Mama Afrika (così è meglio conosciuta) è un modello per molti africani in esilio in varie arti del mondo, per molti che si battono contro l'apartheid e contro il razzismo mondiale, per molti che ancora credono e che ancora sperano, non solo neri.
lunedì 10 novembre 2008
Una morte in nome della legalità
Mama Afrika (così è meglio conosciuta) è un modello per molti africani in esilio in varie arti del mondo, per molti che si battono contro l'apartheid e contro il razzismo mondiale, per molti che ancora credono e che ancora sperano, non solo neri.
giovedì 6 novembre 2008
L'era del Nuovo Mondo
Obama ce l'ha fatta...è il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. Per la prima volta nella storia abbiamo avuto la possibilità di assistere all'elezione del primo presidente nero degli stati uniti d'america. Non è solo l'uomo Barak Obama ad aver vinto, ma è l'emarginazione ad aver vinto, sono i diritti umani che hanno vinto, gli esclusi, le minoranze, i poveri, gli immigrati hanno vinto. E ancora, hanno vinto tutti quelli che non si sono stancati di questo triste mondo e vogliono continuare a sognare di poterlo ancora cambiare.
La speranza ha preso un nuovo colore e un nuovo odore, quello del cambiamento.
Il compito che avrà Obama non sarà facile, ma oggi è bello e necessario essere fiduciosi, tenendo sempre a mente che un solo uomo non riuscirà a cambiare le sorti di questa realtà. Ognuno nel proprio piccolo ha la possibilità di aiutare Obama in questa missione.
Una nuova storia sta per iniziare e, oggi, sono davvero felice di farne parte.
sabato 18 ottobre 2008
lunedì 13 ottobre 2008
Documentari e cinema sociale dal Sud del mondo
E' incredibile per quanti stimoli può dare un pomeriggio vissuto così.
domenica 12 ottobre 2008
AfroScopia, Migranti
Per imparare a conoscere l'Africa, è importante fermarsi anche ad ascoltare gli africani. Un pomeriggio, quello di ieri, al quartiere savena di bologna, organizzato dall'associazione Amani e da coloro che per primi possono parlare di Africa: gli africani. Primo fra tutti, il primo parlamentare di colore nella storia italana, Jean Leonard Touadi. "L'immigrazione è lo specchio fedele della globalizzazione, incapace di affrontare le disuguaglianze economiche mondiali", ha iniziato così il suo discorso. Oggi, l'immigrazione è un fenomeno globale ed epocale, ma, a differenza di ciò che vogliono farci credere, in Italia non c'è l'emergenza immigrazione. Solo il 6% della popolazione italiana è costituita da immigrati, siamo in perfetta sintonia con la media europea. Un'altra questione che pensano di poter risolvere con i militari o con la condanna, è il fatto che l'immigrazione è un fenomeno che non si può fermare. Non c'è alternativa all'immigrazione. Dunque, se non si può evitare, sarebbe meglio per tutti provare ad affrontarla in maniera vera e reale. Innanzitutto, attraverso la cooperazione a monte, e l'interazione a valle. Qiesto approccio sarà possibile attuarlo solo se operiamo un'ecologia del linguaggio, perchè trascurare questo aspetto ha creato ciò che in sociologia si chiama costruzione sociale del nemico. Dal 1991, quando gli albanesi sbarcarono sulle coste italiane, poi con l'11 settembre 2001, il terrorismo e, oggi, il dramma della sicurezza, si è verificata questa costruzione che è entrata prima nelle case e poi nelle menti delle persone, fino a convincersi di qualcosa che non è reale. E' possibile, però, uscire da questa situazione e aprire gli occhi per liberarsi dalla paura sulla quale la politica lucra. Una strada possibile ha 4 caratteristiche: 1, uscire dalla contrapposizione diversità/uguaglianza; 2, etica del simile (perchè in sua assenza la diversità è guerra); 3, via dall'etnocentrismo europeo; 4, uscire dalla staticità culturale, perchè la cultura è un processo sempre in evoluzione.
venerdì 3 ottobre 2008
Il mondo è Nostro
domenica 28 settembre 2008
Globalizzazione e linguaggio
domenica 21 settembre 2008
Incontri viaggianti
Sabato 13 settembre. Ore 13:15. Intercity diretto Bologna-Napoli. Carrozza 10. 5 persone. 5 sconosciuti. Esattamente quando si dice: trovarsi al posto giusto nel momento giusto...e aggiungerei...con le persone "giuste"(per quel momento preciso).
