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sabato 24 febbraio 2007

Leggila Firmala Bevila

L’acqua è fonte di vita. Senza acqua non c’è vita. L’acqua costituisce pertanto un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti. Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile: dunque l’acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti.
Oggi sulla Terra più di 1 miliardo e 300 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Si prevede che nel giro di pochi anni tale numero raggiunga i 3 miliardi. Il principale responsabile di tutto ciò è il modello neoliberista che ha prodotto una enorme disuguaglianza nell’accesso all’acqua, generando oltretutto una sempre maggior scarsità di quest’ultima, a causa di modi di produzione distruttivi dell’ecosistema.
E tuttavia, le pressioni ai diversi livelli (internazionale, nazionale e locale), finalizzate ad affermare la privatizzazione e l’affidamento al cosiddetto libero mercato della gestione della risorsa idrica, continuano imperterrite e travalicano trasversalmente le diverse culture politiche ed amministrative.
Per questo affermiamo che arrestare i processi di privatizzazione dell’acqua assume, nel XXI secolo, sempre più le caratteristiche di un problema di civiltà, che chiama in causa politici e cittadini, che chiede a ciascuno di valutare i propri atti, assumendosene la responsabilità rispetto alle generazioni viventi e future.
Le istituzioni economiche, finanziarie e politiche che per decenni hanno creato il degrado delle risorse naturali e l’impoverimento idrico di migliaia di comunità umane oggi dicono che l’acqua è un bene prezioso e raro e che solo il suo valore economico può regolare e legittimare la sua distribuzione.
Noi sappiamo che non è così. Dopo decenni di ubriacatura neoliberista, gli effetti della messa sul mercato dei servizi pubblici e dell’acqua dimostrano come solo una proprietà pubblica e un governo pubblico e partecipato dalle comunità locali possano garantire la tutela della risorsa, il diritto e l’accesso all’acqua per tutti e la sua conservazione per le generazioni future.
In questa battaglia, insieme globale e locale, è ormai largamente diffusa la consapevolezza delle popolazioni riguardo alla necessità di non mercificare il bene comune acqua e non esiste quasi più territorio che non sia attraversato da vertenze per l’acqua.
Le lotte per il riconoscimento e la difesa dell’acqua come bene comune hanno acquisito in questi anni una rilevanza e una diffusione senza precedenti, assumendo anche nuovi significati ed approfondimenti.
Da una parte, le lotte contro la privatizzazione e per il diritto d’accesso all’acqua e alle risorse naturali sono state il motore di cambiamenti sociali e politici epocali in un continente come l’America Latina (basti pensare alla Bolivia che oggi, primo paese al mondo, ha un Ministro per l’Acqua o all’Uruguay che ha deciso, attraverso referendum, di inserire l’acqua come diritto umano e bene comune nella Costituzione) e in diverse aree geografiche planetarie (prima fra tutte, la lotta delle donne e dei contadini indiani contro le dighe del Narmada); dall’altra, le lotte per l’acqua tendono sempre più a divenire strumento di costruzione di pace contro la guerra globale, oggi sempre più determinata dalla competizione per il controllo delle risorse naturali strategiche, di cui l’acqua è la più importante.
Anche nel nostro Paese l’importanza della questione acqua ha raggiunto nel tempo una forte consapevolezza sociale e una capillare diffusione territoriale, aggregando culture ed esperienze differenti e facendo divenire la battaglia per l’acqua il paradigma di un altro modello di società.
E’ un percorso che parte da lontano. Nel 2003, dichiarato dall’ONU Anno mondiale dell’acqua, proprio a Firenze si svolse il Forum Mondiale Alternativo dell’Acqua che, ispirandosi al concetto di acqua come bene comune necessario alla vita, bocciò le politiche fondate sulla trasformazione dell’acqua in merce, anche mediante l’introduzione del cosiddetto “partenariato pubblico-privato”, chiedendone con forza la proprietà e la gestione pubblica come garanzia di libero accesso per tutti.
Da allora sono state decine e decine le vertenze che si sono aperte nei territori contro la privatizzazione dell’acqua e per un nuovo governo pubblico e partecipato della stessa : dall’ Abruzzo alla Sicilia, dalla Campania alla Lombardia, dal Lazio alla Toscana, dove nel 2005 sono state raccolte più di 43000 firme in calce ad una legge regionale di iniziativa popolare.
La necessità di mettere in rete e collegare fra loro queste diverse esperienze, unita alla consapevolezza che per poter produrre un cambiamento effettivo occorreva costruire sull’acqua una vertenza di dimensione nazionale, sono state il terreno di coltura che ha permesso nel marzo 2006 l’effettuazione a Roma del primo Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, cui hanno partecipato centinaia di realtà territoriali e decine di reti nazionali, associative, sindacali e politiche.
Il Forum, attraverso i suoi seminari, ha messo a fuoco l’intera questione acqua, dagli aspetti di politica globale a quelli territoriali, dalla tutela della risorsa alla sua gestione, dalla critica delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni alla ricerca di nuovi modelli di pubblico basati sulla democrazia partecipativa.
Con un’ importante conclusione condivisa : la necessità di un cambiamento normativo nazionale, che segnasse una svolta radicale rispetto alle politiche, trasversalmente condivise negli ultimi vent’anni, che hanno fatto dell’acqua una merce e del mercato il punto di riferimento per la sua gestione. Provocando dappertutto : degrado e spreco della risorsa, precarizzazione del lavoro, peggioramento della qualità del servizio, aumento delle tariffe, riduzione dei finanziamenti per gli investimenti, diseconomicità della gestione, espropriazione dei saperi collettivi, mancanza di trasparenza e di democrazia. Ovvero, il totale fallimento degli obiettivi promessi da una martellante campagna di promozione comunicativa in ordine ai benefici della privatizzazione e del cosiddetto partenariato pubblico-privato - maggiore qualità, maggiore economicità, maggiori investimenti- che, alla prova dei fatti si sono dimostrati totalmente inconsistenti.
Nel frattempo, il cambiamento realizzatosi con le elezioni politiche dell’aprile 2006 ha portato al governo la coalizione dell’Unione che, nel suo programma contiene il principio del mantenimento nelle mani pubbliche della proprietà e della gestione del servizio idrico integrato. Un importante passaggio, frutto anche della mobilitazione sociale che in questi anni ha reso cultura di massa l’idea dell’acqua come bene comune non mercificabile.
Proprio perché tale cultura diventi politica concreta ed esperienza consolidata, le realtà territoriali e le reti nazionali che hanno promosso il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua hanno deciso di darsi e di fornire al Paese uno strumento normativo che disegni il quadro della svolta auspicata: una proposta di legge d’iniziativa popolare con gli obiettivi di tutela della risorsa e della sua qualità, di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, di gestione dello stesso attraverso strumenti di democrazia partecipativa.Testo della legge

