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domenica 13 dicembre 2009

Embrace diversity

"Embrace diversity, and discrimination", è stato lo slogal di quest'anno per la celebrazione della Giornata Internazionale dei diritti umani. Lotta alle discriminazioni, l'obiettivo di quest'anno. Forse. Almeno a parole. Almeno si spera. La discriminazione si presenta ogni volta con faccie diverse. Ma colpisce sempre gli stessi soggetti: quelli più deboli. Quelli diversi. Quelli continuamente emarginati, giudicati e sfruttati. Insieme a questa Giornata, si celebra anche il 61°esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. In queste giornate, definite ufficialmente importanti, tutto il mondo si ferma a riflettere sulla situazione dei diritti umani. Forse non proprio tutto. Perchè si può fermare a riflettere solo chi ha la forza, il tempo e l'energia per farlo. Allora l'invito alla riflessione e all'azione per fronteggiare l'attuale crisi dei diritti umani è rivolto a noi. Noi che navighiamo su internet, che leggiamo, che cerchiamo d'informarci, che ci fermiamo a pensare, che sorridiamo. Noi che speriamo, anche per coloro che non ci riescono più.

domenica 29 novembre 2009

Por la vida loca

Maras è il nome delle terribili formiche marabundas che mangiano tutto ciò che incontrano lungo il loro percorso. Maras è anche il nome di gruppi di giovani gangsters tatuati lungo tutto il corpo, i quali lavorano per i cartelli della droga in America Centrale, in Messico, fino agli Stati Uniti e a Los Angeles. Colui che, per la prima volta, ha sottoposto l'occhio internazionale alla visione di questo fenomeno è stato assassinato il 2 settembre di quest'anno. Christian Poveda. E il suo documentario "La vida loca". Christian aveva ripreso la Mara Salvatucha, questa gang di giovani e giovanissimi utilizzata dai narcos messicani per distribuire cocaina in ogni parte dell'America e dell'Europa. La giovane banda è cresciuta diventando molto potente. Poveda, incuriosito e interessato, si è fatto autorizzare per riprendere i loro riti di affiliazione, i tatuaggi sul viso, divenendo addirittura un loro amico.
"Perchè entrare a far parte di questa band?"
"Por la vida loca", era la risposta di questi giovani, i quali rappresentano il fallimento di una politica da anni irrispettosa e che non offre una speranza di vita migliore.
Poveda realizza questo documentario, il quale inizia immediatamente a circolare superando la soglia minima di attenzione. L'interesse da parte della Cnn, della Bbc, della stampa iberica, diventa forte. E lui viene ritenuto colpevole della troppa luce, nonostante fosse stato autorizzato dalla stessa banda. Quando questa vicenda diventa troppo nota, Christian Poveda viene ammazzato. Chi lo ha fatto voleva cercare di fermare tutti gli altri occhi sulla mara salvatrucha. Ma ha decisamente fallito. Uscirà presto anche in Italia.
Christian Poveda è stato anche un grande fotografo. Qui trovate alcuni tra i suoi capolavori:

martedì 24 novembre 2009

Maledetti voi ricchi

Segnalo a tutti la lettera di padre Alex Zanotelli pubblicata dopo che il senato, il 4 novembre, ha sancito la privatizzazione dell'acqua:
"Non posso usare altra espressione per coloro che hanno votato per la privatizzazione dell’acqua , che quella usata da Gesù nel Vangelo di Luca, nei confronti dei ricchi :” Maledetti voi ricchi….!” Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell’acqua. Noi continueremo a gridare che l’acqua è vita, l’acqua è sacra, l’acqua è diritto fondamentale umano. E’ la più clamorosa sconfitta della politica. E’ la stravittoria dei potentati economico-finanziari, delle lobby internazionali. E’ la vittoria della politica delle privatizzazioni, degli affari, del business. A farne le spese è ‘sorella acqua’, oggi il bene più prezioso dell’umanità, che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici, sia per l’aumento demografico. Quella della privatizzazione dell’acqua è una scelta che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese(bollette del 30-40% in più), ma soprattutto dagli impoveriti del mondo. Se oggi 50 milioni all’anno muoiono per fame e malattie connesse, domani 100 milioni moriranno di sete. Chi dei tre miliardi che vivono oggi con meno di due dollari al giorno, potrà pagarsi l’acqua?
Noi siamo per la vita, per l’acqua che è fonte di vita. E siamo sicuri che la loro è solo una vittoria di Pirro. Per questo chiediamo a tutti di trasformare questa ‘sconfitta’ in un rinnovato impegno per l’acqua, per la vita, per la democrazia. Siamo sicuri che questo voto parlamentare sarà un “boomerang” per chi l’ha votato. Il nostro è un appello prima di tutto ai cittadini, a ogni uomo e donna di buona volontà. Dobbiamo ripartire dal basso, dalla gente comune, dai Comuni. Per questo chiediamo: AI CITTADINI di protestare contro il decreto Ronchi, inviando email ai propri parlamentari; creare gruppi in difesa dell’acqua localmente come a livello regionale; costituirsi in cooperative per la gestione della propria acqua. AI COMUNI di indire consigli comunali monotematici in difesa dell’acqua; dichiarare l’acqua bene comune, privo di rilevanza economica; fare la scelta dell’azienda pubblica speciale. LA NUOVA LEGGE NON IMPEDISCE CHE I COMUNI SCELGANO LA VIA DEL TOTALMENTE PUBBLICO, DELL’AZIENDA SPECIALE, DELLE COSIDETTE MUNICIPALIZZATE. AGLI ATO, ai 64 ATO (Ambiti territoriali ottimali), oggi affidati a Spa a totale capitale pubblico, di trasformarsi in Aziende Speciali, gestite con la partecipazione dei cittadini. ALLE REGIONI di impugnare la costituzionalità della nuova legge come ha fatto la Regione Puglia; varare leggi regionali sulla gestione pubblica dell’acqua. AI SINDACATI di pronunciarsi sulla privatizzazione dell’acqua; mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la mercificazione dell’acqua. AI VESCOVI ITALIANI di proclamare l’acqua un diritto fondamentale umano sulla scia della recente enciclica di Benedetto XVI, dove si parla dell’”accesso all’acqua come diritto universale di tutti gli esseri umani, senza distinzioni o discriminazioni”(27); protestare come CEI (Conferenza Episcopale Italiana) contro il decreto Ronchi. ALLE COMUNITA’ CRISTIANE di informare i propri fedeli sulla questione acqua; organizzarsi in difesa dell’acqua. AI PARTITI di esprimere a chiare lettere la propria posizione sulla gestione dell’ acqua; farsi promotori di una discussione parlamentare sulla Legge di iniziativa popolare contro la privatizzazione dell’acqua, firmata da oltre 400.000 cittadini.
L’acqua è l’oro blu del XXI secolo. Insieme all’aria, l’acqua è il bene più prezioso dell’umanità. Vogliamo gridare oggi più che mai quello che abbiamo urlato in tante piazze e teatri di questo paese: “L’aria e l’acqua sono in assoluto i beni fondamentali ed indispensabili per la vita di tutti gli esseri viventi e ne diventano fin dalla nascita diritti naturali intoccabili -sono parole dell’arcivescovo emerito di Messina, G. Marra. L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne illecito profitto,e pertanto si chiede che rimanga gestita esclusivamente dai Comuni organizzati in società pubbliche, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione al costo più basso possibile.”

lunedì 16 novembre 2009

L'Europa con l'Africa,o l'Africa con l'Europa?

