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domenica 18 marzo 2012

Genova contro le mafie


Sabato 17 Marzo 2012 a Genova c'è stata la XVII Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime di tutte le mafie. La particolarità di quest'anno, per il nostro gruppo di Libera Avellino, è stato poter prendere parte al corteo di fianco ai confalonieri insieme a tutte le delegazioni di Libera della regione Campania. Abbiamo marciato dietro Radio Siani e il drappo bianco per ricordare tutte le vittime di camorra. Abbiamo marciato leggendo tutte le vittime di camorra. Fino all'arrivo in Piazza del Caricamento al Porto Antico.

giovedì 15 marzo 2012

Joseph Ayimbora


Poche settimane fa è morto Joseph Ayimbora. Lo ricordano in pochi. Il giovane ghanese coinvolto nella strage di Castel Volturno, il 18 settembre 2008. Rimasto vivo. L'unico testimone di una strage che porta la firma della camorra casertana di Giuseppe Setola. Grazie a lui e al suo coraggio la verità è venuta fuori. Ed è grazie a lui che oggi si conoscono gli esecutori della strage. Le Associazioni di volontariato locali, tra cui la Jerry Essan Masslo, stanno attualmente proponendo la costruzione di un movimento nazionale per chiedere al Presidente della Repubblica il conferimento della Medaglia d'oro al Valore Civile a Joseph Ayimbora per il coraggio e l'esempio che ha dato a ciascuno di noi.
Sosteniamo la causa. Abbiamo bisogno di modelli di vita come questi.

lunedì 12 marzo 2012

AeroPorti


La prima volta che sono entrata all'interno di un aeroporto è stato nell'autunno del 2004. Avevo appena finito il liceo e prima di iniziare l'università volevo fare un viaggio. Il mio primo viaggio. Lungo. Da sola. In aereo. Pagandolo con soldi miei (guadagnati lavorando tutta l'estate). L'aeroporto di Roma Fiumicino mi sembrò grandissimo in quel giorno autunnale. E ancora più grande mi parve quello di Heathrow a Londra dove feci scalo. Per giungere poi al terzo e ultimo immenso aeroporto in un giorno (o poco più) a Montreal, in Canada. Da allora nutro un certo fascino per gli aeroporti. Non mi sono mai sentita a disagio all'interno di un aeroporto. Nè in quelli italiani da cui spesso sono partita (Napoli, Pisa, Venezia-Treviso, Cagliari, Trapani, Bologna, Milano, Milano-Bergamo, Roma Fiumicino, Roma Ciampino). Nè in quelli europei (Parigi, Madrid, Vienna, Bratislava, Berlino, Amsterdam, Londra) o intercontinentali (Tel Aviv, Montreal, Manila).
L'aeroporto è il luogo dell'esaltazione delle differenze. Persone di ogni colore, lingua e nazionalità s' incontrano. Ma soprattutto si scontrano. I loro bagagli s'incrociano. Così come i loro sguardi. Le sale di attesa si riempiono di vite. Di storie. Di silenzi. Ma anche di parole. E per alcuni attimi. Fatti di minuti o di ore. Quelle vite si somigliano.

domenica 11 marzo 2012

Albania, secondo tempo


Alle 5.47 ogni mattina il sole si univa al canto del gallo per ricordarti che tra pochi minuti la campanella di suor Gandi avrebbe suonato. La colazione era uno dei miei momenti preferiti. La sorella di Eli preparava lo yogurt ogni mattina. Il più buono che abbia mai mangiato.
Le scene più comuni e anche quelle più tenere avevano come protagoniste le Donne. Le donne anziane del villaggio che si sedevano sotto un albero, nei loro abiti tradizionali (gonna lunga nera e camicia bianca), e lavoravano la lana a maglia coi ferri. Mentre le loro mucche e pecore pascolavano libere nei dintorni. Quando passavamo loro di fianco, alzavano la testa e accenavano un debole sorriso sotto quel sole cocente.
Il pane. Un elemento che unisce. Che ha sempre unito. Una giornata memorabile. Quattro persone. Due italiane, una albanese e una camerunense a preparare il pane. Un impasto a quattro mani. Dentro una bacinella blu. Alternando il punto di appoggio tra un tavolo di legno e il pavimento. E la cottura nel forno a legna dei vicini. Risultato eccellente.
L'esperienza più forte: l'animazione di strada. I disegni dei bambini. Così profondi e terribili. Senza colori. La maggior parte dei soggetti colorati in nero. Accompagnati da parole agghiaccianti che esprimevano solitudine, violenza, incomprensione, dolore.
7 chilometri. A piedi. Per andare al pozzo a prendere l'acqua. La fontana è il luogo di incontro. Di confronto e di discussione. Le persone qui si fermano. Si scambiano le notizie. E' la redazione giornalistica di 5 villaggi. Da qui si propagano tutte le informazioni relative a ciò che accade in ciascun villaggio. E arrivano. A tutti.
Il gesto più commovente: il giorno della partenza. Ore 7. Pioggia senza sosta. Un ragazzo di Prosek. Uno dei capi banda. Il peggiore secondo le suore. Lo vediamo arrivare in macchina. Si ferma in fondo alla discesa. Davanti al cancello. Resta fermo per qualche secondo. Ci fissiamo da lontano. Iniziamo entrambi a correre sotto la pioggia. A metà strada ci raggiungiamo. Uno dei migliori abbracci mai ricevuti.

"Conserva sempre la freschezza della tua vita, sei stupenda", le ultime parole che l'Albania mi ha regalato.

(Dal Diario di Viaggio, giorni 1-8 agosto 2005)

venerdì 9 marzo 2012

Albania, anno 2005


Mi ricordo di quell'anno. Il 2005. Vent'anni appena compiuti. La rabbia. La ricerca di risposte. La forza smisurata. Mi ricordo della Mirdita, la regione più povera dell'Albania. Al nord. Le strade senza asfalto. Le case senza un tetto. Il fango sotto i piedi. La forte stretta di mano delle ragazza/donne nei campi. L'allegria di suor Iunes nel tentativo di cucinare. Il buio rotto dalla luce della luna piena. E mi ricordo la campanella di suor Gandi alle 6,30 ogni mattina. L'animazione in strada e nei campi. Il villaggio di Prosek su una collina di creta. Le corse dei bambini. La difficoltà della comunicazione. Le cene senza corrente elettrica. I tramonti. E poi ricordo ancora Malaj. Il villaggio di Malaj. Il più alto. Le risate dei bambini. E anche i loro silenzi. Le giornate senza acqua. Le tartarughe di terra. I giri in visita alle famiglie. Il bicchiere pieno di rakin (grappa locale).
E mi ricordo la lentezza, parola chiave di questo luogo così lontano e surreale.

(Dal Diario di Viaggio, giorni 25-31 luglio 2005)