giovedì 22 febbraio 2007

Firma per l' India

Prima la gente poi i brevetti. Firma anche tu per salvaguardare il diritto di milioni di persone a ricevere i farmaci salvavita. La compagnia farmaceutica Novartis ha fatto causa al Governo Indiano perché permette la produzione di farmaci generici dai costi contenuti. Se vincerà, milioni di persone in tutto il mondo potrebbero perdere l'unica fonte di medicinali a prezzi accessibili. Chiediamo a Novartis di fermarsi e di rinunciare all'azione giudiziaria contro il Governo Indiano!
L'India produce farmaci di importanza vitale per i Paesi in Via di Sviluppo. Più della metà dei medicinali utilizzati per curare l'Aids nei Paesi più poveri sono prodotti in India. Anche Medici Senza Frontiere usa i farmaci indiani per trattare l'80% dei suoi 80mila pazienti sieropositivi. Se Novartis vincesse la causa, l'India sarà costretta a modificare la sua legge e dovrà concedere più facilmente i brevetti sui medicinali. Per i produttori di farmaci generici diventerà quasi impossibile continuare a vendere medicinali uguali a quelli delle multinazionali, ma molto meno costosi. La vita di milioni di persone che in tutto il mondo sono curate con i farmaci made in India sarà in pericolo.
IL DIRITTO ALLA VITA VIENE PRIMA DEL DIRITTO A FARE PROFITTI. CHIEDI A NOVARTIS DI RINUNCIARE ALL'AZIONE GIUDIZIARIA CONTRO IL GOVERNO INDIANO.
Firma la petizione >> NOVARTIS non può chiudere la farmacia dei Paesi poveri.
New Delhi/Roma, 29 gennaio 2007- La compagnia farmaceutica Novartis insiste nel voler portare avanti una causa contro il Governo Indiano per impedire la produzione di farmaci di qualità a basso costo, in concorrenza con i medicinali prodotti dalla multinazionale. Sono già oltre 250mila, da più di 150 Paesi nel mondo, le persone che hanno firmato la petizione lanciata da Medici Senza Frontiere, insieme all’Indian Network for People with HIV/AIDS (INP+), al People’s Health Movement e al the Centre for Trade and Development (Centad), per chiedere alla Novartis di rinunciare al giudizio.
Lo sviluppo di una così attiva industria di farmaci generici è stato possibile perché l’India, fino al 2005, non riconosceva i brevetti sui medicinali. Le industrie locali hanno dunque potuto, legalmente, produrre versioni generiche dei farmaci prodotti dalle multinazionali. Dal 2005 l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) ha imposto anche all’India di varare una legge sui brevetti. Fortunatamente il Governo e il Parlamento indiani hanno approvato una legge molto attenta all’equilibrio tra i diritti dei pazienti e gli interessi delle grandi multinazionali del farmaco.
Novartis ha impugnato gli articoli di legge che limitano la concessione di brevetti ai soli prodotti veramente innovativi escludendo la concessione del brevetto per i banali miglioramenti apportati su sostanze già note. Se Novartis dovesse vincere e la legge indiana fosse cambiata, per le multinazionali occidentali sarà assai più facile brevettare i farmaci in India, o prolungare i brevetti, di fatto impedendo la produzione di quegli equivalenti generici a basso costo che sono diventati cruciali nella lotta alle pandemie nei Paesi più poveri.