La teoria sociologica della facilità e dell'immediatezza del dialogo e dell'apertura esperenziale di fronte a degli sconosciuti prende forma, e si applica in un attimo, perdurando fino alla fine di un viaggio passeggero.
La profondità di discorsi quotidiani e globali, e poi lontani e contemporanei, ha regalato l'opportunità di allontanarsi per qualche momento dalla relazione tra sconosciuti, per condurre in un mondo utopico con al centro il senso del bene comune, mutando quegli sconosciuti in elementi fondanti di una famiglia unita.
Sentirsi per un pò parte di quel mondo e di quella famiglia è stata un'esperienza ricca di insegnamenti e speranze. E' stato avvertire il preciso istante in cui la tua anima si svuota (secondo la cultura giapponese) per fare spazio ad una ricchezza nuova: la vita, il mondo, la memoria.
Inaspettatamente sorpresa ed estasiata di aver vissuto in un sogno.
lunedì 1 settembre 2008
Grazie Africa
giovedì 21 agosto 2008
Persone
"Siamo in cento, uomini edonne. Veniamo da quel continente che dicono sopravviva a se stesso. Oppure che avrebbe dovuto dichiarare fallimento da molto tempo. Veniamo dall'Africa, da paesi diversi per lingua religione e cultura. Veniamo come persone. E come persone abbiamo bisogno di comunicare. Gli argomenti sarebbero tanti, ma uno ci preme più degli altri.Vogliamo dire che anche in Africa esiste una società che vuole superare i vecchi sistemi di potere. Una società civile, fatta di idraulici, muratori, dottori. E di molte donne. E molti studenti. E di impiegati, di commercianti, di imbianchini, di suonatori di tamburi. Persone che camminano lente, ma camminano. L'Africa non è solo l'arte della sopravvivenza, le baracche, le emergenze alimentari e sanitarie.E' anche questo. Anche. C'è poi un'Africa che ha voglia di conoscenza, di dignità, di lavoro. Cioè si organizza per ottenere dei risultati. E' quest'Africa che noi vogliamo rappresentare, quella che vuole essere padrona delle proprie risorse, quella che dice: progettiamo uno sviluppo diverso. Fatto di meno donatori e benefattori stranieri, fatto di più democrazia. Fatto di incentivi agli imprenditori, anche quelli dell'economia informale, perchè no?Fatto di meno appoggi internazionali a regimi corrotti. Fatto di una scuola per tutti. Fatto di meno multinazionali e più imprese con capitali locali. Fatto di un nuovo sistema di cooperazione decentrata. Fatto di più sostegno alle forze della nostra società civile. Che esiste ed agisce. E che vorrebbe veder riconosciuta la sua funzione. Noi non vogliamo parlare alle nuvole, non siamo visionari. Sappiamo i tanti problemi della trasformazione, li viviamo ogni giorno, e dunque non li sottovalutiamo. Però guardiamo al futuro, abbiamo la presunzione di pensare che il mondo, l'Europa in prima fila, capisca che è giunto il momento di cambiare programma d'azione. E, di conseguenza, promuovere concrete azioni di sviluppo dentro la società. Ad esempio contribuendo alla crescita di una nuova classe dirigente, oggi espressione di interessi particolari. Insomma: meno scatole di sardine e più scambi di culture, nella parità che il concetto originario esprime. Che, tra l'altro, agli africani, le sardine piaccino poco."
sabato 9 agosto 2008
sabato 26 luglio 2008
Se la politica è cieca e sorda...