Cervelli, idee e anime si sono incontrate ad Ancona per discutere di Europa e Africa. Noi europei abbiamo incontrato gli africani. Quelli provenienti da ciascuno stato dell'Africa. Quelli della società civile, dei movimenti per i lavoratori e delle donne. Le protagoniste sono state sopratutto loro, le donne che portano sulle spalle l'Africa. che resistono, che hanno la forza e la voglia di cambiare. Gli interventi sono stati tanti e molto propositivi. L'Africa ci ha aiutato a capire dove e come l'Europa sta sbagliando. Innanzitutto è arrivato il momento per l'Europa di smetterla di dire cos'è l'Africa e chi sono gli africani. Sono loro che devono e vogliono farlo. Sono stanchi di non essere ascoltati e di chi prende le decisioni al loro posto. L'Europa ha bisogno d'interrogarsi su molte questioni. Poi c'è la triste problematica degli aiuti umanitari. Le politiche europee hanno impedito ai contadini africani di coltivare la propria terra per sfamarsi. Gli aiuti allo sviluppo possono diventare davvero pericolosi. Una soluzione potrebbe essere il microcredito alle donne, per aiutarle a realizzare piccole imprese. L'Africa vuole e ha bisogno di nutrirsi da sola. C'è, inoltre, un forte rivendicazione della differenza. Come Mamadou Cissoko, rappresentante dei contadini dell'Africa occidentale, ha sottolineato:"Non possiamo negare l'evidenza: io sono un nero e voi bianchi occidentali, ma questo non è un fatto grave. E' l'aiuto reciproco che risolverà molte questioni, non i soldi". Inviare soldi o aiuti umanitari all'Africa senza cambiare lo stile di vita occidentale non porterà ad alcun risultato positivo. L'aiuto crea dipendenza e soprattutto non giova alla popolazione locale. Il meeting ha toccato anche il problema dell'immigrazione partendo dal fatto che non è possibile un "salviamoli là e scacciamoli qua", come ricordava Eugenio Melandri, coordinatore di Chiama l'Africa. Gli africani che abitano accanto a noi, in Italia, hanno voglia di partecipare, di dire le loro idee e fare le loro proposte. Perchè vivono qui, lavorano, contribuiscono alla ricchezza del nostro paese. Forse è l'Africa che può venire in soccorso all'Europa, farle aprire gli occhi e le orecchie su qualcosa che ancora non riesce a vedere nè a sentire.

venerdì 6 novembre 2009

S.olidA.le BO.logna

In questi giorni a Bologna, circa 30 lavoratori della SA.BO, un'azienda che da 23 anni stampa il quotidiano La Repubblica, stanno manifestando perchè dal 1 gennaio 2010 perderano il posto di lavoro. Il centro stampa di Bologna pare avere problemi di organizzazione, di diminuzione delle copie stampate e di contrazione della raccolta pubblicitaria, secondo il Gruppo Editoriale che dirige. Ma, tutto questo è il risultato delle leggi che regolano il sistema editoriale e dell'informazione, che hanno spostato ingenti risorse della raccolta pubblicitaria dalla carta stampata alla televisione, in presenza di un evidente conflitto d'interessi in cui da tempo si trova il nostro Presidente del Consiglio. Chiudere lo stabilimento di Bologna è un errore. Ha un valore simbolico: dramma economico e sociale che investirebbe lavoratori e famiglie. Ha un valore strategico: per la collocazione geografica della città di Bologna.
In nome di lavoratori che da anni si dedicano con professionalità alla stampa del quotidiano in nome di un'informazione libera e democratica di cui tutti noi abbiamo bisogno, mi sento di suggerirvi la diffusione di questa notizia. Non solo a Bologna o in Emilia Romagna, ma in ogni parte del paese. Grazie

mercoledì 4 novembre 2009

Manifesto per un mondo liberato dalle mafie

Noi sottoscritti cittadini e cittadine, uomini e donne di ogni età, ci assumiamo la responsabilità di:
-Affermare nella nostra vita quotidiana i valori della pace, della solidarietà, dei diritti umani, della legalità democratica e della convivenza civile, contro ogni forma di violenza, d’illegalità, di negazione della dignità della persona;
-Promuovere e partecipare a tutte le iniziative, i progetti, le attività necessarie per liberare il mondo dalle mafie;
-Fare vivere la memoria delle vittime di mafia come testimonianza di un mondo giusto, consapevole, coraggioso e responsabile.
Ci impegniamo a:
-Costruire una larga alleanza globale e di solidarietà internazionale contro le mafie;
-Costituire una commissione indipendente, formata da organizzazioni della società civile, che valuti le leggi italiane alla luce della dichiarazione universale dei diritti umani;
-Difendere, in ogni sede, il diritto all’informazione garantito dall’articolo 21 della nostra costituzione, rafforzando le reti e le esperienze locali, diffondendo il libero acceso alle fonti e sostenendo, anche legalmente, il lavoro dei giornalisti più impegnati ed esposti;
-Difendere, in ogni sede, il valore assoluto dell’indipendenza della magistratura, autentico patrimonio della nostra democrazia e premessa indispensabile per ogni prospettiva di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e di giustizia per tutti;
-Promuovere di fronte all’inerzia delle istituzioni una proposta di legge d’iniziativa popolare per l’introduzione nel codice penale dei delitti contro l’ambiente;
-Sostenere le cooperative e le associazioni impegnate nel riutilizzo sociale dei beni confiscati affinché le loro esperienze, a partire dal Mezzogiorno d’Italia, diventino il motore di una nuova economia della solidarietà;
-Promuovere, in tutti gli enti e le amministrazioni locali, strumenti legislativi e amministrativi che garantiscano la massima trasparenza negli appalti e nella gestione dei servizi pubblici;
-Affermare la centralità della scuola, dell’università e delle altre agenzie formative, nella definizione di nuove politiche sociali e di interventi legislativi rispetto a temi fondamentali come la lotta alla criminalità organizzata, l’immigrazione, i diritti umani, il lavoro;
-Diffondere un sapere di cittadinanza che valorizzi i giovani come protagonisti di un processo di educazione permanente alla legalità, alla partecipazione e alla responsabilità;
-Garantire uno spazio di confronto tra personalità della letteratura, dello spettacolo e dell’arte che attraverso la musica, il cinema, il teatro, la scrittura, la fiction televisiva, lavorino per una produzione di qualità, una corretta conoscenza dei fenomeni mafiosi e la diffusione di un’autentica cultura della legalità democratica;
Proponiamo al governo italiano, al Parlamento, alle forze politiche, alle istituzioni europee e sovranazionali di:
-Costruire effettive ed efficaci strategie di contrasto, politiche e normative, alla criminalità transnazionale;
-Costituire in Italia, secondo quanto previsto dalle nazioni unite, la commissione nazionale dei diritti umani, per garantirne il pieno ed effettivo rispetto, a partire da quelli dei migranti;
-Estendere a livello europeo la normativa che prevede l’utilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie;
-Recepire la direttiva europea che prevede l’estensione del reato di corruzione anche a rapporti tra privati;
-Istituire un’authority indipendente contro la corruzione, dotata di poteri ispettivi e di controllo; garantire l’effettiva applicazione della legge che prevede l’obbligo di denuncia da parte di chi è vittima del racket;
-Abolire tutte le discriminazioni a danno dei familiari di vittime innocenti;
-Armonizzare le norme esistenti e garantire un effettivo riconoscimento, in sede civile, del danno biologico, di relazione e morale;
-Rendere effettivi e tempestivi i benefici previsti per i testimoni di giustizia, che devono essere considerati un modello civile e una risorsa per il Paese;
-Istituire la figura, specifica e professionalizzata, del tutor quale unico punto di riferimento del testimone;
-Assicurare nei palinsesti della Rai adeguati spazi d’informazione e approfondimento sui grandi problemi sociali del paese, nel rispetto di quanto previsto dal contratto di servizio pubblico.
Ribadiamo l’urgenza di:
-Definire e approvare in tempi rapidi un testo unico della legislazione antimafia, capace di superare le attuali disfunzioni e garantire una più efficace azione di contrasto da parte delle forze dell’ordine e della magistratura;
-Istituire un’agenzia nazionale per la gestione dei beni sottratti alle mafie, in modo da assicurare rapidità e trasparenza nell’assegnazione delle ricchezze restituite alla collettività;
-Colpire i legami tra mafia e politica attraverso la revisione del Reato di voto di scambio e della normativa sui comuni sciolti per Mafia;
-Adottare un codice etico che impedisca la presenza nelle istituzioni di persone condannate o rinviate a giudizio per gravi reati;
-Rafforzare l’azione di contrasto alle ecomafie ed ai traffici illegali di rifiuti;
-Rendere concreto e quotidiano il contrasto all’abusivismo edilizio, eliminando il ricorso ai condoni e sostenendo le attività di demolizione del cemento illegale;
-Riconoscere alle persone oggetto della tratta di esseri umani la condizione di vittime, rafforzare la rete di sostegno sociale eIstituzionale agli uomini e alle donne che denunciano i loro sfruttatori;
-Combattere il lavoro nero e il caporalato, che vedono spesso lariduzione in schiavitù di un numero crescente di migranti, attraverso l’affermazione dei loro diritti di cittadinanza;
-Promuovere una nuova legge antidroga che abbia come centralità la tutela della salute delle persone e la riduzione della domanda;
-Riscrivere la legge anti-doping, rafforzando gli strumenti di lotta al traffico di sostanze dopanti, estendendo la tutela a tutti i cittadini e promuovendo, a partire dai giovani, i valori di uno sport ispirato principi di lealtà e rispetto delle regole;
-Istituire un’authority indipendente per contrastare il fenomeno del riciclaggio di capitali di provenienza illecita;
-Colpire i traffici internazionali di armi, le “zone grigie” e i paradisi fiscali in cui avvengono le triangolazioni, introducendo in particolare il reato di intermediazione;
-Dedicare, con un provvedimento legislativo, la giornata del 21Marzo di ogni anno alla memoria di tutte le vittime di mafia.
Roma, 25 ottobre 2009