La bilancia del mondo



















Il sogno per domani:
L'EQUITA' TRA NORD E SUD DEL MONDO!

L'urlo...della democrazia

Il governo è stato battuto al Senato sulla mozione presentata da D'Alema in merito alla politica estera.
Secondo quanto riportato da RaiNews24, la maggioranza richiesta di 160 voti non è stata raggiunta per SOLO DUE VOTI. Determinanti, questa volta, le posizioni dei due senatori a Vita Pininfarina ed Andreotti che si sono astenuti. Questo il risultato preciso: presenti 319, maggioranza 160, favorevoli 158, contrari 136, astenuti 24. (un astenuto, al Senato, è come un contrario).
A seguito di ciò Prodi ha rassegnato le sue dimissioni a Napolitano, che le ha accettate.
Ulivo e Rifondazione confermano la fiducia a Prodi. Verso un Prodi bis? è questo quello che si pensa, quello che trapela. Di certo il governo andrà rifatto, andrà un po' "re-impastato" per bene! Sicuramente tutta la federazione dell'Ulivo e Rifondazione Comunista sono pronti a ricandidare Prodi come premier promettendogli la fiducia: "Il governo deve continuare a vivere". Di certo non c'è voglia, da parte della sinistra, di andare alle elezioni. Diliberto dice che riconsegnare il paese alle destre sarebbe un atto "criminale". L'unico che esce fuori dal coro è Di Pietro: "se non si fa una scelta di campo decisa e determinata anche in politica estera ma soprattutto nella politica governativa nel suo complesso, siamo convinti che il voto anticipato sia l'unica soluzione possibile". Prodi ri-accetterrebbe la candidatura a Premier SOLO se avesse "carta bianca", solo sulla base di «un programma forte e vincolante».
Ora il governo è nelle mani di Napolitano.
Ma voglio ricordare che, LA DESTRA CADDE COSI' BEN OTTANTATRE' VOLTE!!!!Crisi è, ma per una mancata mozione non si cade... in teoria!La destra, tra DDL, mandati vari, decreti e deleghe, è caduta come ha fatto oggi la sinistra BEN OTTANTATRE' VOLTE nella sua scorsa legislatura. Se non ci credete guardate con i vostri occhi. Prima di parlare di dimissioni, aspettiamo il voto di fiducia!
Mi chiedo cosa penserebbe la democrazia di Lijphart o Dahl, oggi con una politica che ha difficoltà di confronto e dialogo, quella democrazia "del popolo e per il popolo" affidata alla politica, quella weberiana che nasce da una "vocazione" di uomini semplici disposti ad affontare un mondo che confonde, anche quando tutto sembra perduto, a resistere e rispettare gli impegni nei confronti di un popolo che chiede pace, giustizia e coerenza!

