Proprio qualche giorno fa, il Senato ha lanciato la Settimana per il futuro (o il futuro in una settimana?). Anche l'Università di Bologna ha reagito a questa proposta, incontrando il professore di Scienza Politica e Politica comparata Salvatore Vassallo, che attualmente ha un ruolo in Parlamento con il Pd. L'incontro è stato ricco di contributi, soprattutto da parte di molti assegnisti di ricerca e ricercatori provenienti da ogni facoltà dell'Università, da ingegnieria a medicina, da sociologia a matematica e fisica. Tutti insieme: studenti, ricercatori, professori associati e profesori ordinari, hanno cercato di capire, discutere e avanzare proposte riguardo l'attuale riforma. Approvata a giugno di quest'anno, questa riforma (a costo zero per il governo) è entrata in vigore ad agosto, a settembre è iniziata la discussione degli emendamenti che verrebbero approvati tra questa settimana e la prossima, prima dell'approvazione finale che avverrà a metà ottobre. L'iter si ridurrebbe a circa due settimane. Ma come si può decidere il futuro dell'Università e della Ricerca nel giro di pochi giorni?
L'Università e la Ricerca, con l'abolizione dell'Ici, ha perso 1,4 miliardi di euro. E le conseguenze si sono sentite e si avvertono tuttora. Non si parla mai dell'edilizia scolastica e universitaria che ha subito tanto le conseguenze di questa perdita. I problemi che sta causando questa riforma sono molto specifici, relativi ai singoli atenei, i quali rischiano di perdere quell'autonomia conquistata nell'arco di 15/20 anni. La discussione si è evoluta anche verso il ruolo specifico del ricercatore, il quale rischia di essere una figura frustrata e sempre più precaria (anche per 10/15 anni) nell'ambiente universitario. Inoltre, si è parlato ancora dell'iter da seguire per diventare professore associato e poi ordinario, il metodo della valutazione del docente universitario, come gestire una platea di studenti sempre più numerosa.
Le reazioni sono state forti. Le domande numerose. Risposte poche. Speranze tante.