mercoledì 28 ottobre 2009

CONTROmafie


La seconda edizione di ControMafie quest’anno a Roma si è caratterizzata soprattutto per il suo aspetto internazionale, grazie alla presenza di testimonianze importanti come Maria Del Pilar Silva Garay, avvocato difensore dei diritti umani della Colombia; Xavier Plassat, frate domenicano dal Brasile della Commissione Pastorale della Terra; Alyona Obezdchikova, presidente di Youth Human Rights Movement a Voronez (Mosca); e altri rappresentanti del Messico, Serbia, Austria, Ecuador, Romania, Argentina, Francia, Inghilterra, Bulgaria e Germania.
Le mafie si stanno estendendo con una velocità incredibile in ogni continente. E’ stato necessario e importante guardare al fenomeno attraverso questa lente. Le mafie stanno attaccando un patrimonio mondiale: i diritti umani. La mentalità mafiosa, diversa da organizzazione mafiosa, sta assecondando comportamenti illegali in ogni aspetto della vita quotidiana. Rita Atria, collaboratrice di giustizia, morta suicida il 26 luglio 1992 a 17 anni, diceva: “Io che ho respirato la mafia, penso che non possiamo sconfiggerla finché non sconfiggeremo la mafia che è dentro di noi”. Tutto ciò che è mafioso e illegale, non garantisce i diritti umani. Secondo quest’ottica le mafie e i comportamenti mafiosi si potranno sconfiggere solo attraverso la promozione dei diritti umani. Questo metodo potrebbe diventare il comune denominatore nella lotta alle mafie di ciascun paese. In Colombia, le mafie si sono organizzate in modo da avere il controllo non solo economico del paese, ma anche quello statale. Le azioni illegale sono coperte tramite il ramo legislativo ed esecutivo e, per mantenere l‘ordine, ogni forma di attivismo viene soffocata. Attualmente, i difensori dei diritti umani sono considerati dallo Stato terroristi e sovversivi. E’ stato cerato ad hoc per loro un servizio di Intelligentia strategica per neutralizzare i gruppi con atteggiamento definito offensivo nei confronti dello Stato. Sono servizi segreti che portano avanti quest’obiettivo spiando tramite l’intercettazione e il pedinamento, non solo i singoli attivisti per i diritti umani, ma anche magistrati e giornalisti. Il sistema politico colombiano permette queste violazioni e, soprattutto, ne trae vantaggio. Anche in Russia è difficile capire la differenza tra l’azione del governo e quella della criminalità organizzata. Non si riesce a fare una distinzione accurata. Il diritto più violato in Russia è la difesa personale. Le persone stanno iniziando a manifestare per affermare i propri diritti, ma la polizia attacca e picchia i manifestanti. L’azione delle forze dell’ordine è gestita e organizzata tramite gruppi criminali. Le aggressioni sono anche contro i blogger, i giornalisti e tutti coloro che denunciavano questi crimini. Attualmente il governo russo sta cercando di chiudere anche skype, l’unico canale indipendente per la libertà di espressione. La motivazione è “pubblica sicurezza”. Questi sono solo degli esempi per capire ciò che sta accadendo nel mondo attualmente a causa delle attività illecite delle organizzazioni criminali. Le mafie sono cambiate, si sono evolute. Sono diventate trasversali e transnazionali. Hanno molti soldi e stanno investendo in ogni parte del mondo dove hanno le possibilità di arricchirsi. Le mafie italiane stanno mettendo in atto nuovi accordi con le altre mafie, come quella russa, albanese e nigeriana.
L’esperienza di ControMafie ha dimostrato che, se tutto il buono che c’è a questo mondo, si unisce nella lotta contro le organizzazioni criminali, è ancora possibile lavorare per l’affermazione dei diritti umani. L’istruzione e l’informazione possono aprire le porte. La rete tra persone, associazioni e tutta la società civile può cambiare davvero l’andamento delle cose.

lunedì 19 ottobre 2009

Zwahreh: il volto di una madre


Quello di Zwahreh è un villaggio di circa 2000 abitanti. Se potesse avere un volto secondo me avrebbe quello di una madre palestinese e di una vigorosa donna che ha raccontato della sua vita e di suo figlio in particolare. Suo figlio ha studiato all'universita' di Betlemme presso la facolta' di fisica, divenendo uno degli studenti piu meritevoli. Vince una borsa di studio in Italia, a Trieste e va a lavorare a Boon in Germania. Qui muore, ucciso da un gruppo di israeliani. Il suo volto non comunica semplicemente la disperazione di una madre che ha perso un figlio senza una reale motivazione, ma comunica soprattutto la forza del desiderio di pace tra i due popoli. Racconta delle sue amicizie con israeliani e ne e' fiera.
"Il nostro problema non e' la gente israeliana, ma il governo israeliano", ha affermato con forza. Sembrava quasi di sentirle vive le sue parole, nel senso che assumevano una forma di vita. Con la stessa forza e fierezza ci accompagna nella scuola dove lei e altre donne preparano il pranzo per tutti i bambini delle scuole del villaggio. Sono cibi naturali, genuini, che provengono dalla loro terra ancora fertile. Ci ha fatto assaggiare un dissetante succo di limone e menta preparato da loro, insieme a del pane con timo ed erbe selvatiche, mele appena raccolte e un piccolo dolce all'arancia. Tutto veramente squisito. E' stato un ottimo momento di condivisione non solo di un'idea ma anche di un'azione concreta.