mercoledì 21 febbraio 2007

La "nuova" Fionda


La Bottega del Commercio equo solidale di Avellino ha cambiato locale, si è trasferita qualche metro più avanti...abbiamo fatto una scommessa su noi stessi e su questa città, ci crediamo perchè insieme nell' impegno e nell' entusiasmo possiamo migliorare la vita di questa città e del mondo.
Venite tutti a trovarci e a visitare la nuova e accogliente BOTTEGA!

martedì 20 febbraio 2007

L' Italia con l' Africa



«Un altro mondo è possibile» e ancora «umanità e risorse non solo miseria» questi gli striscioni alla testa del corteo che ha aperto la Marcia della Pace a Nairobi, in Kenia. Decine di migliaia di attivisti hanno attraversato le baraccopoli della città dando ufficialmente il via, con un imponente e colorato corteo, al Settimo Forum Sociale Mondiale che, per la prima volta da Porto Alegre 2001, si svolge in Africa. Per 5 giorni la città kenyota diventerà la capitale dell'altro mondo possibile. La marcia è partita da Kibera, la più grande baraccopoli africana, alle 11 ora locale (le 9 in Italia) per arrivare nel parco della libertà di Nairobi (Uhuru Park). Qui è stato allestito il palco per la cerimonia d'apertura del Forum. A spiccare è la grande bandiera della pace utilizzata nelle marce Perugia-Assisi, tra i bambini che corrono a piedi nudi e i manifestanti che danzano sotto il sole al ritmo dei tamburi. Il corteo, lungo tre chilometri con oltre 80.000 mila persone, si è svolto in un clima generale di festa, tra canti e balli.
Il summit di Nairobi rappresenta in qualche modo un passo importante anche per l'Italia che ha partecipato in maniera attiva alla sua realizzazione fornendo un quarto dei fondi complessivi che ne hanno permesso la realizzazione. «Non è solo una questione di finanziamenti», spiega Paolo Beni, presidente nazionale dell’Arci, che ci tiene a descrivere uno dei progetti più significativi del forum: una rete mondiale di soggetti diversi che sta nascendo per occuparsi di tutte le tematiche legate all’immigrazione. In una realtà globalizzata come quella in cui viviamo, prosegue Beni, non si può continuare ad avere paura del “diverso”. «L’integrazione è necessaria non solo a parole, un dialogo non lo si può inventare lo si deve costruire con attenzione e interesse vero». La scommessa di questo Forum è, infatti, proprio la ricerca di partecipazione dal basso degli africani (delle donne, delle fasce più povere della popolazione), e i temi portanti del meeting saranno la lotta all'Aids, il peso del debito, la sovranità alimentare, gli accordi di commercio imposti dall'Europa e dai paesi più ricchi, i diritti delle donne.
«Questo è un Paese dove ci sono le persone più povere e violentate della terra, i loro fondamentali diritti negati, c’è la voglia di liberarsi dalla violenza che li opprime. C'è la voglia di riscatto di tutti quei milioni di persone che ogni giorno sono costretti a combattere la guerra più difficile: quella contro il morso della fame e dell'ingiustizia», commenta Flavio Lotti, uno degli organizzatori italiani del meeting e coordinatore nazionale della Tavola della Pace.

