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Che perfino il fagiolino africano possa fomentare le polemiche a sinistra, in effetti, è proprio il colmo. Anche perché il «commercio equo e solidale», nuova frontiera della solidarietà internazionale, sembrava una delle poche certezze «unitarie». Dalle Botteghe del mondo, un circuito di circa 300 punti vendita organizzati dal consorzio Altromercato, fino alla grande distribuzione che vende prodotti certificati da Transfair, il fatturato di questi prodotti supera ormai 100 milioni di euro l'anno. Nulla, se raffrontato agli 11 miliardi l'anno del giro d'affari della sola Coop. Ma è un «nulla» in continua crescita. Iniziato con le banane, il «commercio equo e solidale» con i piccoli produttori del Terzo Mondo si è allargato ormai ai prodotti tessili e artigianali. Il commerciante deve rispettare regole precise. «L'equo compenso della manodopera, il rifiuto dello sfruttamento del lavoro minorile, il prefinanziamento e la continuità delle forniture per assicurare una prospettiva di sviluppo», spiega Vito Cassata di Altromercato. Che ammette tuttavia come «purtroppo» anche qualche multinazionale «per ragioni di marketing» abbia cercato di infilarsi nell'affare che per ora, in Italia, è in mano alle cooperative, bianche o rosse che siano. Anche per questo nessuno aveva finora pensato che ci si potesse accapigliare. Se si eccettua quello che il presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci definisce «qualche mugugno da parte delle Botteghe nel mondo quando è entrata anche la grande distribuzione» . C'è addirittura un'«associazione interparlamentare equo e solidale» di deputati e senatori che si occupa della faccenda. Mica tre o quattro: sono 120. E di tutti i partiti. Ci sono il capogruppo dell'Ulivo alla Camera Dario Franceschini, Francesco Rutelli, il Ds Nuccio Iovene, Alessandro Forlani (il figlio di Arnaldo) dell'Udc, ma anche Giovanni Russo Spena, Alfonso Gianni e lo stesso segretario di Rifondazione, Giordano. Il presidente è Realacci, che rivela come pure il presidente della Camera sia sensibilissimo al tema: «Anche alla buvette di Montecitorio ci sono prodotti del commercio equo e solidale. La presentazione è avvenuta con Bertinotti, in pompa magna». Quali prodotti? «Cioccolata, succhi di frutta, biscotti, tutto buonissimo». Il caffè «equo e solidale», invece, dice Realacci, è stato sostituito con un prodotto commerciale. «Diciamo che non era il massimo. E questo, lo ammetto, non aveva fatto salire le mie quotazioni alla Camera».
Corriere della sera, 25 marzo 2007
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