mercoledì 14 ottobre 2009

No place like home

Proprio questa mattina mi sono soffermata sulla scritta che il nostro amico autista palestinese di Betlemme ha appesa al finestrino dell'autobus: "No place like home". Nessun luogo e' bello come quello della propria casa. E' stata proprio questa frase che mi e' tornata in mente quando siamo entrati in un insediamento di Gerusalemme Est, in cui stavano demolendo alcune case che prima appartenevano a palestinesi per costruirne di nuove per gli israeliani.
Siamo in una breve strada senza asfalto. Di fronte a noi c'e' una casa tipo villetta in costruzione. Due operai israe;iani che sono sul tetto ci fanno delle foto con I cellulari. Per costruire questa casa e' stata mandata via una famiglia: la famiglia di Nasser. Nel momento in cui sono stati cacciati, hanno iniziato a vivere li' davanti in una tenda. In quell'istante avrebbero ottenuto la status di rifugiati e forse sarebbero stati mandate in un campo profughi. Ma Nasser e la sua famiglia ha deciso di rinunciare a questo staus per continuare a vivere li', perche' quella e' la loro casa e la loro terra. Conservano ancora le chiavi e non hanno intenzione di andarsene. I giornalisti di Rai news 24 che erano con noi hanno provato a fare delle domande ai coloni israeliani riguardo alla casa di Nasser. La loro risposta e' stata: "Lasciateci I vostri numeri di telefono. Vi richiameremo noi quando decideremo di rispondere".

domenica 11 ottobre 2009

Stada 443, da Gerusalemme a Ramallah

La Stada 443 e' la strada dell'esclusione, quella che fisicamente non permette agli israeliani e ai palestinesi d'incontrarsi. A questa strada possono accedere solo gli israeliani, ai palestinesi e' proibito. L'intera strada e' costeggiata sia a destra sia a sinistra da due muri abbastanza alti. E' la strada che collega Gerusalemme a Ramallah. E' costruita su un ponto sotto il quale c'e' un villaggio palestinese, Bet Aninc. Questo villaggio e' stato completamente tagliato a meta' per realizzare questa strada. Da quando questa strada esiste, i palestinesi che devono andare a ramallah sono costretti a prendere strade secondarie piu' lunghe e meno scorrevoli. La Corte Costituzionale ha giudicato la strada 443, illegale. Quando ne fu progettata la costruzione, l'obiettivo era quello di agevolare la mobilita' a entrambi i popoli. Stiamo praticamente assistendo a qualcosa che non e' affatto accaduto. La storia di questa strada l'ha raccontata al mondo Human Rights Watch, un'organizzazione pacifista che lotta contro le violazioni dei diritti umani. Dal loro sito: www.btselen.org e' possibile osservare foto e video che hanno realizzato in questi territori, soprattutto sulla stiscia di Gaza.

Betlemme attraverso lo sguardo di Naivf

Il primo giorno di Time of responsabilities in Israele e Palestina si e' svolto a Betlemme. Al primo chek point in aeroporto non ho avuto nemmeno la possibilita' di scegliere se avere o no il timbro sul passaporto. Le guardie della sicurezza trasmettevano una tensione incredibile. Si poteva percepirla anche solo stando in fila ad aspettare il controllo.
Betlemme non mi e' sembrata una citta' molto grande, era possibile percorrerla a piedi ma l'istinti mi ha suggerito di prendere un taxi. Aveva ragione. Lui, un uomo sulla cinquantina e' stato la mia guida per tutta mattinata in giro per Betlemme. Guardare la citta' attraverso i suoi occhi e' stato incredibile, mi ha mostrato cose che forse nemmeno immaginavo. Occhi vivi e speranzosi di vedere un cambiamento tra i due popoli. Ma anche occhi sofferenti di chi ha vissuto e vive la segregazione. Il momento migliore e' stato vedere forse il piu' grande insediamento israeliano. Mi ha condotto presso una delle starde di passaggio principale fiancheggiata da un alto muro di reti di ferro intrecciati in cui circola elettricita'. I palestinesi non possono entrare ne' passarvi attraverso per raggiungere Gerusalemme. La cosa peggiore pero' e' il controllo che l'autorita' israleiana ha assunto anche sulla costruzione e demolizione delle case. I palestinesi di betlemme hanno visto portare via le loro case di proprieta' o le hanno viste demolire, insieme alle scuole. In questo contesto inizio a capire un po' ,eglio i significati di segregazione, chiusura, desiderio di pace. Assumono vita, nel senso che si concretizzano in questo luogo. Diventano visibili e chiari nella loro interezza.
PS.
Un caro saluto alle mie amiche e compagne di studio che aspettano di sapere che sto bene!

martedì 6 ottobre 2009

Il corpo delle donne

Lettura della realtà attraverso il corpo, delle donne in particolare:
http://www.ilcorpodelledonne.net/?page_id=89

Come mai tutte le donne d'Italia non scendono in piazza per protestare il modo in cui vengono rappresentate?
Che ne è dei volti delle donne? Quelli veri, senza plastiche aggiunte? Quelli pieni di bellissime rughe, capelli scomposti e occhi senza trucco?

lunedì 5 ottobre 2009

Ferrara Internazionale



Anche quest'anno Ferrara ha aperto le sue storiche mura per accogliere i giornalisti di tutto il mondo. Internazionale a Ferrara è un Festival si può dire dell'informazione. Quella che penetra nei corpi delle persone attraverso le parole, le immagini e i video di giornalisti attivi in diversi paesi del mondo, i quali raccontano quello che i loro occhi vedono. La verità. E' questa la parola giusta per esprimere la moltitudine di cose che appaiono davanti ai tuoi occhi quando hai la responsabilità d'informare. Un'aria pulita di verità si è respirata in questo weekend. A mostrarci questa marea di cose che accadono nel mondo sono stati in molti, ad esempio, Francesco Zizola per Medici senza frontiere. Mariangela Gritta Grainer, dell'associazione Ilaria Alpi. Firouzeh Khosrovani, documentarista iraniana. Roberto Saviano. Petr Lom, regista ceco, autore del documentario Letters to the President. Suad Amiry, scrittrice palestinese. David Polonsky, llustratore israeliano, art director del film Valzer con Bashir. Paul Ginsborg, storico britannico. Misha Glenny, giornalista britannico, autore di McMafia.
Tutti loro ci hanno dato la possibilità di ascolto, confronto, produzione di nuove idee.

mercoledì 30 settembre 2009

Il Siciliano

Questo pomeriggio al centro sociale Spazio I2, il movimento antimafia NoName di Bologna ha organizzato un incontro con Riccardo Orioles, il giornalista siciliano impegnato nella lotta antimafia che ha creato Casablanca, un mensile che dal 2006 ha denunciato mafie e corruzioni. Una personalità veramente bizzarra e tenera insieme, circondata da tantissimi giovani studenti con i quali si è confrontata. Presenti all'incontro anche Libero Mancuso, Antonio Cimino e la professoressa Pellegrini di Scienze giuridiche. La stanza al secondo piano di vicolo broglio, 1 del centro sociale si è immediatamente affollata di giovani: è sempre una bella sensazione quella che si prova in queste situazioni. Saggezza e insegnamento che si uniscono a speranza ed entusiasmo. Reciprocamente si aiutano e si rafforzano.
Per fare antimafia serve la quotidianità di ciascuno di noi. L'antimafia non è morire con tre colpi di pistola nel ventre. La vera lotta contro le mafie inizia dagli atteggiamenti di ogni giorno. Quando scegli di fare il biglietto per prendere l'autobus. Quando denunci un contratto di affitto senza contratto. Quando getti il volantino nel bidone della carta.
"A che serve vivere, se non c'è il coraggio di lottare?" (Giuseppe Fava)
E lotta comincia da te, da noi in questo momento.