M' illumino di meno

Diminuiamo i consumi in eccesso e dimostriamo all’opinione pubblica come un altro utilizzo dell’energia sia possibile. L’invito rivolto a tutti è quello di spegnere le luci e tutti i dispositivi elettrici non indispensabili il 16 febbraio 2007 alle ore 18!
In particolare moltissimi ristoranti organizzeranno cene a lume di candela, mentre le amministrazioni locali forniranno il colpo d’occhio più spettacolare all’iniziativa effettuando, a partire dalle 18 del 16 febbraio, spegnimenti simbolici delle grandi piazze italiane e dei monumenti più importanti (come l’Arena di Verona, il Duomo di Milano, la Mole Antonelliana di Torino, Palazzo Vecchio a Firenze, le piazze di Catania, Bari, Bologna e Palermo).
Nelle due precedenti edizioni “M’illumino di meno” ha contagiato centinaia di migliaia di persone impegnate in una allegra e coinvolgente gara etica di buone pratiche ambientali. Lo scorso anno si risparmiò, nella sola ora e mezza di durata della trasmissione, l’equivalente del consumo medio quotidiano di una regione come l’Umbria. La campagna di “M’illumino di meno” inizierà il 15 gennaio e si protrarrà per un mese fino al 16 febbraio (anniversario dell’entrata in vigore del protocollo di Kyoto).
Caterpillar racconterà giorno per giorno le iniziative più originali, la preparazione delle piazze e dei comuni in Italia e all’estero, le idee più innovative di chi propone soluzioni per abbattere il grafico dei consumi energetici. Mettete in moto la Vostra fantasia e il Vostro ingegno per dare vita a delle iniziative originali di risparmio energetico.
Sul sito internet del programma http://www.caterueb.rai.it/, sarà possibile segnalare la propria adesione alla campagna, precisando quali iniziative concrete si metteranno in atto nel corso della giornata, in modo che le idee più interessanti e innovative servano da esempio e possano essere riprodotte dagli altri aderenti. Quest’anno la campagna “M’illumino di meno” è patrocinata dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero delle Politiche Agricole.
Buon risparmio a tutti!
Buone abitudini per l'ambiente e per il risparmio per il 16 febbraio (e anche dopo!)
In occasione della Giornata internazionale del risparmio energetico Vi proponiamo dieci semplici azioni per rendere la condotta di ognuno una occasione per ridurre i consumi. I consumi energetici di casa possono essere ridotti considerevolmente utilizzando saggiamente riscaldamento, illuminazione ed elettrodomestici.
Basta poco per salvaguardare l’ambiente e il proprio portafogli.
1. spegnere le luci quando non servono
2. spegnere e non lasciare in stand by gli apparecchi elettronici
3. sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l’aria
4. mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l'acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola
5. se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre.
6. Non regolare il riscaldamento mai oltre i 20° (come previsto dalla legge 10/91 sul risparmio energetico); per ogni grado in più i consumi crescono del 7%.
7. Fai una regolare revisione della caldaia: se questa è in perfetta efficienza consuma circa il 5% in meno;
8. ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria
9. Se stai ristrutturando casa, installa doppi vetri termoisolanti: un migliore isolamento termico dell’edificio significa un considerevole risparmio.
10. utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne
11. non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni
12. inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni
13. utilizzare l'automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto.
E ricordati di spegnere tutte le luci e i dispositivi elettrici non indispensabili venerdì 16 febbraio alle ore 18!
La Finanziaria prevede incentivi per chi rende energeticamente più efficiente la propria casa installando doppi vetri, impianti ad alta efficienza energetica, pannelli solari: utilizziamoli.
14. Utilizza lampadine a fluorescenza e non a incandescenza (quelle tradizionali): avrai un risparmio annuo di circa 63 euro per un appartamento di 100 mq.
15. Spegni le luci non necessarie, ad esempio passando da un ambiente all’altro; puoi ridurre sino al 30% i tuoi consumi per l’illuminazione.
16. Se puoi, sostituisci il tuo vecchio frigorifero con un nuovo modello ad alta efficienza energetica: nel 2007, approfittando dell’incentivo (fino a 200 euro) previsto in Finanziaria, risparmi sull’acquisto e anche la tua bolletta sarà più leggera.
18. Spegni sempre TV, Hi-Fi e videoregistratori anziché lasciarli in stand-by, poichè non è vero che in stand-by il consumo è nullo: può arrivare sino al 20% del consumo dell’apparecchio quando è in funzione.
19. Accendi lo scaldabagno solo prima di far la doccia (o quando serve effettivamente acqua calda): puoi abbattere sino al 50% i relativi consumi.