Tra pochi giorni si apriranno a Pechino le Olimpiadi: il più grande evento sportivo planetario che riunirà atleti di tutti i paesi e catalizzerà l’attenzione di centinaia di milioni di persone di tutto il mondo. Per alcuni sarà un grande evento sportivo. Per altri sarà un grande affare. Per l’umanità è un grande momento di unità, una grande occasione d’incontro e di dialogo nel nome antico della pace e della Tregua Olimpica. Purtroppo, dopo roboanti dichiarazioni sui diritti umani e sul Tibet, con grande ipocrisia e cinismo, i governi e le imprese tacciono in nome delle proprie convenienze. Per questo motivo, Tavola della pace, c'invita ad appendere alla nostra finestra la bandiera dei diritti umani affinchè l'ipocrisia, il cinismo e l'indifferenza, non abbiano il sopravvento. Alziamo la voce contro tutte le guerre e le violazioni dei diritti umani. Sosteniamo tutti i bambini e le bambine, le donne, gli uomini e i popoli che ancora oggi sono privati dei loro fondamentali diritti. Sosteniamo la lotta nonviolenta del popolo tibetano. Sosteniamo i difensori dei diritti umani che, in Cina e in tante altre parti del mondo, vengono perseguitati a causa del loro impegno civile. Chiediamo alla Rai e a tutto il mondo dell’informazione di dare voce ai diritti umani e a chi lavora per la loro realizzazione. Chiediamo al governo di rispettare, promuovere e difendere i diritti umani a casa nostra e nel resto del mondo. Costruiamo un mondo migliore, più giusto e solidale.
La bandiera si può richiedere alla Tavola della pace: email mailto:mpace@krenet.it - http://www.perlapace.it/ - Fax 075/5739337 - Tel. 075/5736890. Appendi alla tua finestra la bandiera dei diritti umani. Scatta una foto e inviala all’indirizzo: redazione@perlapace.it
giovedì 24 luglio 2008
Borsellino,scusaci!
lunedì 7 luglio 2008
Ecco le nostre impronte
Dopo l'ordinanza del comune di firenze contro i lavavetri e gli accattoni, gli sgomberi dei campi rom a roma e milano, il divieto di accattonaggio ad assisi, i campi rom in fiamme a napoli, la formazione di ronde cittadine e la tolleranza zero, l'introduzione del reato di clandestinità, la militarizzazione nelle nostre città...abbiamo deciso di dire no al razzismo. Durante la mattinata, un gruppo di amici dei rom e dei sinti, hanno raccolto le impronte digitali di chi ha partecipato al sit in: "siamo tutti rom" perchè siamo tutti "cittadini del mondo".
sabato 5 luglio 2008
Legge vergogna
Una giustizia fai da te: dopo rogatorie, falso in bilancio e legittimo sospetto, arrivano il patteggiamento allargato, l'inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche e le immunità parlamentari. Una norma fatta su misura per alcuni personaggi: Marcello Dell’Utri, Cesare Previti e soprattutto Silvio Berlusconi.
venerdì 27 giugno 2008
Quando la quotidianità è mafia
giovedì 26 giugno 2008
Rifiuti da bruciare?
DIETRO AI NUOVI TERMOVALORIZZATORI CAMPANI SI NASCONDE ANCHE IL GIALLO DELLE PERCENTUALI DI RIFIUTI DA BRUCIARE.
La produzione di rifiuti urbani nella sola Provincia di Salerno è all’incirca di 470.000 tonnellate all’anno (fonti APAT), così come previsto dal D.lgs 152/06, con il 45% di raccolta differenziata da raggiungere entro il 31.12.2008, da smaltire resterebbero solo 258.066 tonnelate all' anno, con il 65% entro il 31.12.2012, da smaltire resterebbero solo 164.224 tonnelate all' anno.
Ma nel bando di gara per l’affidamento in concessione della progettazione, realizzazione e gestione dell’impianto di termodistruzione dei rifiuti solidi urbani da realizzare a Salerno (RSU e RSA) si parla di potenzialità non inferiori alla totalità dei quantitativi di rifiuti prodotti nella Provincia di Salerno (450.000-500.000 T/A).
Quindi in sostanza si vuole prevedere di incenerire l’intera produzione di rifiuti pregiudicando completamenti il contributo positivo che la raccolta differenziata può dare.
