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sabato 11 dicembre 2010

Il dittatore del bunga bunga

Ieri sera al Paladozza di Bologna eravamo in tantissimi a vivere un momento di spettacolo e informazione con il cantante bolognese Andrea Mingardi, il comico Antonio Cornacchione, Antonio Di Pietro, Marco Travaglio, Vauro, il magistrato Bruno Tinti, il poliziotto sospeso Gioacchino Genchi, le video interviste a Dario Fo, Antonio Ingroia e al direttore dell' Economist Bill Emmot.
Eravamo in 7 mila o anche di più. Alle ore 20, con l'arrivo di Di Pietro, il Paladozza era già pieno, ma molti erano rimasti fuori, nonostante la fila iniziata a partire dalle ore 18. Lui comincia a fare entrare gli altri, dirige il traffico umano con decisione facendo occupare tutti gli spazi rimasti vuoti giù intorno al palco. Il Paladozza ha una capienza per questi eventi di 5,700 spettatori.
Temi di discussione: corruzione, soprattutto in vista degli ultimi rimasti affascinati (o meglio comprati) dai soldi del Cavaliere, Scilipoti e Razzi, una corruzione affrontata anche a livello giuridico tramite il sostegno di un magistrato come Tinti; legalità grazie all'intervento di Ingroia; le problematiche legate a questa legge elettorale. Il tutto affrontato in quell'atmosfera tipica di chi è in attesa, di chi spera e di chi crede che questo paese possa essere governato in maniera diversa. Purtroppo Berlusconi ha avuto la fiducia sia al Senato sia alla Camera, ma la speranza di ripulire il Parlamento non è ancora morta. Ci deve essere una possibilità. C'è sempre un'altra possibilità.

lunedì 29 novembre 2010

Resto o vado

Nelle 4 puntate di Vieni via con me avrò pianto più di quanto non abbia mai fatto negli ultimi 10 anni. E' stato un mese di forti strette al petto, di brividi sulla pelle, di rabbia che ribolliva nelle vene, di scariche adrenaliniche di gioia e attesa, di indignazione, di vergogna, di voglia di scappare da questo paese, di desiderio di restare a lottare per dimostrare chi ha veramente ragione. La domanda che mi rimbomba da quando mi sono laureata (nel febbraio 2008) è sempre stata questa: "Resto o vado via?". E anche qui, la risposta della mia anima e quella della mia mente sono state sempre in conflitto.
Vado via perchè sono stanca di sentire che "non ce la farai, la strada che hai scelto è difficile e pericolosa".
Resto perchè mi sono resa conto che non sono sola.
Vado via perchè mi sento profondamente delusa ogni volta che sfoglio un giornale.
Resto perchè ho capito di avere l'opportunità di fare qualcosa di buono per la mia regione.
Vado via perchè nella mia regione ci sono troppe cose che non vanno.
Resto perchè lamentarsi o sentirsi in colpa non serve a niente e a nessuno, meglio rimboccarsi le maniche e lavorare.
Vado via perchè non voglio più che qualcuno mi dica "stai invecchiando, non hai ancora trovato un fidanzato, di questo passo non ti sposerai mai, sei troppo anticonformista, sei una comunista, tu di certo non cambierai le cose, sei troppo meridionale, devi dimagrire, non conosci bene le lingue, non farai mai il lavoro che desideri, etc".
Resto perchè ho imparato che quello che è giusto per me non arriverà mai dagli altri, ma solo da me stessa.
Vado via perchè qui non ho possibilità di parlare, di farmi ascoltare, di lavorare con dignità, di vivere come una Donna.
Resto perchè anch'io voglio restare e continuare a sentirmi vicina a roberto saviano, nonostante tutto.