giovedì 23 luglio 2009

Children are not born with these arms



Forse questa è una delle immagini più significative di Asaf Hanuka, un illustratore israeliano che ha dato il suo contributo alla realizzazione del film doc-animazione diretto da Ari Folman, Waltz with Bashir (Walzer con Bashir). Consiglio la consultazione del sito http://www.asafhanuka.com/

venerdì 3 luglio 2009

Questo Stato fa paura

La clandestinità è un reato. Chi oserà entrare nel nostro paese in modo illegale commetterà il reato di immigrazione clandestina. Pena ammenda da 5 a 10 mila euro. I clandestini saranno sottoposti a processo davanti un giudice ed espulsi immediatamente. Un immigrato senza permesso sarà mandato nei centri di espulsione ed identificazione (CEI) per un periodo di massimo 6 mesi. Il permesso di soggiorno costerà da 80 a 200 euro. Chiunque favorirà l'ingresso dei clandestini rischia fino a 15 anni di carcere e chi affitterà camere o appartamenti fino a 3 anni. Nasceranno del ronde per la sicurezza.
Da oggi, il pacchetto sicurezza proposto principalmente della Lega, diventerà legge di stato.
Da oggi, inizio veramente ad avere paura di questo stato e di questo paese.

mercoledì 1 luglio 2009

It-a-cà

"Sei a casa" è la traduzione di "It-a-cà" in dialetto bolognese, che ha dato il titolo alla prima edizione del Festival del turismo responsabile a Bologna, dal 26 al 28 giugno presso i Giardini Lorusso in via dello scalo,21. L'idea alla base, resa perfettamente dal detto bolognese, di tutto il festival è stata quella del viaggio oltre la vacanza, la trasgressione e lo svago, ma come sfida, rischio e desiderio di conoscenza e scoperta (fuori dalle rotte del turismo di massa) del mondo vicino e lontano da casa. Il viaggiatore responsabile parte da casa e arriva a casa, una qualsiasi casa, una qualsiasi Itaca da raggiungere, dove più della meta conta il percorso e il modo in cui ci si mette in cammino.

lunedì 22 giugno 2009

Faber in mostra

Si è chiusa domenica 21 giugno la mostra dedicata alla vita di Fabrizio De Andrè a Genova presso il Palazzo Ducale. Cinque sale. Solo cinque sale. Sale piene, interattive e ricche di frammenti di storia, vita, musica. Un percorso breve ma inaspettatamente lungo e leggero.

"Le canzoni servono a formare una coscienza. Sono una piccola goccia dove servirebbero secchi di acqua", penso che in questa frase ci sia tutto il senso e il significato della vita di Faber e, si può dire che sintetizza bene l'obiettivo della sua musica facendo da sfondo all'intera costruzione della mostra. Donne, Genova, Libertà, Morte, Gli ultimi, sono i temi principali che hanno attraversato le sue canzoni e che la mostra ha saputo bene portare alla luce. Fabrizio De Andrè non era una persona facile. Cinico, schietto e diretto. La sua reale personalità viene chiaramente fuori, non solo dalle sue canzoni, ma anche da molte sue dichiarazioni e lettere scritte durante gli anni della sua vita: "Tutto quello che vi hanno detto fin'ora è tutto falso", la sua idea riguardo ai giovani: "i giovani sono una specie inadatta per vivere in questo sistema". Un'attenzione particolare è stata data anche a tutti i personaggi su cui si soffermava: "rendere protagonisti delle mie canzoni tutti quelli che gli altri condannano" perchè, secondo Faber, "tutti siamo artisti, il problema è che non tutti hanno le possibilità per dimostrarlo".

domenica 21 giugno 2009

Apriamo Gaza

Ieri, durante la Giornata Mondiale del Rifugiato, al Palazzo dei congressi di Riccione, il mondo della cooperazione e quello dell'informazione si sono seduti attorno allo stesso tavolo per discutere e confrontarsi sulle possibili e urgenti risposte da dare al conflitto arabo-israeliano, sul quale, dopo l'attacco di gennaio, è calato un silenzio da parte sia delle istituzioni nazionali italiane sia dalle agenzie internazionali. Ma l'emergenza continua e, anzi, dopo 5 mesi, si è evoluta assumendo forme più gravi. Un milione e mezzo di persone continuano ad essere isolate. Dai valichi (Rafah e Herez) è proibito l'ingresso di ogni cosa: medici, infermieri e poi ferro, vetro, cemento, libri scolastici, medicinali (e se entrano sono scaduti). Un confronto tra diversi esperti tra i quali: Flavio Lotti, Tavola della Pace; Francesco Cavalli, assessore alla cultura e alla pace del comune di riccione; Sergio Bassoli, piattaforma delle ong per il Medioriente; Marc Innaro, inviato rai al Cairo; il gruppo di Educaid di Rimini; il coordinamento Rimini-Gaza, ha prodotto riflessioni e proposte molto diverse, forse un pò disorganizzate, ma molto specifiche, provocatorie e decisamente utili. Tavola della pace sta organizzando tutto quello che è venuto fuori in modo da poter definire meglio cosa possiamo fare in questo momento per Gaza, in vista, soprattutto del prossimo viaggio a ottobre.

giovedì 18 giugno 2009

E'morto Ralf Dahrendorf

Un pezzo importante del mondo della sociologia e dell'economia. Una formazione politica continua. Un promotore della filosofia del conflitto. Ralf Dahrendorf muore oggi all'età di ottant'anni. Alcuni elementi delle sue teorie ritengo possano essere importanti per capire alcune cose del mondo. Tra questi elementi c'è la visione che "i problemi non esistono perchè sono gli uomini a crearli, ma in un certo senso sono anche il prodotto di coloro che aspirano alla loro risoluzione.", mi sembra una visione utile (anche se molto generale) che può stimolare ogni mente a cercare sempre una soluzione, anche quando sembra non esserci, perchè probabilmente c'è sempre ma a volte è nascosta o si presenta sotto vesti inaspettate. Esponente del neoliberalismo, è convinto che la struttura sociale sia costituita da un continuo conflitto di classe tra chi ha il potere e chi è costretto a subirlo. L'intensità del conflitto dipende da vari fattori: il grado di accentramento del potere nelle mani di alcuni, la possibilità di acquisire potere da parte di coloro che ne sono esclusi, la libertà di unirsi per formare gruppi (di partito o di pressione). Quindi quella di Dahrendorf è una società in continuo mutamento, sottoposta ad un confronto e scontro costante da parte delle forze in gioco, con il dominio di alcuni gruppi su altri. A questo punto, come mai le società così formate (inclusa quella in cui viviamo) riescono a funzionare nonostante il continuo mutamento delle cose? La risposta non è semplice. Forse perchè l'elemento del mutamento esisterà sempre. Ma il dominio di alcuni su altri? Di quelli più forti che arrivano al potere mentre gli altri sono costretti a subirlo? Questa logica di potere penso sia destinata a fallire. Il mondo che abbiamo oggi di fronte ha bisogno di nuove idee per essere affrontato nel modo migliore.

martedì 16 giugno 2009

Un ricordo a Enrico Berlinguer


La città di Bologna, giovedì 11 giugno in piazza VIII agosto si è unita per ricordare la straordinaria figura di Enrico Berlinguer, a 25 anni dalla sua scomparsa. Un innovatore, un critico senza limiti, un vero politico. Un esempio per tutti, non solo per i nostri attuali rappresentanti politici. Un uomo che ha proposto un cambiamento per l'Italia, per il mondo e per la vita. Quella voglia di cambiare echeggia ancora nell'aria e nell'infinito scorrere delle cose. Tutto cambia e tutto sembra essere uguale. Le stesse ingiustizie, speranze, delusioni e sogni. Forse non ci saranno mai più persone come lui, ma chi ancora spera e vive con i suoi desideri di migliorare c'è, esiste e lotta, grazie soprattutto a questi esempi storici e di vita.