L’oltre 80% dei rifiuti campani è costituito da materiale riciclabile: è il risultato dell’analisi merceologica dei rifiuti condotta dagli stessi tecnici del Commissariato di Governo delegato al superamento dell’emergenza rifiuti in Campania.
lunedì 23 giugno 2008
Essere e Fare il sociologo
domenica 8 giugno 2008
L'Italia che ha...
domenica 1 giugno 2008
La Fiera delle verità
http://video.google.it/videoplay?docid=4684006660448941414&hl=it
Un ambiente di menti con la voglia smisurata di imparare e di capire ma soprattutto di cambiare le sorti terribili del mondo. Costruire una società dell'uomo e smascherare le strategie dei potenti che nel corso della storia si ripetono sistematicamente.
venerdì 30 maggio 2008
Libertà al Tibet
domenica 25 maggio 2008
Gomorra
Dopo il romanzo di Roberto Saviano, Matteo Garrone prova a riprodurre la realtà delle Vele di Secondigliano e la vita a Casal di Principe, entrambe sotto il dominio camorristico. Meno coinvolgente e provocatorio del romanzo, il film, con una narrazione tutt’altro che lineare, si ferma all’osservazione e alla conoscenza del sistema camorristico. Il punto di vista resta quello esterno, da parte di chi guarda le cose da una zona libera, pulita, senza esserne coinvolto davvero. Il romanzo, diversamente, è coraggioso. E’ temerario e pronto ad alzare la testa e guardare in faccia Francesco Schiavone o Salvatore Giuliano.
Il film non lascia una soluzione, perché non c’è. E’ un messaggio di completa impotenza nei confronti de ‘o sistema. Si parla di una criminalità internazionale presente e difficile da cambiare. Non esiste diagnosi di recupero. Non è ancora stato inventato un vaccino sicuro per queste terre campane. In questo barlume di impotenza, forse restano solo due le immagini che restituiscono una speranza per un cambiamento possibile. Il sopraffino sarto Pasquale che smette di mettere la sua arte al servizio del lavoro nero finanziato dai clan e destinato all´alta moda mondiale del "made in Italy". E il neolaureato Roberto che si ribella al datore di lavoro, che tratta rifiuti tossici per conto di rispettabilissimi interlocutori del nord Italia.
Aldilà dello spettacolo cinematografico, le immagini del traffico di rifiuti tossici da seppellire nelle cave abusive del napoletano, i depositi di armi nascosti insieme alle bufale del casertano, gli adolescenti che imparano a diventare uomini alla scuola delle armi e aspirano ad essere affiliati ai clan per avere la moto e i vestiti buoni, le donne-imprenditrici che gestiscono i soldi…chiamano ad un attento esame di coscienza.
‘O sistema è un’ azienda che produce potere e ricchezza, violenza e controllo capillare, i quali costituiscono l’architettura di questo enorme fenomeno dove lecito e illecito non hanno confine, dove principi giuridici, leggi, stato di diritto non esistono.Gli stessi imprenditori che operano nella “legalità” hanno bisogno di manodopera a costo quasi zero procurata dal ‘O sistema e non potrebbero perciò vivere senza di esso. L’illegale sta alla base di ciò che appare legale.
venerdì 23 maggio 2008
23 Maggio 1992
Parlamento Pulito?!
Ogni anno la Corte dei conti segnala la presenza, nelle amministrazioni dei vari ministeri, di centinaia di condannati (non solo per reati contro la Pubblica amministrazione, ma anche per violenza sessuale e per pedofilia) e non c’è verso di mandarli a casa. Idem per il Parlamento: chi corrompe i giudici o aiuta la mafia o incassa tangenti a tutto spiano e poi (ma anche prima) ha l’accortezza di rifugiarsi in una delle due Camere, diventa intoccabile. La legge proibisce ai condannati a pene complessivamente superiori a 2 anni per delitti contro la Pubblica amministrazione di candidarsi nei consigli comunali, provinciali e regionali; e prevede la sospensione degli eletti nei tre enti locali in caso di condanna al primo grado, e la loro decadenza in caso di condanna passata in giudicato. La regola, però, non vale per i parlamentari, per i ministri, per i presidenti del Consiglio. Una strana dimenticanza che ha una sola spiegazione: le leggi non le fanno i consigli comunali, provinciali e regionali. Le fa il Parlamento. Così i condannati che non possono più metter piede negli enti locali trasmigrano alla Camera, al Senato, al Governo e all’Europarlamento. Lì si può tutto. Non si butta via niente.