venerdì 26 novembre 2010

Un Ponte di affari

I Padrini del ponte. Affari di Mafia sullo stretto di Messina. E' il testo uscito ad aprile di Antonio Mazzeo, sulla base di una documentazione che privilegia le fonti giudiziarie, l'analisi di innumerevoli denunce e indagini sugli interessi criminali attorno alla costruzione del ponte sullo stretto. Sinistra Universitaria e l'Associazione Antimafia NoName giovedì 25 novembre hanno dato l'opportunità a tutta l'Università di Bologna di incontrare e ascoltare l'autore.
Il ponte sullo stretto di Messina. Una storia che va avanti da almeno 30 anni. Da quando è nato questo ponte ha molti padrini. Non si parla solo di promotori istituzionali. E' una vera e propria opera criminale che coinvolge non solo le organizzazioni criminali italiane ('ndrangheta e cosa nostra soprattutto), ma in particolare quelle transnazionali. Tra queste c'è la famiglia del clan Rizzuto, la quale, partita da Agrigento, è diventata una delle più potenti famiglie in Canada nella gestione dei traffici di droga e di armi. I padrini del ponte sono anche i padrini delle guerre mondiali (come Iran e Afganistan), del cemento e dell'informazione. Cinque anni fa la famiglia Rizzuto si è proposta con 6 milioni di dollari per poter entrare nella fase di progettazione del ponte. Finora non è stato ancora costruito proprio per mancanza di soldi. Il governo italiano ci metterebbe solo il 15% della spesa totale. Il resto deve finanziarlo un privato. Il clan Rizzuto entra così in gioco. Il ponte sullo stretto di Messina ha un altissimo valore simbolico. Quest'opera farebbe passare alla storia il soggetto politico che riuscirà a realizzarlo. E questo gli darebbe una fortissima legittimità politica. L'idea del ponte è un'idea vincente perchè porta non solo consenso politico, ma anche tanto denaro a molti. I cantieri sono aperti da anni. Ed è da anni che si consumano, o meglio si rubano soldi ai fondi Fas per lo sviluppo (stimati almeno 1300 milioni).
L'Italia sta diventando il paese delle "emergenze". Un business creato sulle emergenze e sui commissariati speciali: emergenza rifiuti in campania, emergenza terremoto in abruzzo, emergenza frane. Un sistema utile al guadagno di alcuni a spese dei cittadini. Questa rabbia e tutta questa indignazione devono diventare un grande movimento di massa che possa orientare le scelte di coloro che ci dovrebbero rappresentare verso i diritti di tutti senza privilegiare pochi.

giovedì 25 novembre 2010

Le donne del sud

Contagiata dalla tecnica degli elenchi di Fazio e Saviano, oggi, durante la Giornata Mondiale Contro la Violenza sulle Donne, anch'io voglio fare il mio elenco. Un elenco dedicato alle donne. Donne del sud. Di ogni sud del mondo. Perchè è questa l'identità che mi appartiene e che vorrei che, almeno qualche volta, qualcuno si accorgesse della sua esistenza.

Le Donne del sud sono attente e appassionate. Sono testarde e sempre convinte di quale sia la cosa giusta da fare. Hanno una forza di volontà e di sacrificio che va aldilà delle loro stesse aspettative.
Le Donne del sud sono vere e in ogni gesto sanno mostrare la loro autenticità. Sanno capire, perchè in grado di guardare oltre, perchè non si accontentano e perchè hanno uno spiccato senso dell'osservazione.
Le Donne del sud seguono il loro istinto e, spesso, si rivela la strada migliore da percorrere. Hanno un carattere forte, una buona arma per garantirsi il rispetto ed evitare la sottomissione. Vedono la loro terra straziata, i loro figli partire, il loro cuore frantumato ma non perdono mai la capacità di lottare.
Le Donne del sud hanno imparato ad usare rabbia e sofferenza e trasformarle in coraggio e voglia di vivere. Non smettono mai di ridere e trovano sempre il tempo di guardare in faccia il sole della loro terra.
Le Donne del sud ti sapranno sempre accogliere con rispetto e con una buona tazza di caffè, anche se non ti conoscono affatto. Troveranno sempre una soluzione che ti possa aiutare se lo chiederai. Sanno mettere i loro problemi da parte per concentrarsi sui tuoi.
Le Donne del sud sanno ascoltare, piangere e consolare nei momenti giusti, a volte senza dire troppe parole. Sanno prepararti una buona cena, organizzarti un momento speciale, o rendere speciale un momento banale.
Le Donne del sud sono le tue nemiche più forti se tradisci la loro fiducia, se manchi loro di rispetto e se pensi di usarle a tuo vantaggio. Loro sanno scovare la verità. A volte vedono ma fanno finta di non vedere. Piangono quando nessuno può vederle. E mostrano una leggera soddisfazione quando dentro si sentono orgogliose.
Le Donne del sud cambieranno il mondo perchè hanno le caratteristiche fondamentali per farlo e per riuscirci davvero.