Mezz'ora di vita

Un generale fece un colpo di stato e s'impadronì del potere. Da quel giorno comandò solo lui. Mai dittatura fu più spietata; oltre che del potere, quel generale si era infatti impadronito anche del tempo, e lo usava nel modo più malvagio. Perché la gente lavorasse ininterrottamente, senza mai un giorno di riposo, tolse le feste dal calendario, e dal sabato si saltava al lunedì. Accorciò persino la notte di tre ore, perché si dormisse di meno e si lavorasse di più. Neanche le vacanze permise: abolì il mese di agosto e nessuno potè andare in villeggiatura. Ai ragazzi tolse gli anni più belli, dai 14 ai 21: appena finite le scuole medie dovevano subito fare il servizio militare.
Chi osava protestare non lo puniva con la prigione. E non perché gli fosse rimasto un briciolo di generosità. Aveva escogitato una punizione ancora più crudele: invece di dare, per esempio 20 anni di carcere, quei 20 anni li toglieva. Così, se il condannato aveva 40 anni, diventava di colpo vecchio, arrivando in un attimo a 60 anni.
Esasperato da tante crudeltà, il popolo si ribellò. Depose il generale e lo processò per i suoi misfatti. Fu giudicato da tutta la cittadinanza riunita nella piazza principale. All'unanimità decisero di applicare per lui, per l'ultima volta, le leggi che aveva instaurato. Fu condannato al massimo della pena, a perdere 30 anni. E siccome gli restano da vivere giusto 30 anni e 30 minuti, gli rimase solo mezz'ora di vita.

Appena i 30 minuti cominciarono a scorrere, il generale si gettò in ginocchio implorando pietà. Più le sfere dell'orologio della torre comunale avanzavano, più lui piangeva e supplicava di essere perdonato. Molti, ricordando quanto male aveva fatto, non si commuovevano; altri, invece, a vedere tanta sofferenza, non riuscivano a restare impassibili.

In un paese che vuole essere veramente giusto, dicevano alcuni, bisogna avere pietà.
Non si può avere pietà per chi non la merita, rispondevano gli altri.
Al 29° minuto, viste le opinioni differenti, si decise di votare se condannarlo o no per alzata di mano.
E tu come avresti votato?

E' stato giusto far morire in quel modo Saddam?
Quand'è che sapremo rispondere con la vita alla morte?
Guardando quest'uomo, Giuliano Giuliani, che ha risposto con la vita, l'amore e l'impegno di fronte alla brutale morte di un figlio, penso che se lo vogliamo possiamo ancora cercare di cambiare le ingiustizie di questo mondo.

Amare la vita

Giornata per la vita, 4 febbraio 2007.
Non si può non amare la vita: è il primo e il più prezioso bene per ogni essere umano. Dall’amore scaturisce la vita e la vita desidera e chiede amore. Per questo la vita umana può e deve essere donata, per amore, e nel dono trova la pienezza del suo significato, mai può essere disprezzata e tanto meno distrutta. Certo, i giorni della vita non sono sempre uguali: c’è il tempo della gioia e il tempo della sofferenza, il tempo della gratificazione e il tempo della delusione, il tempo della giovinezza e il tempo della vecchiaia, il tempo della salute e il tempo della malattia... A volte si è indotti spontaneamente ad apprezzare la vita e a ringraziarne Dio, “amante della vita”, altre volte la fatica, la malattia, la solitudine ce la fanno sentire come un peso. Ma la vita non può essere valutata solo in base alle condizioni o alle sensazioni che la caratterizzano nelle sue varie fasi.
L’amore vero per la vita, non falsato dall’egoismo e dall’individualismo, è incompatibile con l’idea del possesso indiscriminato che induce a pensare che tutto sia “mio". Se siamo attenti, qualcosa dentro di noi ci avverte che la vita è il bene supremo sul quale nessuno può mettere le mani; anche in una visione puramente laica, l’inviolabilità della vita è l’unico e irrinunciabile principio da cui partire per garantire a tutti giustizia, uguaglianza e pace. La vita va amata con coraggio. Non solo rispettata, promossa, celebrata, curata, allevata. Essa va anche desiderata.
Chi ama la vita, infatti, non la toglie ma la dona, non se ne appropria ma la mette a servizio degli altri.
Il nostro tempo, la nostra cultura, la nostra nazione amano davvero la vita? Tutti gli uomini che hanno a cuore il bene della vita umana sono interpellati dalla piaga dell’aborto, dal tentativo di legittimare l’eutanasia, ma anche dal gravissimo e persistente problema del calo demografico, dalle situazioni di umiliante sfruttamento della vita in cui si trovano tanti uomini e donne, soprattutto immigrati, che sono venuti nel nostro Paese per cercare un’esistenza libera e dignitosa. È necessaria una decisa svolta per imboccare il sentiero virtuoso dell’amore alla vita. Non bastano i “no” se non si pronunciano dei “sì”, forti e lungimiranti a sostegno della famiglia fondata sul matrimonio, dei giovani e dei più disagiati.