Dove sono i pregiudicati:
Camera: 49 Senato: 26 Parlamento europeo: 7
Categorie penali
Assolti per legge 1
L’hit parade dei partiti
Forza Italia 29 Alleanza nazionale 14 Udc 10 Lega Nord 8 Movimento per l'autonomia 1 Dc 1 Psi 1 Gruppo misto 1
La classifica dei reati
VENTICINQUE PARLAMENTARI ITALIANI CHE HANNO SUBITO UNA CONDANNA DEFINITIVA:
1. Berruti Massimo Maria (FI): favoreggiamento. 2. Biondi Alfredo (FI): evasione fiscale (reato poi depenalizzato). 3. Bonsignore Vito (Udc): corruzione. 4. Borghezio Mario (Lega Nord): incendio aggravato. 5. Bossi Umberto (Lega Nord): finanziamento illecito e istigazione a delinquere. 6. Cantoni Giampiero (FI): corruzione e bancarotta. 7. Carra Enzo (Margherita): falsa testimonianza. 8. De Angelis Marcello (An): banda armata e associazione sovversiva. 9. D’Elia Sergio (Rosa nel pugno): banda armata e concorso in omicidio. 10. Dell’Utri Marcello (FI): false fatture, falso in bilancio e frode fiscale. 11. Del Pennino Antonio (FI): finanziamento illecito. 12. De Michelis Gianni (Psi): corruzione e finanziamento illecito. 13. Farina Daniele (Prc): fabbricazione, detenzione e porto abusivo di ordigni esplosivi, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e inosservanza degli ordini dell’autorità. 14. Jannuzzi Lino (FI): diffamazione aggravata. 15. La Malfa Giorgio (FI): finanziamento illecito. 16. Maroni Roberto (Lega Nord): resistenza a pubblico ufficiale. 17. Mauro Giovanni (FI): diffamazione aggravata. 18. Nania Domenico (An): lesioni volontarie personali. 19. Patriciello Aldo (Udc): finanziamento illecito. 20. Pomicino Paolo Cirino (Dc): corruzione e finanziamento illecito. 21. Previti Cesare (FI): corruzione giudiziaria. 22. Sterpa Egidio (FI): finanziamento illecito. 23. Tomassini Antonio (FI): falso in atto pubblico. 24. Visco Vincenzo (Ds): abuso edilizio. 25. Vito Alfredo (FI): corruzione.
giovedì 22 maggio 2008
L'Italia che (non) ci rappresenta
Sottosegretari di Stato alla Presidenza del Consiglio: Gianni Letta Paolo Bonaiuti (Editoria) Gianfranco Miccichè (CIPE) Carlo Giovanardi (Famiglia, Droga, Servizio civile) Michela Vittoria Brambilla (Turismo) Aldo Bran cher (Federalismo) Rocco Crimi (Sport) Maurizio Balocchi (Semplificazione normativa)
1.Affari Esteri Franco Frattini Sottosegretari: Stefania Gabriella Anastasia Craxi, Alfredo Mantica, Enzo Scotti
Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto
Attuazione del Programma Gianfranco Rotondi
Pubblica amministrazione e l'Innovazione Renato Brunetta
Pari opportunità Mara Carfagna
Politiche Comunitarie Andrea Ronchi
Rapporti con il Parlamento Elio Vito
Riforme per il Federalismo Umberto Bossi
Politiche per i Giovani Giorgia Meloni
Semplificazione Normativa Roberto Calderoli
sabato 17 maggio 2008
La Terra dei Rifiuti
giovedì 1 maggio 2008
lavORO
Oggi, nel Giorno del Lavoro, mi viene in mente Marx. Nel 1861 scriveva:"il lavoro è un processo che si svolge fra l'uomo e la natura, nel quale l'uomo, per mezzo della propria azione, media, regola e controlla il ricambio organico fra se stesso e la natura: contrappone se stesso, quale una fra le potenze della natura, alla materialità della natura. Egli mette in moto le forze naturali appartenenti alla sua corporeità, braccia e gambe, mani e testa, per appropriarsi dei materiali della natura in forma usabile per la propria vita.". Ripenso al contributo che egli ha dato sul significato di questo concetto che in tanti oggi storpiano, semplificano, trasformano, ne fanno strumento elettorale. Oggi, questa parola, LAVORO, sembra divenuta urgente e temuta insieme. Perchè non è possibile morire per il lavoro:"Il lavoro non è una condanna per l’uomo, ma il lavoro è l’uomo stesso nel suo modo specifico di farsi uomo. Il lavoro è l’unica manifestazione della libertà umana, ovvero della capacità di formare la propria esistenza specifica."