venerdì 15 maggio 2009

Incontro con Amartya Sen

Per la prima volta, dopo averlo conosciuto e stimato attraverso i suoi testi, teorie e proposte, avere di fronte ai propri occhi il premio Nobel per l'Economia (1998), Amartya Sen, è stato davvero incredibile. Un tenero uomo che si trascina lentamente dietro il peso dei problemi di questo mondo. Un volto consumato da un tempo difficile e da uno spazio planetario problematico, contornato da un sorriso pulito e vero. 76 anni di saggezza, lotta e idee incarnate in un corpo leggero e svuotato (nel senso giapponese del termine), Sen ha posto questioni importanti fortemente legate alla crisi internazionale ancora in atto. "La cooperaione globale potrebbe essere la soluzione migliore, non l'isolamento di un paese rispetto agli altri. Il primo mezzo di cooperazione è il dialogo e la comune deliberazione. E' importante, inoltre, trovare nuove idee per riorganizzare il mondo nel lungo periodo. La reciproca cooperazione come dispositivo organizzativo richiede una migliore comprensione e un più ampio riconoscimento nel mondo prostrato in cui viviamo oggi."

lunedì 27 aprile 2009

Il G8 è un imbroglio

Spostare il G8 a L'Aquila?
Un altro inutile segno di spettacolarizzazione della tragedia. Un vertice come questo ha solo una funzione mediatica, ma non aiuta a risolvere i problemi e non aiuterà i terremotati. E, come ogni vertice, produrrà solo promesse che non verranno mantenute. Perchè gli otto grandi non sono in grado di prendere decisioni da soli, ma devono accordarsi con gli altri. Il G8 è superato dal G20. Il G8 è un male per il mondo, perchè mortifica le istituzioni internazionali democratiche che sono i veri luoghi della ricerca delle soluzioni ai problemi globali. Il G8 costa un sacco di soldi: oltre 400 milioni di euro (soldi pubblici). Berlusconi ha detto che, spostando il vertice a L'Aquila ne ha risparmiati 220 ma non ha detto quanti ne ha spesi fin'ora e quanti ne dovrà ancora spendere per i lavori avviati e non conclusi in Sardegna (alla Maddalena), nè quanti a L'Aquila per garantire un buon soggiorno ai potenti della terra. Questo vertice presenta sin dall'inizio un sospetto di imbroglio. Inutilità e inconcludenza.

sabato 25 aprile 2009

Fino a quando?

Un ricordo: Enzo Biagi e la sua prima intervista a Roberto Saviano.
"Fin quando negli appalti si vincerà sempre con il massimo ribasso, fin quando l'unico obiettivo sarà quello del massimo profitto, fin quando continuerà ad esserci un enormemente aumento del lavoro nero, il lavoro nero utilizzato nelle fabriche del nord. Fin quando le imprese del nord italia, spesso in regioni che hanno visto politici essere molto diffidenti verso il sud, come il veneto, hanno sversato, e sverseranno, per trent'anni i loro rifiuti tossici nel sud italia, avvelenando per sempre la mia (e la nostra) terra..."
Fino a quando riusciremo a resistere a tanto dolore e a tanto male?
Come disse Falcone, le mafie sono un fatto umano e in quanto tale, ha un inizio e una fine. Con la speranza che la fine di questo evento umano non coincida con la fine dell'uomo.

venerdì 24 aprile 2009

Due binari possono incrociarsi?



Questo pomeriggio a Bologna presso la libreria coop ambasciatori è stato presentato un anomalo e originale testo, o meglio, un diario di viaggio che percorre due binari paralleli che hanno imparato ad incrociarsi: la scienza e la città. Da un lato c'è un mondo visto attraverso gli occhi di un sociologo impegnato nel dare vita a spazi sempre più ricchi di formazione, tramite l'utilizzo dell'innovazione, dell'organizzazione e della tecnologia. Dall'altro, lo stesso mondo, ma da un'altra angolazione, quella della vita quotidiana in città, mostrata tramite l'occhio attento di un giovane che scruta una nuova cultura senza la prestesa di condividerla, ma di provare semplicemente a viverla e a sentirla. Questo è il mondo dove è possibile far incrociare due binari così diversi, ma in fondo così uguali. E' il mondo di Enakapata, diario di vita e di scienza da Secondigliano a Tokyo, scritto da Vincenzo e Luca Moretti.
Consiglio vivamente la lettura.

lunedì 20 aprile 2009

Mi offendo, Paolo Rossi

"Mi offende il fatto che quando non sono d'accordo su una cosa, mi dicono che remo contro. Mi offendono le nocche dei giornalisti che battono sul vetro delle macchine dei terremotati e chiedono: "Come va? Avete passato la notte in macchina per la paura?", Cosa deve rispondere? No, perchè volevamo vedere l'alba!
Mi offendono quelli che si mettono il casco da pompiere, ma si vede che è per la prima volta. Mi offendono quelli che consolano le vecchiette e ci tengono a farcelo sapere. Mi offendono gli ospedali costruiti come si costruiscono i castelli di sabbia sulla spiaggia. Mi offendono certe parole, tipo "terremotati andate tutti al mare, tanto paga lo stato, fate finta di fare una bella vacanza, e quelli del belice: "ci sarebbe un posticino anche per noi che stiamo nei container da anni". Mi offende l'entusiasmo nazionale per un cane randagio salvato dalle macerie, quando due giorni prima tutti volevano sterminarli in sicilia. Mi offendono le tette delle inviate che stanno troppo su, davanti alle case che vanno troppo giù. Mi offendono gli ingegnieri che dicono che le case che son crollate erano in regola, è il terremoto che non è a norma. E' dalla preistoria che arriva quando cazzo gli pare e non avverte mai!
Mi offendono i gadgets dei quotidiani, la social card, i bambini che urlano a ristorante, ma soprattutto mi offende l'impossibilità di non poter picchiare i genitori di questi bambini. Mi offendono quelli che dicono che l'aids si combatte solo con la castità. Sarebbe come dire che la miopia si sconfigge al buio chiudendo gli occhi. Mi offendono i farmacisti che quando gli chiedi la pillola del giorno dopo, ti rispondono: "E passi domani". Mi offende il silenzio che ci sarà sugli appalti per la ricostruzione. Mi offende il fatto che si accusi roberto saviano per aver detto che ci sarà il silenzio sugli appalti per la ricostruzione. Mi offende che chi invoca silenzio è quello che parla di più. Mi offende e mi danna stare qui a parlare ancora della satira.
Qualcuno ha detto che la vera libertà di espressione è dire quello che la gente non vorrebbe sentirsi dire. Orwell l'ha detto."

sabato 18 aprile 2009

La primavera antirazzista comincia


Pochissimo o nessuno spazio oggi nei nostri telegiornali per la manifestazione di questa mattina a Castelvolturno, in provincia di Caserta, per ricordare sei amici africani, di varie regioni, e un italiano, uccisi a fuoco dal gruppo di Giuseppe Setola nella notte tra il 18 e il 19 settembre 2008. Esattamente sette mesi fa, in questa stessa ora, sette persone innocenti morivano per mano della comorra. Colpiti a freddo da 130 proiettili partiti dalle mani di sette sicari a bordo di un'auto e una moto che impugnavano kalashnicov, una calibro 9x21 e una 9x19. Ritenuti immediatamente responsabili di una resa dai conti da parte del clan per punire gli immigrati di spacciare droga in una piazza da loro controllata. Il luogo comune è sempre lo stesso da queste parti: se ti hanno ammazzato e perchè c'eri dentro anche tu. I senegalesi hanno protestato. Un altro capro espiatorio per deviare l'attenzione dal problema reale: la guerra tra clan, in particolare quello dei casalesi. Importante è ricordare i loro nomi sono: Kwame Yulius Francis, Samuel Kwaku e Alaj Ababa, del Togo, Cristopher Adams e Alex Geemes della Liberia e Eric Yeboah del Ghana. Nessuno di loro aveva precedenti penali. E nessuno di loro aveva contatti con la camorra.

