Chi osava protestare non lo puniva con la prigione. E non perché gli fosse rimasto un briciolo di generosità. Aveva escogitato una punizione ancora più crudele: invece di dare, per esempio 20 anni di carcere, quei 20 anni li toglieva. Così, se il condannato aveva 40 anni, diventava di colpo vecchio, arrivando in un attimo a 60 anni.
Esasperato da tante crudeltà, il popolo si ribellò. Depose il generale e lo processò per i suoi misfatti. Fu giudicato da tutta la cittadinanza riunita nella piazza principale. All'unanimità decisero di applicare per lui, per l'ultima volta, le leggi che aveva instaurato. Fu condannato al massimo della pena, a perdere 30 anni. E siccome gli restano da vivere giusto 30 anni e 30 minuti, gli rimase solo mezz'ora di vita.
Appena i 30 minuti cominciarono a scorrere, il generale si gettò in ginocchio implorando pietà. Più le sfere dell'orologio della torre comunale avanzavano, più lui piangeva e supplicava di essere perdonato. Molti, ricordando quanto male aveva fatto, non si commuovevano; altri, invece, a vedere tanta sofferenza, non riuscivano a restare impassibili.
In un paese che vuole essere veramente giusto, dicevano alcuni, bisogna avere pietà.
Non si può avere pietà per chi non la merita, rispondevano gli altri.
Al 29° minuto, viste le opinioni differenti, si decise di votare se condannarlo o no per alzata di mano.
E tu come avresti votato?
E' stato giusto far morire in quel modo Saddam?
Quand'è che sapremo rispondere con la vita alla morte?
Guardando quest'uomo, Giuliano Giuliani, che ha risposto con la vita, l'amore e l'impegno di fronte alla brutale morte di un figlio, penso che se lo vogliamo possiamo ancora cercare di cambiare le ingiustizie di questo mondo.
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