lunedì 18 ottobre 2010

CORRUZIONE come sistema culturale

Corruzione è distribuire privilegi per far dimenticare i principi morali e "comprare" l'avversario.
Corruzione è premiare i vizi invece di valorizzare le virtù.
Corruzione è non fare giustizia in tempi brevi.
Corruzione è tollerare le illegalità senza tutelare i cittadini inermi.
Corruzione è partecipare alla vita politica senza averne i talenti necessari, né la volontà di mettersi al servizio del cittadino.
Corruzione è votare un politico solo per ottenerne privilegi.
Corruzione è fornire informazioni falsate.
Corruzione è distorcere la verità per confondere gli animi.

"La corruzione non è un destino ineluttabile, ma un sistema culturale".

Chiunque fosse interessato alla questione suggerisco il sito di questa Ong, Transparency International:

lunedì 11 ottobre 2010

Bologna I love u

Amo il wifi libero in Piazza Maggiore o sugli scalini della Sala Borsa.
Amo i film gratuiti di Terra di Tutti Film Festival.
Amo andare al cinema pagando solo 3 euro anche per i film in lingua originale.
Amo riuscire a partecipare al Festival di Internazionale a Ferrara o a Fa la cosa giusta a Milano o al Festival Premio Ilaria Alpi a Rimini senza troppe difficoltà.
Amo fermarmi a guardare la cattedrale di sera sotto un cielo autunnale qualche minuto prima di rientare a casa.
Amo poter leggere un quotidiano liberamente al secondo piano della Sala Borsa insieme a tutti i vecchietti bolognesi ed è emozionante guardare loro stessi leggere.
Amo passeggiare sotto i portici fino all'altro capo della città.
Amo i dibattiti, gli incontri, i convegni organizzati da Scienze Politiche.
Amo uscire sul terrazzo e godermi il silenzio dei tetti bolognesi sotto una bellissima luna piena.
Amo il cineforum di Piazza Scaravilli ogni anno nell'aula di Economia.
Amo esserci ogni anno al seminario Mafie a Antimafia della Pellegrini.
Amo la ricchezza delle biblioteche di Bologna: la Amilcar Cabral, il Cicu, la Sala Borsa, la Biblioteca Universitaria.
Amo parlare con persone interessanti, le quali m'insegnano sempre qualcosa di nuovo.
Amo fare la spesa di frutta e verdura "a km 0" al Mercato della Terra il sabato mattina.
Amo quella sensazione che provo pensando a Bologna come al centro di tutto e a pochi km da ogni cosa, persona o luogo.
Amo sforzarmi a parlare inglese con gli studenti stranieri.
Amo il tisana time ogni sera con le mie coinquiline.
Amo gli aperitivi sul terrazzo a casa yaris con le fantastiche persone di sempre.
Amo tutto ciò che ha caratterizzato quest'esperienza: le persone incontrate, le relazioni costruite, i luoghi visitati, i paesaggi incrociati, gli odori avvertiti, i sapori gustati, le parole catturate.

venerdì 8 ottobre 2010

La Terra è di tutti?!



