Secondo Roberto Saviano, per capire questa crisi e il suo forte rapporto con il crimine organizzato, è necessario fare qualche passo indietro. Negli anni 90, quello della NCO (Nuova Camorra Organizzata) era il conflitto che portava più sangue nel mondo. La NCO implode perché Cutolo inizia a investire tantissimo denaro contando sull’appoggio politico. Ecco l’importanza della liquidità. Liquidità significa una sola cosa per le organizzazioni criminali: stipendi. Se paghi le famiglie, anche quelle dei carcerati, se metti a stipendio molte persone, l’organizzazione è salda. Se invece non hai questa possibilità, gli stipendi ritardano, i familiari di chi è in galera iniziano a vivere male la loro situazione, succede che tradiscono, passano dall’altro lato, iniziano a pentirsi. Quindi liquidità significa sicurezza e controllo. Ma la liquidità è anche lo strumento fondamentale per conquistare un cartello e, quindi sopraffare chi ne è già in possesso. Moltissimi cartelli hanno fatto un passo in avanti. Detestano rischiare nell’ambito del narcotraffico, così fanno soltanto cemento. Ma la crisi è arrivata anche lì, nel settore immobiliare, e quindi si trovano in difficoltà sul piano della liquidità. Infatti, stanno vertiginosamente cercando di tornare alla cocaina, perché è quella che dà più liquidità, persino le estorsioni non danno tanta liquidità. Oggi, il meccanismo del racket è andato sempre più elaborandosi: non c’è più il denaro che viene versato o la carta moneta che viene data in mano all’estorsore, questo accade per i clan minori. In realtà il racket è tutto un sistema di scambi e privilegi: tu appalti l’azienda del clan che trasporta un bene e in cambio quel prodotto viene messo in commercio. Il sistema del racket non porta liquidità, a differenza della cocaina, perché quest’ultima viene pagata in contanti e subito. La crisi è un incredibile occasione per la criminalità organizzata. Innanzitutto perché, attualmente, i propri affiliati sono disposti a lavorare con uno stipendio che è la metà rispetto a due anni fa. Non è una cosa da poco. Gli spacciatori dei cartelli di Scampia, a Napoli (minorenni o in età che non prevede ancora la formazione di una famiglia), lavoravano per 500 euro a settimana. Oggi la metà. Accade che, anche i piccoli cartelli (o cartelli che giravano attorno a grandi agglomerati criminali di piccole famiglie) riescono a spacciare, perché danno uno stipendio minore. Inoltre, nel momento in cui le aziende entrano in crisi, la criminalità organizzata inizia il suo gioco economico. Presta contanti liquidi, garantisce la distribuzione del prodotto, mette a disposizione agenti, soprattutto quelli che lavorano sul singolo prodotto (come ad esempio, latte o carne). Tutti questi elementi innescano un meccanismo di rapporto diretto con l’azienda, fino a quando questi personaggi diventano prima azionisti e poi addirittura proprietari dell’azienda. Quando diventano proprietari, mettono a stipendio i veri proprietari. In questo modo, succede che l’azienda resta gestita dal vecchio proprietario e quest’ultimo è ben felice, perché a lui sono garantiti 3 mila euro al mese, ma l’azienda appartiene al clan. Tutto questo spiega perché la crisi è un’opportunità e come sta aprendo molte porte ai criminali organizzati. In ultimo, un dato sconcertante è stato quello pronunciato dall’Onu qualche mese fa (in Italia abbastanza ignorato) riguardo l’entrata nelle banche dei capitali del narcotraffico. Entrata che veniva studiata non tanto come una pericolosità immediata, quanto come una pericolosità a lungo termine. Ossia, se la criminalità organizzata entra oggi, soprattutto nelle piccole banche, quello che determineranno sarà il futuro, non il presente. Quando ci sarà la ripresa economica, questi capitali entrati nelle banche, che tipo di credito daranno? Quali gruppi imprenditoriali sosterranno? Ci dobbiamo aspettare una ripresa determinata dai cartelli criminali?
Una delle responsabilità di questa crisi è stata la disattenzione sistematica e costante dei grandi media nazionali e internazionali sulla questione criminale. Questione che, se fosse stata monitorata in maniera diversa, se i media avessero investito soldi su operatori, scrittori, reporter, intellettuali, osservatori, sociologi, antropologi, la possibilità di osservare questi meccanismi forse ci avrebbe dato l’opportunità di capire il percorso dell’economia e i palpiti della finanza.
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