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sabato 31 marzo 2007

Un aiuto con Emergency

"Siamo angosciati per la sorte di Rahmatullah Hanefi.
Il responsabileafgano dell'ospedale di Emergency a Lashkargah è stato prelevato all'alba di martedì 20 dai servizi di sicurezza afgani. Da allora nessuno ha potuto vederlo o parlargli, nemmeno i suoi famigliari. Non è stata formulata nessuna accusa, non esiste alcun documento che comprovi la sua detenzione. Alcuni afgani, che lavorano nel posto in cui Rahmatullah Hanefi è rinchiuso, ci hanno detto però che lo stanno interrogando e torturando "con i cavi elettrici". Rahmatullah Hanefi è stato determinante nella liberazione di Daniele Mastrogiacomo, semplicemente facendo tutto e solo ciò che il governo italiano, attraverso Emergency, gli chiedeva di fare. Il suo aiuto potrebbe essere determinante anche per la sorte di Adjmal Nashkbandi, l'interprete di Mastrogiacomo, che non è ancora tornato dalla suafamiglia. Domenica 25, il Ministro della sanità afgano ci ha informato che in un"alto meeting sulla sicurezza nazionale" presieduto da HamidKarzai, è stato deciso di non rilasciare Rahmatullah Hanefi. Ci hanno fatto capire che non ci sono accuse contro di lui, ma che sono pronti a fabbricare false prove. Non è accettabile che il prezzo della liberazione del cittadino italiano Daniele Mastrogiacomo venga pagato da un coraggioso cittadino afgano e da Emergency. Abbiamo ripetutamente chiesto al Governo italiano, negli ultimi giorni, di impegnarsi per l'immediato rilascio di Rahmatullah Hanefi e il governo ci ha assicurato che l'avrebbe fatto. Chiediamo con forza al Governo italiano di rispettare le parola data."
Emergency

venerdì 23 marzo 2007

L'acqua

22 marzo, Giornata Mondiale sull' acqua. Riflettiamo su un'esigenza di giustizia sociale.
Un problema drammatico per il Terzo Mondo!
“Nessuna singola misura riuscira' a far di piu' per diminuire le malattie e salvare vite nel mondo in via di sviluppo che il rendere accessibile a tutti acqua sicura ed impianti igienici adeguati.”- Kofi Annan, Segretario Generale ONU, Rapporto del Millennio.

Un miliardo e cento milioni di persone, piu' o meno un sesto della popolazione mondiale, non hanno accesso ad acqua sicura e 2 miliardi e 400 milioni, ossia il 40 per cento della popolazione del pianeta, non dispongono di impianti igienici adeguati.
Ogni giorno, circa 6.000 bambini muoiono per malattie causate da acqua inquinata, da impianti sanitari e da livelli di igiene inadeguati – come se 20 jumbo jet si schiantassero ogni giorno.
Si stima che acqua non potabile e impianti igienici inadeguati siano all’origine dell’80 per cento di tutte le malattie presenti nel mondo in via di sviluppo.
Donne e bambine tendono a soffrire maggiormente a causa della mancanza di impianti igienici.
Lo sciacquone della toilette in un paese occidentale impiega una quantita' d’acqua equivalente a quella che, nel mondo in via di sviluppo, una persona media impiega per lavare, bere, pulire e cucinare nell’arco di un’intera giornata.
Nel corso del secolo scorso l’uso dell’acqua e' aumentato del doppio rispetto al tasso di crescita della popolazione. Il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Asia meridionale soffrono di carenze idriche croniche.
Nei Paesi in via di sviluppo fino al 90 per cento delle acque reflue viene scaricato senza subire alcun genere di trattamento.
Il pompaggio intensivo delle acque freatiche per ricavare acqua da bere e per l’irrigazione ha fatto si' che in numerose regioni i livelli dell’acqua siano diminuiti di decine di metri, costringendo le persone a bere acqua di qualita' scadente.
Nei Paesi in via di sviluppo le perdite di acqua causate da dispersioni, allacci illegali e sprechi ammontano a circa il 50 per cento dell’acqua da bere e al 60 per cento dell’acqua irrigua.
Nel corso degli anni ’90 le inondazioni hanno interessato piu' del 75 per cento di tutte le persone colpite da disastri naturali, causando piu' del 33 per cento del totale dei costi stimati per i disastri naturali.