E' iniziata ieri, la quarta edizione del Terra di Tutti Film Festival: quattro giornate di discussione riguardo problemi e idee proposte da tutti i paesi e da tutti i popoli, soprattutto quelli del Sud. La parola è affidata alla scena, alle immagini e ai video girati direttamente dai protagonisti di quei contesti. Il tema che prevale quest'anno è sicuramente l'immigrazione, analizzata da prospettive diverse.
Anche quest'anno la partecipazione (di ogni età) è stata numerosa e vivace. Erano presenti (e lo saranno per i prossimi giorni) anche la maggior parte dei registi dei corto e medio metraggi presentati.

lunedì 4 ottobre 2010

Internazionale a Ferrara

Anche quest'anno il Festival Internazionale a Ferrara è stato in grado di coinvolgerci tutti in un'atmosfera solitamente familiare, utile a farti sentire meno solo e più attento all'Altro.
Di fronte ad un ricco programma, le mie scelte quest'anno sono ricadute su: Africa, Mafie, Immigrazione...e fin qui nulla di nuovo riguardo i miei interessi. L'aggiunta interessante è stata: modello economico cinese in compagnia di Loretta Napoleoni e del suo ultimo lavoro, Maonomics; e il giornalismo investigativo attraverso la testimonianza di Dana Priest, giornalista vincitrice del premio Pulitzer che ha lavorato per oltre 20 anni per The Washington Post.
L'esperienza di questo festival offre sempre molti spunti di riflessione e di confronto.
Insieme a Internazionale, protagonista di quest'anno è stata anche la fiera del commercio equo e solidale "Tutta un'altra cosa", e la novità di quest'anno sono le scarpe ethletic sneakers-athletic-verde
in cotone biologico certificato, con suola in gomma naturale di caucciù senza alcun componente di plastica. E io ovviamente le ho comprate: fantastiche, belle, e pure comode!

lunedì 27 settembre 2010

Ricercatori in rivolta

Proprio qualche giorno fa, il Senato ha lanciato la Settimana per il futuro (o il futuro in una settimana?). Anche l'Università di Bologna ha reagito a questa proposta, incontrando il professore di Scienza Politica e Politica comparata Salvatore Vassallo, che attualmente ha un ruolo in Parlamento con il Pd. L'incontro è stato ricco di contributi, soprattutto da parte di molti assegnisti di ricerca e ricercatori provenienti da ogni facoltà dell'Università, da ingegnieria a medicina, da sociologia a matematica e fisica. Tutti insieme: studenti, ricercatori, professori associati e profesori ordinari, hanno cercato di capire, discutere e avanzare proposte riguardo l'attuale riforma. Approvata a giugno di quest'anno, questa riforma (a costo zero per il governo) è entrata in vigore ad agosto, a settembre è iniziata la discussione degli emendamenti che verrebbero approvati tra questa settimana e la prossima, prima dell'approvazione finale che avverrà a metà ottobre. L'iter si ridurrebbe a circa due settimane. Ma come si può decidere il futuro dell'Università e della Ricerca nel giro di pochi giorni?
L'Università e la Ricerca, con l'abolizione dell'Ici, ha perso 1,4 miliardi di euro. E le conseguenze si sono sentite e si avvertono tuttora. Non si parla mai dell'edilizia scolastica e universitaria che ha subito tanto le conseguenze di questa perdita. I problemi che sta causando questa riforma sono molto specifici, relativi ai singoli atenei, i quali rischiano di perdere quell'autonomia conquistata nell'arco di 15/20 anni. La discussione si è evoluta anche verso il ruolo specifico del ricercatore, il quale rischia di essere una figura frustrata e sempre più precaria (anche per 10/15 anni) nell'ambiente universitario. Inoltre, si è parlato ancora dell'iter da seguire per diventare professore associato e poi ordinario, il metodo della valutazione del docente universitario, come gestire una platea di studenti sempre più numerosa.
Le reazioni sono state forti. Le domande numerose. Risposte poche. Speranze tante.