lunedì 28 aprile 2008
rESISTEnza
Nel giorno della Resistenza, il secondo appuntamento del V Day, quest'anno, in tutte le grandi piazze d'Italia, si raccoglieranno le firme per la libertà d'informazione, per uscire dal profondo baratro della disinformazione. Tanti i giovani (come me) presenti in Piazza Verdi a Bologna per seguire in diretta da Torino l'incontro con Beppe Grillo. Si è firmato per Abolizione dei finanziamenti pubblici all'editoria, Abolizione dell'ordine dei giornalisti, Abolizione della legge Gasparri. Il finanziamento pubblico ai giornali costa al cittadino italiano quasi un miliardo di euro all'anno. L'editoria, può quindi, a pieno titolo essere definita editoria di Stato. Ci sono buoni e anche ottimi giornalisti, quelli che scrivono rischiando la pelle, quelli emarginati, quelli sotto pagati. Il 25 aprile non è contro di loro, ma contro l'ingerenza della politica nell'informazione. Il lettore non conta nulla per l'editore di un giornale, contano di più i finanziamenti pubblici (partiti), la pubblicità (Confindustria, ABI, Confcommercio) e i gadget (dvd, fumetti, eccetera). Beppe Lopez ha scritto un libro: "La Casta dei giornali", un viaggio nella disinformazione.
Mussolini creò nel 1925, unico al mondo, un albo nel quale si dovevano iscrivere i giornalisti. L'albo era controllato dal Governo e messo sotto la tutela del ministro della Giustizia, il Mastella dell'epoca. Nel 1963 l'albo divenne, con una nuova legge, ordine professionale dei giornalisti con regole, pensione, organismi di controllo, requisiti di ammissione. Una corporazione con dei saldi principi. Infatti nella legge 69/1963 è scritto che: "è diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d'informazione e di critica, mentre è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede". Einaudi scrisse: "L'albo obbligatorio è immorale, perché tende a porre un limite a quel che limiti non ha e non deve avere, alla libera espressione del pensiero. Ammettere il principio dell'albo obbligatorio sarebbe un risuscitare i peggiori istituti delle caste e delle corporazioni chiuse, prone ai voleri dei tiranni e nemiche acerrime dei giovani, dei ribelli, dei non-conformisti". Berlinguer aggiunse: "Io sono contrario al requisito di qualsiasi titolo di studio per la professione di giornalista, perché considero questo come una discriminazione assurda, una discriminazione di classe, contraria alla libertà di stampa e alla libera espressione delle proprie opinioni". L'informazione è libera e l'ordine dei giornalisti limita la libertà di informazione. Chiunque deve poter scrivere senza vincoli se non quelli previsti dalla legge. I giornalisti liberi straccino la tessera, non ne hanno bisogno, il loro unico punto di riferimento è il lettore. La Corte europea di giustizia ha condannato il regime italiano di assegnazione delle frequenze radiotelevisive. La Corte ha dato ragione a Europa 7, le cui frequenze sono occupate dalla rete di propaganda di Arcore, detta anche Rete 4. La Corte ha evidenziato che il regime di assegnazione delle frequenze nel nostro Paese:- non rispetta il principio della libera prestazione dei servizi- non ha criteri di selezione obiettivi – trasparenti – non discriminatori – proporzionati (poi ha finito gli aggettivi). La sentenza europea segue quelle a favore di Europa 7 della Corte costituzionale, del Consiglio di Stato e dell’Avvocato generale della Corte di Giustizia europea del 12 settembre 2007 (che ha bocciato la legge Gasparri). Le frequenze radiotelevisive sono in concessione, significa che sono di proprietà dello Stato, che può decidere, liberamente, a chi assegnarle. Le frequenze sono quindi dei cittadini, di nostra proprietà. Le leggi che hanno regolamentato il sistema radiotelevisivo, dalla Mammì alla Gasparri, hanno creato un mostro: il Testo Unico. Cambiarlo solo in parte è inutile, va eliminato per poter definire, da zero, nuove regole che garantiscano una vera informazione.
sabato 19 aprile 2008
Lentamente muore
Ha vinto l'Italia delle promesse mantenute a parole, ma mai nei fatti.
Ha vinto l'Italia del bonus bebè, del bonus famiglia, del bonus auto, ma non quella che è orgogliosa di pagare le tasse.
Ha vinto l 'Italia di Dell'Utri, di Previti, di Mangano, di Cuffaro, degli eroi del mondo d'oggi, ma non di quello partigiano di ieri.