Dalla Calabria all' Italia...




...uniti per la XII Giornata Mondiale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie.



"Pongo a tutti una domanda, una domanda alla nostra coscienza, alla coscienza di tutti: di chi è la responsabilità di tutto questo sangue? di tutte queste morti? Ognuno risponda nella propria coscienza, perchè è troppo facile rispondere che è dei mafiosi, dei politici, delle istituzioni. E' necessario questo ma è importante prenderci anche la nostra quota di responsabilità. Per piacere, il problema non è la 'ndrangheta, il problema SIAMO NOI; possibile che 133 famiglie tengono in ostaggio la Calabria, e non solo la Calabria! Tocca a noi ribellarci, trovare la forza e il coraggio. Tutti insieme diciamo BASTA!"



Con questo discorso don Luigi Ciotti, presidente di Libera, Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, ha dato inizio al primo giorno di questa primavera "invernale" a Polistena.

Noi, la città di Avellino, c'era!

Che l' abbraccio che ho ricevuto dalla forza e dalla passione di don Ciotti possa arrivare nelle vite di tutti voi affinchè possa farvi credere che un mondo senza mafie è possibile!

martedì 20 marzo 2007

Daniele torna a casa

Non credo che dimenticherò il lungo applauso a Daniele Mastrogiacomo dei colleghi di "Repubblica", ieri, quando abbiamo saputo che era vivo, e che era libero. Nei giorni terribili della paura per la sua vita, nell'angoscia per la decapitazione del suo autista Said, abbiamo scoperto che un giornale non è solo una famiglia intellettuale e professionale, ma anche una tribù, con vincoli profondi e sentimenti fortissimi. Tutto questo si è sciolto con la prima telefonata di Daniele da Lashkar Gah - quella telefonata che avevamo aspettato e inseguito per quindici giorni - ma non è finito. Perché attorno al giornale si è mossa una comunità ampia, solidale e partecipe, che è il mondo di "Repubblica", per noi prezioso. E ancor più, un sentimento nazionale, se così si può chiamare, che ha unito giornalisti e cittadini nella passione per un unico obiettivo: liberare Daniele. Se oggi Daniele è libero, noi dobbiamo dei ringraziamenti. A Gino Strada e la sua Emergency prima di tutto, perché senza di loro la fase del rilascio nel sud dell'Afghanistan sarebbe stata molto più difficile e rischiosa. A Prodi e D'Alema, per aver voluto e saputo premere su Karzai, il presidente dell'Afghanistan, perché nella sua autonomia rispondesse alle richieste che a lui rivolgevano i rapitori taliban. All'ambasciatore italiano a Kabul, Sequi, e al Capo dell'unità di crisi della Farnesina, Elisabetta Belloni, che hanno retto la barra di giornate difficili con grande esperienza e sicurezza, insieme con i servizi di informazione. "Repubblica" ha partecipato alla gestione della crisi perché un canale si è aperto proprio con noi, e su quel canale sono passate la prima rivendicazione del sequestro, la prova che Daniele era vivo, le terribili minacce per la sua vita e gli ultimatum che ci hanno fatto tremare. Tutti abbiamo fatto di tutto per salvare una vita umana e per liberare un reporter italiano dai suoi rapitori. Sapendo, come abbiamo scritto il primo giorno, che nel ricatto del sequestro c'è lo spazio intero della nostra libertà e della nostra sovranità, dunque dell'autonomia della politica occidentale e delle sue scelte. Siamo riusciti a liberare Daniele e a rispettare l'autonomia della politica, che oggi può giudicare il caso afgano libera da ogni costrizione. Ecco perché questo è un gran giorno per "Repubblica" e per il Paese.
20 marzo 2007, La Repubblica

venerdì 9 marzo 2007

Libero

Il noto giornalista pakistano corrispondente di "Far Eastern Economic Review" e "Daily Telegraph" Ahmed Rashid aderisce all'appello di Articolo21 per sensibilizzare i media affinchè sia compiuto ogni sforzo per la liberazione di Daniele Mastrogiacomo. C'è un'intesa comune professionale tra giornalisti italiani pakistani, afgani sul principio della libertà di stampa. E lo stesso Rashid sta raccogliendo in Pakistan le adesioni di giornalisti e personalità del Paese. "Sono oltre 500 - afferma il portavoce di Art.21 - i giornalisti italiani che hanno firmato il nostro appello. Della raccolta di firme si stanno occupando anche i giornalisti afgani, pakistani affinché l'appello possa arrivare in quei territori ed a chi ha sequestrato Daniele per ribadire, anche in lingua afgana, che Daniele è un libero giornalista che fa solo il suo mestiere"