lunedì 16 agosto 2010

preGIUDIZIO

Caro pregiudizio,
puntualmente riappari e puntualmente mi irriti. Ti avevo quasi dimenticato. Procedevo con la mia vita ignorandoti. Eppure ogni tanto la tua presenza diviene così petulante, continua e soffocante da tirare fuori il peggio della mia aggressività. Riappari freddo, inappropriato e inumano (nel senso che non consideri che ti stai rivolgendo ad una persona umana con tutti i suoi aspetti comprensibili e non).
"Devi essere carina, stai mangiando troppo, il tuo problema è che tu non fai uno sport, non arriverai mai così lontano perchè ci riescono solo in pochi, sei polemica, parli troppo, certe cose non le devi dire...". Queste sono le caramelle amare che mi costringi a ingerire. Ma sappi che io ho deciso di continuare ad ignorarti, perchè quelle restano solo parole improduttive che non mi aiuteranno nè a migliorare nè ad evitare di sbagliare.
Quindi, mio caro pregiudizio, voglio solo dirti che il tuo è un atteggiamento che allontana piuttosto che avvicinare le persone, rompe piuttosto che rafforzare legami, genera piuttosto che superare incomprensioni. Al momento il mio obiettivo è starti lontano il più possibile perchè la tua presenza nella miia vita mi crea molti fastidi.

martedì 29 giugno 2010

rESISTEre

Guardo il suo giovane volto. Affaticato. Sofferente. Mi stupisco. Mi pietrifico di fronte alla sua forza e alla sua pazienza. Faccio troppa fatica a pensare (e anche solo a immaginare) a come potrebbe essere la vita se d'un tratto qualcosa (un tumore in questo caso) si porta via il tuo futuro. E la possibilità di pensare ad un progetto a medio/lungo termine riguardo il tuo lavoro, la tua vita sentimentale, i rapporti umani costruiti nel tempo. La sua forza si scaraventa contro il mio animo fino a percepirla dentro. Dentro le gambe. Dentro i piedi. All'improvviso mi sembra di cadere. La vita è difficile e ingiusta. Ma c'è qualcuno che reagisce, che vede la bellezza anche nella tragedia, che sorride nonostante tutto. C'è molto da imparare da quegli occhi, da quella visione del mondo.
Sto imparando. Ma io, per ora, continuo ancora a pensare che sia profondamente ingiusto.

lunedì 17 maggio 2010

26 km per la pace



Quest'anno la marcia per la pace Perugia-Assisi è stata organizzata il 16 maggio. Una giornata ricca di vento autunnale, di giovani sorrisi, di nuvole nere, di ombrelli aperti, di insolita diversità, di impermeabili gocciolanti, di storie da raccontare. Ricca di vita da consumare. Ricca di speranza da condividere.
La marcia è stato l'ultimo step di un percorso formativo fatto di 2 giorni intensi di incontri, confronti e riflessioni: il Forum dei Giovani. Scuole provenienti da tutt'Italia, studenti universitari, docenti, giornalisti, amministratori. Insieme a parlare di pace. Come fare la pace? Con la politica? Con l'informazione? Con l'Iran? Con l'Africa? Con la legalità e la giustizia? Con il razzismo? Con l'ambiente?
Qualche risposta è arrivata dalle storie di vita, dalle esperienze, dall'ascolto. Fare la pace costa fatica, tempo, energie. Ma forse è l'unica cosa per cui vale la pena anche solo provarci. In fondo, come diceva qualcuno, la bellezza a volte sta nel tentare.