Ha vinto l'Italia del revisionismo, del fascismo reintegrato.
Ha vinto l'Italia conservatrice, quella che crede che la diversità sia un difetto.
Ha vinto l'Italia che carica il fucile di Bossi.
Ha vinto l'Italia che non paga le tasse, che odia Prodi perché le ha tolto dei soldi, nonostante abbia risanato il debito pubblico.
Ha vinto l'Italia che si lascia abbindolare dai sogni e dalle illusioni di un settantenne.
Ha vinto l'Italia degli ignoranti, di quelli che ascoltano gli amici per votare.
Ha vinto l'Italia delle false femministe, quelle che votano destra perché hanno paura degli sconosciuti.
Ha vinto l'Italia che ha paura dell'altro.
Ha vinto l'Italia che non sa voltare pagina, che guarda sempre indietro, che non vuole rischiare.
Ha vinto l'Italia dei 100, nei quali io non mi riconosco più.
Ha vinto l'Italia degli ipocriti cristiani, quelli che difendono la famiglia, e scappano con la prostituta alla prima occasione.
Ha vinto l'Italia dell'illegalità, della mafia, quella che siederà in parlamento.
Ha vinto l'Italia del poliziotto di quartiere, che ha paura di uscire.
Ha vinto l'Italia degli interessi di parte, del partito che difende il popolo e la patria stuprando le altre culture.
Ha vinto l'Italia di quelli che non si mettono in gioco, che non aprono la propria mente, e che vedono solo bianco o nero.
Ha vinto l'Italia che ha ucciso Enzo Biagi.
Ha vinto l'Italia delle dittature, quella che non tollera la verità in televisione, quella che odia essere attaccata nelle proprie debolezze.
Ha vinto l'Italia della Chiesa, di Ruini, di Bagnasco, che straccia ogni cosa che guarda al futuro.
Ha vinto l'Italia che odia le intercettazioni, quelle che fan male, che mettono a nudo le nefandezze dei criminali.
Ha vinto l'Italia che crede che la magistratura sia rossa, che Berlusconi sia innocente.
Ha vinto l'Italia che considera Berlusconi un politico come tutti gli altri.
Ha vinto l'Italia che ha perso il senso civico e democratico.
Lentamente muore l'Italia, gli italiani che non sanno più guardare dentro loro stessi. Lentamente muore chi vota tanto per votare, chi non fa domande su chi li rappresenta, chi crede che la forza risolvi tutto, chi ha paura di rivoluzionare la società. Lentamente muore chi rifiuta il dialogo, chi manda a casa a colpi di fucile l'albanese di turno. Lentamente muore chi non ragiona con la propria testa.
Avrà pur vinto l'Italia, ma oggi mi vergogno di appartenere a questo paese.
lunedì 14 aprile 2008
Pressione fiscale?!
E’ semplicemente la proporzione di tutte le entrate che il governo incassa dalle tasse rispetto alla ricchezza prodotta nel nostro paese (PIL).
Infatti la pressione fiscale aumenta sia quando un governo fa pagare piu’ tasse, sia quando le tasse le pagano piu’ persone!!
Cioe’ la pressione fiscale aumenta quando chi prima non pagava (evadendo) ora inizia a farlo!
venerdì 11 aprile 2008
I giovani parlano alla politica
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà. ... la mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come una poesia, il comunismo come il paradiso terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto una educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche... lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima… prima…prima… era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano, ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente.
Qualcuno era comunista perché la borghesia, il proletariato, la lotta di classe...
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava solo RAI TRE.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il materialismo dialettico per il Vangelo secondo Lenin.
Qualcuno era comunista perché era convinto di avere dietro di sé la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c’era il grande partito comunista.
Qualcuno era comunista malgrado ci fosse il grande partito comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo avuto il peggior partito socialista d’Europa.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi, solo in Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi democristiani incapaci e mafiosi.
Qualcuno era comunista perché Piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica eccetera, eccetera, eccetera...
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista, e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo. Perché sentiva la necessità di una morale diversa. Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno; era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Sì, qualcuno era comunista perché, con accanto questo slancio, ognuno era come... più di sé stesso. Era come... due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No. Niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare... come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due. Da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana
e dall’altra il gabbiano senza più neanche l’intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.