Don Luigi Ciotti, 21 marzo Napoli

venerdì 17 aprile 2009

Se il piccolo(e bello)alza la voce

Questa mattina è stato pubblicato su http://itaalia.wordpress.com/2009/04/17/kui-vaike-ja-ilus-tostab-haalt/ un blog sull'Italia in lingua estone, un mio articolo che riporto per intero:
"Forse molti non sanno, o forse molti ignorano, che esiste un’Italia che non fa notizia, che non merita la prima pagina dei maggiori quotidiani e che parla a bassa voce. E’ la voce di una parte dell’Italia. E’ il Mezzogiorno. Quello descritto come la parte marcia del paese. Il problema dell’intero paese. Il luogo delle mafie, del traffico di droga e delle violenze di ogni tipo. Tutto questo è vero. Ma è vero anche il contrario. Il sud d’Italia non è solo questo.
“Casalesi è il nome di un popolo, non di un clan” (della camorra). E’ la frase che una ragazza ha pronunciato nella sua scuola a Casal di Principe, in provincia di Caserta (Campania). Per sottolineare che quello non è solo il luogo della criminalità, ma è una cittadina dove vive anche della gente onesta che non merita di essere etichettata ed esclusa. Un’altra ragazzina, che nessun giornalista ha ascoltato, proviene da un quartiere periferico di Napoli. Lei ha 13 anni. Frequenta la terza media. Nel suo compito in classe scrive: ”Vivo in una realtà difficile, non è tutto rose e fiori, ma se c’è qualche cosa di buono nessuno lo racconta. Perché non si parla di noi che lavoriamo? Perché non si parla di noi che vogliamo cambiare?”. Questa ragazzina rivendica ciò che di bello c’è nel posto in cui vive, ciò che di importante si fa e del modo in cui si fa.
Queste due semplici testimonianze ci dicono che le persone non sono contenitori che qualcuno riempie, ma sono risorse, idee e intuizioni che vengono fuori con forza e con rabbia, soprattutto in territori troppo spesso soffocati. Parlare di quello che c’è di buono e di bello in questo paese non conviene a nessuno, perché è l’elemento tragico e violento che fa guadagnare i quotidiani. Ma c’è una parte della popolazione italiana che è stanca di ascoltare solo queste notizie. Quella che ha deciso di spegnere la televisione (soprattutto durante il pranzo e la cena). Quella che usa altri canali per informarsi e quella che va aldilà della superficie di una notizia. C’è una parte di questa popolazione che vuole capire, che vuole cambiare a partire dalle cose belle che abbiamo come popolo e come paese. E’ un’Italia che sta rivendicando il proprio essere.
Ogni anno, per un giorno, queste persone si riuniscono in una città diversa per manifestare contro le mafie. E’ il popolo di Libera, Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie. Un popolo in forte aumento. Quest’anno la manifestazione si è svolta a Napoli. Secondo gli organizzatori, c’erano 150 mila persone da ogni parte del paese e non solo. Da quest’anno hanno partecipato anche i parenti delle vittime di mafia provenienti dalla Polonia, Turchia, Senegal. Libera nasce il 25 marzo del 1995 con don Luigi Ciotti e con una donna, che ha perso suo figlio, un ragazzo di 23 anni da poco entrato in polizia. Vale la pena conoscere la sua storia per capire il senso che c’è dietro le parole silenziose di chi vuole lottare per un’Italia e per un mondo migliore. Dopo un breve tempo presso la caserma di Torino, questo ragazzo di 23 anni, è stato mandato nella città di Palermo, nella sezione catturandi della squadra mobile. Erano gli anni 1984-85. Un momento storico importante: una squadra mobile che decide di realizzare una squadra ad hoc con figure professionali specifiche per catturare i latitanti mafiosi. Arriva questo ragazzo che entra a far parte di questa squadra. Per ragioni di famiglia, la mancanza del padre e i problemi di salute della madre, è costretto a chiedere il trasferimento. Lavorerà a Roma. Qui s’innamora di una stupenda ragazza. Durante le ferie estive decide di portare la sua ragazza in Sicilia, a Palermo per mostrarle dove lavorava e per farle conoscere il suo commissario della squadra catturandi, Ninì Cassarà. Con grande soddisfazione le presenta i suoi vecchi colleghi e le mostra questa bellissima città: il mare, il porto, il centro storico. Dopo questa vacanza estiva avrebbe dovuto riprendere il suo lavoro a Roma. Quando ancora era lì, però, viene ucciso il commissario Beppe Montana. Partecipa con grande dolore ai funerali con la sua ragazza e si rende conto che il suo commissario, Cassarà, collega di Montana, è in pericolo. Sente che non è protetto. Sente che è lasciato solo. A questo punto, guarda la sua ragazza e le dice che ha deciso di restare lì per proteggere il suo commissario. Accompagna la sua ragazza a Roma. Ritorna a Palermo e scorta volontariamente il commissario Cassarà. Moriranno tutti e due con 71 colpi di mitraglietta. Era il 6 agosto 1985. Lui, con la sua grande generosità e il suo commissario, con il suo forte impegno contro la mafia siciliana. Lui era Roberto Antiochia. Sua madre, Saveria Antiochia e don Luigi Ciotti, hanno dato vita a Libera e insieme hanno deciso che doveva esserci un giorno all’anno, in cui tutti i parenti delle vittime di mafia e tutti coloro che s’impegnano contro le mafie, devono incontrarsi per camminare insieme e ascoltarsi reciprocamente. E’ stato scelto il primo giorno di primavera, il 21 marzo. Per dare una segnale di speranza e di cambiamento.
Oggi, la manifestazione del 21 marzo non è più il punto di partenza. E’ il punto di arrivo, dopo un anno di lavoro comune e comunitario in giro per le scuole di tutt’Italia insieme ai parenti delle vittime di mafia, per iniziare a cambiare la realtà in cui viviamo quotidianamente.".

Un mondo da realizzare

Particolarmente interessante è l'iniziativa dell'Istituto sindacale per la cooperazione internazionale per promuovere i diritti umani, a partire dal diritto fondamentale del lavoro. Ne è nato un blog: http://www.ilmondochevorrei.org finalizzato ad una raccolta fondi per l'assegnazione di borse di studio per l'anno scolastico 2009/2010 per tutti i figli delle vittime di incidenti sul lavoro. I beneficiari del progetto sono tutti gli studenti residenti in Italia delle scuole primarie, secondarie e gli studenti universitari, orfani delle vittime delle morti sul lavoro avvenute dal 1 gennaio 2005.
Oltre ad essere un progetto interessante, mi sembra un ottimo e importante modo per prendersi cura del nostro futuro, ma soprattutto di dare una risposta di "vita" dopo una morte inaccettabile come quella che colpisce chi sta esercitando un proprio diritto: il lavoro.

mercoledì 15 aprile 2009

Perchè nessuna donazione in Abruzzo

Dopo la prima scossa che ha segnato una regione l'Abruzzo, e una città, L'Aquila, il 6 aprile 2009, sono iniziati immediatamente ad arrivare fondi e donazioni di ogni genere e da ogni parte d'Italia. Sin dall'inizio le mie preoccupazioni sono ricadute proprio sulle modalità di aiuto, soprattutto sottoforma di denaro, verso questa gente. Un articolo di Giacomo di Girolamo, inviatomi dalla mia amica Enrica, rende benissimo questa mia rabbia e preoccupazione:"Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no-stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare. Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese. E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo. Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto."

