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lunedì 13 ottobre 2008

Documentari e cinema sociale dal Sud del mondo

Un pomeriggio a guardare una parte del mondo attraverso altri occhi. Scoprire come è difficile il mestiere di insegnante di bambini di strada a Gaza, attraverso il Ludobus nello speciale Palestina "Educare a Gaza" di Alessio Del Bianco e Nicola Gencarelli. Aprire gli occhi sull'India e sui rifugiati tibetani in India, attraverso "Quit India" di Alice Concari e "Mumbay's Way" di Lino Greco e Gerardo Lamattina. E, in ultimo, ma non meno stimolante, la sezione dedicata all'Africa andata e ritorno: l'immigrazione da parte di chi decide di partire, nonostante tutto, in "Barcelone ou la mort" di Idrissa Guiro; il coraggio di scegliere un "mestiere da uomini" da parte di una donna congolese in "Ra, la réparatrice" di Mamadou Cisse; la straziante situazione di lontananza dalle persone che ami, che vivono coloro che emigrano per un lavoro migliore o semplicemente per assenza di alternative valide, in "Mimoune" di Gonzalo Ballester.
E' incredibile per quanti stimoli può dare un pomeriggio vissuto così.

domenica 12 ottobre 2008

AfroScopia, Migranti


Per imparare a conoscere l'Africa, è importante fermarsi anche ad ascoltare gli africani. Un pomeriggio, quello di ieri, al quartiere savena di bologna, organizzato dall'associazione Amani e da coloro che per primi possono parlare di Africa: gli africani. Primo fra tutti, il primo parlamentare di colore nella storia italana, Jean Leonard Touadi. "L'immigrazione è lo specchio fedele della globalizzazione, incapace di affrontare le disuguaglianze economiche mondiali", ha iniziato così il suo discorso. Oggi, l'immigrazione è un fenomeno globale ed epocale, ma, a differenza di ciò che vogliono farci credere, in Italia non c'è l'emergenza immigrazione. Solo il 6% della popolazione italiana è costituita da immigrati, siamo in perfetta sintonia con la media europea. Un'altra questione che pensano di poter risolvere con i militari o con la condanna, è il fatto che l'immigrazione è un fenomeno che non si può fermare. Non c'è alternativa all'immigrazione. Dunque, se non si può evitare, sarebbe meglio per tutti provare ad affrontarla in maniera vera e reale. Innanzitutto, attraverso la cooperazione a monte, e l'interazione a valle. Qiesto approccio sarà possibile attuarlo solo se operiamo un'ecologia del linguaggio, perchè trascurare questo aspetto ha creato ciò che in sociologia si chiama costruzione sociale del nemico. Dal 1991, quando gli albanesi sbarcarono sulle coste italiane, poi con l'11 settembre 2001, il terrorismo e, oggi, il dramma della sicurezza, si è verificata questa costruzione che è entrata prima nelle case e poi nelle menti delle persone, fino a convincersi di qualcosa che non è reale. E' possibile, però, uscire da questa situazione e aprire gli occhi per liberarsi dalla paura sulla quale la politica lucra. Una strada possibile ha 4 caratteristiche: 1, uscire dalla contrapposizione diversità/uguaglianza; 2, etica del simile (perchè in sua assenza la diversità è guerra); 3, via dall'etnocentrismo europeo; 4, uscire dalla staticità culturale, perchè la cultura è un processo sempre in evoluzione.
La meta di ciascuno di noi è farsi uguali nella differenza.

venerdì 3 ottobre 2008

Il mondo è Nostro



Nella Giornata Mondiale della Non-violenza (2 ottobre), parlare di non-violenza e di conseguenza di diritti umani, pace, democrazia e sviluppo, diventa una sfida di portata internazionale. Un mondo continuamente sotto controllo per nascondere accordi sottobanco che riempono le tasche di pochi, svuotando tutto ciò che resta. Un mondo a cui non conviene il disarmo, perchè la guerra è il migliore momento per fare affari. Un mondo che crede nella staticità e nel ritorno alle origini, chiudendo gli occhi di fronte al cambiamento e ai movimenti umani che ci circondano sempre di più. Quel mondo vecchio che non investe sui giovani. Quello in cui la politica è diventato il teatrino della finanza. Quello che ha imparato a manipolare le menti anche attraverso le commoventi parole: sviluppo, cooperazione, aiuti umanitari. Il mondo che ha iniziato una guerra silenziosa, quella dell'accaparramento delle risorse. Nonostante questo, è il nostro mondo. Quello in cui viviamo e siamo grati per questo. Proprio perchè è nostro, cioè che appartiene ad ognuno di noi, è necessario difenderlo, pulirlo, averne cura, rispettarlo, anche se fare tutto questo richiederà tempo e impegno. Ma vale sempre la pena lottare per qualcosa che si ama. E noi amiamo questo mondo. Solo quando avremo capito questo, penso che potremo essere fieri di parlare di Non-violenza.