venerdì 30 aprile 2010

Lo spreco dei ricchi per i poveri

Mi ricordo di Robin Hood (insieme ai suoi compagni), il bandito dal buon cuore che rubava ai ricchi per redistribuire ai poveri, secondo alcuni della cultura giapponese ed estone. Interpretazioni a parte, la sua filosofia di vita e d'azione sembra sposarsi molto bene con una proposta interessante che arriva dalle facoltà di Agraria e di Sociologia dell'Università di Bologna: il Last Minute Market.
Il Last Minute Market è il risultato positivo di un prodotto tra due quantità negative, matematicamente parlando. L'oggetto della discussione è lo spreco, definito come il più grande fallimento del mercato: tutto ciò che resta invenduto, che non viene acquistato e che, di conseguenza non è consumato. Lo spreco, in questi termini, ha un duplice impatto. Crea le due quantità negative: impatto sull'economia e impatto sull'ambiente. Una possibile soluzione positiva a due elementi negativi è il Last Minute Market. Una rete di attori che lavorano insieme per donare ai poveri tutti i prodotti non venduti e non consumati. Parliamo di prodotti provenienti perloppiù da supermercati, che non possono essere messi in vendita perchè danneggiati, lesionati, ammaccati, con l'etichetta scollata o prossimi alla scadenza. Invenduti perchè non perfetti da attrarre l'attenzione del consumatore. Merce che viene direttamente eliminata durante la prima analisi e selezione in magazzino. Un lavoro che ha messo insieme: università, caritas, parrocchie, supermercati.
Mi ritorna in mente Robin Hood. Un Robin Hood (e la sua squadra di fedeli compagni) del 2010, con un nuovo obiettivo: donare ai poveri lo spreco dei ricchi.

domenica 25 aprile 2010

Un 25 aprile di commozione


Commozione. La parola chiave di questa giornata, di questa Liberazione nazionale, oggi a Monte Sole, una bellissima e serena località a 30 km da Bologna. Commozione nel canto partigiano del gruppo corale di Marzabotto. Commozione negli occhi delle donnine ultrasettantenni sedute in piazza a ricordare il passato. Commozione nei gesti dei parenti dei partigiani morti a Monte Sole per la resistenza. Commozione nelle parole pronunciate a singhiozzi dell'onorevole Olga D'Antona. Commozione e stimolo nel discorso di Niki Vendola. Una giornata di incontro tra generazioni. Di silenzio. Di riflessione. Di forte senso di umanità percepito dai sorrisi, dai cori, dalle mani. Una giornata di vera commozione e di rafforzamento di un legame con la storia, con la memoria, con tutte le generazioni.


domenica 21 marzo 2010

Legami di responsabilità

La XV Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime di mafia, quest'anno, si è tenuta a Milano, la principale città in cui la 'ndrangheta stabilisce il prezzo della cocaina e di tutte le altre sostanze stupefacenti per l'intero nord europa. La regione Lombardia è la prima regione per traffico di cocaina e altre sostanze, ed è la terza regione per numero di aziende confiscate alla criminalità organizzata. Ma Milano è anche la città in cui, nel 1982, nasceva il primo Coordinamento degli insegnanti e dei presidi contro le mafie.
Il titolo della Giornata di quest'anno è "Legami di legalità, legami di responsabilità": la legalità richiama il rispetto e la pratica delle leggi, la responsabilità richiama l'impegno. Attenzione, però, perchè parliamo d'impegno e di rispetto delle leggi da parte du tutti. Tutti. Veramente tutti. Nessun escluso, nessun privilegiato. Il termine "legame" indica una continua tensione, una ricerca autentica di relazione, un rapporto dove sentimento e ragione s'intrecciano continuamente.
La Giornata della Memoria e dell'Impegno nasce e si rinnova per essere un evento non fine a se stesso, ma dentro il tempo e dentro la storia delle persone. E' la tappa di un cammino sociale, educativo e culturale che dura 365 giorni all'anno. L'impegno è il modo vero di fare memoria. L'impegno per tutti di assumersi le proprie responsabilità ogni giorno. Questo vale per tutti noi indistintamente. E tutti siamo qui per sentirci responsabili di un cambiamento,siamo il Noi che vince sull'Io. La ricchezza della democrazia è data da chi ha il coraggio di portare avanti il proprio impegno per una cultura della vita, della legalità, della corresponsabilità, della speranza; mettendo da parte i propri interessi e privilegi a favore del bene comune.