venerdì 10 aprile 2009

Napoli, 21 marzo 2009



Per un giorno, quello che dà il benvenuto alla primavera, Napoli è stata protagonista della XIV Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo di tutte le vittime di mafia. Una città che ha ospitato, secondo gli organizzatori (in particolare Libera Avellino!) 150 mila persone provenienti da tutta Italia, e non solo. Quest'anno c'erano anche parenti di vittime di mafia provenienti dalla Polonia, Russia, gli amici del Senegal.
Abbiamo camminato, ascoltato e guardato con attenzione. 500 famiglie colpite dalle mafie erano presenti. Insieme ai tanti studenti e giovani. E don Tonino Palmese. E don Luigi Ciotti. Con la sua forza di gridare "voi istituzioni dovete fare la vostra parte, se noi cittadini c'impegnamo a fare la nostra" guardando il sindaco Iervolio e il presidente Bassolino. Com'era immaginabile, non sono mancati i fischi quando Bassolino ha letto alcuni dei nomi vittime di mafia. Ma non sono mancati neanche gli applausi per alcune testimonianze e per il rappresentate del senegal a castelvolturno, dopo l'uccisione brutale di 7 senegalesi per mano della camorra. Inaspettata e improvvisa anche la presenza di Saviano e della sua voce tremolante mentre pronunciava quei nomi.

martedì 27 gennaio 2009

Memoria...della vita


Uso, oggi, nel giorno della memoria dello sterminio della vita di tanti "diversi", questa foto presente all'ArteFiera di Bologna, per ricordare di dare più valore alla vita di ogni giorno e di scegliere di difendere il futuro e tutte le sue generazioni. Per evitare di consegnare loro nelle mani della guerra e della desolazione. Buona vita a tutti.

lunedì 19 gennaio 2009

Da Martin Luther King a Obama

Era il 1963, quando il premio nobel per la pace più giovane della storia (a soli 35 anni), Martin Luther King, scriveva dal carcere di Birmingham che "l'ingiustizia che si verifica in un luogo minaccia la giustizia ovunque. Siamo presi in una rete di reciprocità alla quale non si può sfuggire, avvolti da un'unica trama del destino. Qualunque cosa riguardi direttamente uno, riguarda in modo indiretto tutti. Non potremo mai più permetterci di vivere con l'idea ristretta e provinciale dell' "agitatore che viene da fuori"."
Oggi, mentre il mondo ricorda la pratica di vita non violenta di quest'uomo, di questo politico, attivista e pastore protestante statunitense, le redini degli Stati Uniti d'America vengono ufficialmente afferrate con forza dal neoeletto Barak Obama. Probabilmente è proprio da qui che ha inizio il futuro, il momento in cui la politica internazionale provi a sollevarsi dalle sabbie mobili dell'ingiustizia per aggrapparsi (e da lì rinascere) alla solida roccia della dignità umana. Qui e ora, è necessario creare quella "tensione nella mente" che Socrate aveva capito, in modo da liberare gli individui dai miti, dalle mezze verità, dal pregiudizio e dal razzismo, elevandoli fino alle altezze del "regno dell'analisi creativa", della "disamina oggettiva", della comprensione e della fratellanza.

domenica 11 gennaio 2009

1999deandrè2009



Caro Fabrizio,
quante cose son cambiate in questi 10 anni!
La terra è ancora "tutta un lutto", e io ancora mi chiedo: "chi la consolerà?". La crisi che tu hai visto e percepito, nella politica, nella cultura, nella fede, ha assunto nuove sembianze, e per molti aspetti più pericolose. La politica si è trasformata in un vero e proprio teatrino in cui i personaggi parlano di cambiamento, sostegno a idee nuove, posto ai giovani, ma chi mantiene il ruolo di potere è ancora lì (inutile ricordarti chi sono, li conosci bene!), le cui fila sono rigorosamente mosse da un potere più forte, quello della finanza. Per lei, mio caro Fabrizio, "il soldato Piero è tornato in battaglia". La guerra non è mai finita. La guerra è diventata necessaria per questo sistema economico-finanziario. "La guerra è dappertutto": Congo, Palestina, Kivu, Zimbawe, Israele, queste oggi le terre più martoriate a causa delle risorse energetiche che servono a mantenere uno stile sempre più consumistico dall'altra parte del pianeta. La cultura è tra i settori in cui si tagliano i fondi. Sta diventando il luogo della differenza e dell'emarginazione: i figli dei ricchi hanno strutture (private) migliori e i bambini stranieri (ma italiani) rischiano di frequentare classi separate. L'università e la ricerca sono in agitazione. I nostri cervelli migliori stanno scegliendo di lavorare in altri paesi. E l'italiano medio continua a mantenere il suo status di ignoranza affidandosi esclusivamente a faziose e manipolate notizie televisive e, inseguendo futili mode, ha ancora una terribile dificoltà a capire che "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior". Anche la fede ha subìto duri colpi. O meglio, l'istituzione chiesa sembra stia perdendo fede e fedeli.
Ti scrivo oggi, Fabrizio, mentre su Gaza cadono bombe di fosforo bianco colpendo case di civili, ospedali organizzati da volontari e strutture degli aiuti umanitari. Vivo con la speranza che "ci salverà l'aviatore che la bomba non getterà" e tutti i soldati israeliani che si rifiuteranno di continuare. Il mondo che sognavi e che io ancora sogno e ancora voglio, è possibile. Di questo sono convinta. Ma la gente è davvero tanto sfiduciata. E' importante lavorare anche su questo. Grazie per il contributo che hai dato a questo mondo e alla vita di molti di noi.

venerdì 2 gennaio 2009

Un anno di pace?



Che effetto fa parlare di Natale, di festa, di "buon anno", di luci accese, regali sotto l'albero, super pranzi, da un'altra parte del pianeta? Che effetto fa pensare al Natale o al prossimo anno in Congo, dove proprio il 25 dicembre sono stati massacrati 400 civili? O a Gaza dove si continua a sparare e a morire? O nelle case europee e italiane sempre più povere?
Forse,mai come in questo momento storico, il mondo ha sentito l'esigenza di pace e di speranza per il futuro. Perchè siamo ancora in tempo per cambiare e per aggiustare le cose. Non sarà facile e nemmeno troppo economico rimetere le cose al loro posto, ma ci dobbiamo almeno provare. A partire dall'essere umano. Mettiamo l'essere umano al centro della vita politica, economica e sociale. Al centro dei nostri comportamenti, dei nostri acquisti e consumi. Quando guidiamo o guardiamo la tv, quando discutiamo o camminiamo per strada, quando concludiamo un affare o ci rechiamo in banca. Quando andiamo in discoteca, quando beviamo una birra, quando facciamo un regalo a qualcuno, quando ci laviamo i denti. Ricordiamoci dell'essere umano quando navighiamo su internet o quando ci spostiamo in un altro paese; quando un mendicante insiste per pulire i vetri della nostra automobile, quando facciamo la fila alle poste, quando un nero vuole venderci a tutti i costi una cianfrusaglia, quando la burocrazia mette a dura prova la nostra pazienza o quando riceviamo 10 euro in più di resto per una distrazione del tabaccaio.
Che questo nuovo anno possa cambiare le scelte di ognuno di noi per costringere coloro che hanno ruoli decisionali nella vita politico-economica del nostro pianeta a dare finalmente importanza all'essere umano. Chissà, forse in questo modo, avremo la possibilità di mettere al mondo dei figli in un posto un pò più pulito di come si presenta oggi.
Un augurio di pace al nostro mondo.