazioni di volontariato che da anni operano su questo territorio per dimostrare che siamo tutti una risorsa e che insieme possiamo cambiare questo sistema.
Forti anche le parole di Sule e Mary, entrambi ghanesi:"non veniamo a castel volturno per trafficare droga o per prostituirci, fa comodo a voi credere questo. Nessuno racconta le cose belle che facciamo. Insieme a tanti amici bianchi." Anche Padre Zanotelli è intervenuto:"Oggi ricordiamo. E ricordiamo anche Dag Hammarskjold, segretario generale delle Nazioni Unite morto lo stesso giorno di 50 anni fa per i diritti in Congo. Ricordiamo Miriam Makeba, una vita a sostegno dei diritti umani, morta proprio a Castel Volturno. Ricordiamo Jerry Essan Masslo, rifugiato sudafricano ucciso da criminali a Villa Literno."
Ricordare. E' il primo passo per iniziare a costruire e a cambiare. E chi lo ha dimostrato è stato Joseph Aymbora, l'unico sopravvissuto alla Strage che ha avuto il coraggio di parlare, di raccontare e di fare giustizia su ciò che accadde quel giorno.

sabato 17 settembre 2011

Là bas. Educazione criminale

In contemporanea alla commemorazione dei 3 anni dalla Strage dei sei ghanesi, sabato 17 settembre 2011 a Castel Volturno, presso la Casa del Bambino, in anteprima, c'è stata la proiezione di "Là bas. Educazione criminale". Un film girato da Guido Lombardi e candidato al Leone d'Oro per la migliore opera prima a Venezia.
Là bas, tradotto "laggiù" sia dal francese sia dal dialetto locale del litorale domitio, è stato girato a Castel Volturno in lingua inglese e francese con persone (esclusi i personaggi principali) che vivono e abitano in questo territorio, come Bose e Gloria, due donne nigeriane che conosco personalmente.
La parte più interessante della serata non è stata la proiezione in sè del docu-film, che ha suscitato parecchie critiche tra i presenti, quanto gli interventi iniziali di alcuni attori e dei rappresentanti di alcune comunità africane presenti. Ho apprezzato l'intervento di un giovane immigrato rappresentante dell'associazione Mammut di Scampia di Napoli. Ha dato una brevissima lezione sul tema dell'immigrazione partendo da tre semplici parole: clandestino, permesso di soggiorno, integrazione. Paradossalmente, secondo la sua opinione, queste tre parole non c'entrano nulla con il discorso sull'immigrazione.
"Clandestino". E' un termine senza significato, solitamente usato per indicare coloro che non sono in possesso di documenti. Ma allora non si può usare per un immigrato africano di Castel Volturno che possiede il passaporto (la maggior parte ne è in possesso). E il passaporto è un documento di riconoscimento valido.
"Permesso di soggiorno". E' un'etichetta. Come quella stampata su una scatola di pomodori. La quale indica ogni cosa (nome, provenienza, data di produzione). Compresa la scadenza. Ma un diritto umano può avere una scadenza? Anche in questo caso, il permesso di soggiorno non ha che fare con l'immigrato. E' solo uno strumento di controllo. Utile a chi detiene il potere.
"Integrazione". Non esiste e non si potrà realizzare. Finchè esisteranno i due elementi precedenti.

domenica 11 settembre 2011

9.11.2011

Quel giorno non avevo idea della portata storica di ciò che stava accadendo. Ero un'adolescente tormentata e ribelle che cercava di capire quello che le succedeva attorno senza trovare un senso o una risposta convincente. Qualcuno mi lesse la notizia. Ricordo il modo in cui sottovalutai l'evento. Ricordo la domanda che girava nella mia testa "Che succederà adesso?" e il modo in cui cercavo di ignorarla. Un pò di cose sono successe in questi 10 anni ma ancora non so se c'è una spiegazione convincente a ciò che è accaduto. O più di una. O un senso a quella che oggi sembra essere la celebrazione della vita piuttosto che della morte (scrivo mentre ascolto in diretta streaming i nomi delle vittime da ground zero). 11 settembre 2001. Una data storica. Che la mia generazione potrà raccontare ai propri figli e nipoti. Forse senza sapere realmente cosa accade quel giorno. Se si è trattato di un complotto, di un attentato, di un incidente. Ma le cose che sicuramente potremo raccontare sono le vittime innocenti. Le storie di vita. Le immagini. Le reazioni nel resto del mondo.
Intanto ascolto. E cerco ancora di trovare un senso.