La Repubblica, 09/03/07

Scie chimiche

TI SEMBRA NORMALE QUELLO CHE VEDI?
FIRMA LA PETIZIONE CONTRO LE SCIE CHIMICHE!
Lunedì, 06 novembre 2006. Il Gazzettino parla delle scie chimiche. Riportiamo l'articolo sulle scie chimiche apparso sul Gazzettino.
Un ingegnere elettronico segnala la presenza di scie misteriose che non possono essere attribuite ai soli voli degli aerei di linea. Cittadini preoccupati dal cielo "grigliato". Scie bianche lasciate da decine di aerei che si intersecano sopra il cielo di Treviso? Linee e reticolati ad alta quota che si allargano trasformandosi lentamente in ammassi nuvolosi? Le segnalazioni giungono da qualche cittadino preoccupati da strane scie bianche che si sono formate ieri mattina sopra le teste dei trevigiani dopo il passaggio di numerosi aerei: "Se si guarda il cielo di Treviso questa mattina (ieri per chi legge) si vedono delle scie che fisicamente non possono esistere a quelle quote e con le attuali condizioni atmosferiche - spiega Giuliano Dal Forno, ingegnere elettronico - Non è acqua quella che spruzzano quegli aerei. A quelle quote e a quelle temperature i cristalli di ghiaccio sublimano. E poi nell'aria in questi giorni non c'è umidità per via di una corrente d'aria fredda che viene da Nord. Quegli aerei spruzzano qualcos'altro".
La preoccupazione e il sospetto che si possa trattare di sostanze pericolose aumentano con il continuo passaggio di aerei: "Nemmeno in guerra passano così tanti aerei. Solo oggi ne sono passati a decine sopra le nostre teste - continua l'ingegnere che come altri cittadini ha segnalato il caso - Non possono essere tutti aerei di linea. Sopra il cielo della nostra città c'è qualcosa che non va". Una mamma "preoccupata" si domanda che cosa possano essere quelle linee: "Questa mattina il cielo era serenissimo. Poi dalle 10 circa sono apparsi gli aerei e stanno facendo un grigliato preoccupante".
Un'altra cittadina alla preoccupazione per le strane linee geometriche, aggiunge il timore per l'assenza di rumore al passaggio degli aerei: "Da mesi ne passano tantissimi. Non ce ne accorgiamo perché non fanno rumore - spiega Emma Marcheggiano - Lasciano in cielo delle scie che si incrociano formando delle figure geometriche e che si intersecano ad angolo retto. Non si sente nessun rumore al passaggio degli aerei. Poi si vedono queste scie che si allargano fino a formare delle nuvole. Potrebbero essere sostanze inquinanti. Ho notato che fino all'anno scorso c'erano stormi di stornelli sopra il cielo della città. Quest'anno non sono più tornati".
Il fenomeno delle scie che formano reticolati è conosciuto su scala mondiale. Tanto che esiste da tempo un sito internet - http://www.sciechimiche.org/- dove vengono segnalate i reticolati bianchi sospetti comparsi nei cieli di tutto il globo: "I primi che hanno cominciato a vedere queste linee che si incrociano in cielo sono stati gli abitanti di una piccola cittadina del Canada nel '98. Gli Stati Uniti sono tra i paesi più colpiti". Nel sito è anche stata proposta una petizione contro le scie chimiche: "Il punto è che le scie rilasciate da questi aerei non ancora identificati contengono sostanze nocive all'uomo - si legge nel sito - e soprattutto non sono ancora chiari i motivi per cui queste operazioni vengono effettuate. In altri paesi come il Canada molte persone si sono già mobilitate.

TERRA nostra


Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l' uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L' amore
finisce dove finisce l' erba
e l' acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l' aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto. "Come
potrebbe tornare a esser bella,
scomparso l' uomo, la terra".
Giorgio Caproni