lunedì 1 marzo 2010

Un giorno senza NOI


Primo marzo 2010. Un giorno senza di noi.
I nuovi cittadini italiani di Bologna si sono uniti al resto dell'Italia e dell'Europa per ricordare a tutti i loro diritti e la loro dignità. Colori, lingue, odori nuovi e diversi hanno camminato insieme sventolando un unico simbolo, un unico colore. Il giallo dei diritti umani, della solarità e della luce che si estesa oggi da Piazza Maggiore fino al bellissimo centro storico bolognese.
Per un giorno l'Italia e gli italiani hanno visto coi loro occhi come si vive senza gli immigrati. Molte fabbriche sono state costrette a chiudere oggi. Molte persone iniziano a capire che senza di loro avremmo sicuramente più problemi da risolvere. Molti stanno imparando a convivere e condividere. Tanti sono stati gli immigrati a parlare durante il raduno. Da ogni nazionalità. Da ogni paese vicino e lontano. Dal Pakistan all'Algeria. Dalla Romania al Marocco. Dall'Etiopia al Brasile. E tutti hanno ricordato che anche loro hanno dei diritti e vogliono che siano rispettati. Le loro mani, le loro schiene, le loro energie contribuiscono ad arricchire questo paese. L'Italia glielo deve, gli italiani glielo devono. E si può dire che oggi è l'inizio di un nuovo futuro. Nell'aria oggi si respirava un odore nuovo, quello del cambiamento.

domenica 14 febbraio 2010

Senza parole, solo rabbia

Viareggio, zona darsena, lunedì 8 febbraio, ore 02.10

Ballare (e sudare) così tanto era diventata una reminiscenza. Seguire il ritmo di una musica troppo lontana per essere ricordata dalla maggior parte dei sedicenni presenti. Quel ritmo che torna a provocare una bella sensazione. Apprezzare la compagnia e il sorriso di buoni amici.
All'improvviso, l'elemento razionale, che caratterizza la sottile maturità degli anni e un buon lato della personalità, prende il sopravvento. D'improvviso tutto è immobile, fermo, vuoto.
Gli occhi si bloccano su una scena. La mente si concentra su una adolescente. L'animo inizia ad alimentare rabbia, domande, incomprensioni, indignazione.
Perchè a diciassette anni scegliere di bere fino a non capire ciò che ti succede attorno. Fino a dimenticare dov'è la decenza e soprattutto il valore della propria dignità. Posso immaginare che in quel momento la tua giovane vita ha bisogno di soddisfazioni, piaceri, divertimento, una mente sgombra, un cicchetto in più, un movimento con uno sconosciuto. Ma ciò che ho difficoltà a capire è l'accettazione di quelle mani sul tuo corpo, l'indifferenza per quegli sguardi senza pudore fissi su di te, l'incomprensione degli obiettivi messi in atto per questa serata.
Avrei bisogno che tu mi spiegassi, perchè l'unico mio desiderio al momento è quello di prenderti a schiaffi e accompagnarti in fretta a casa. Forse non riuscirò ad avere una chiarificazione. Per ora. Adesso riconosco solo la mia indignazione. La mia preoccupazione. La mia rabbia. Quando ti vedo andare via in quella macchina, con quelle mani e quegli sguardi. Quando mi rendo conto che il loro obiettivo sta per essere raggiunto. E quando assumo la consapevolezza che è tardi per tentare in un aiuto che probabilmente avresti rifiutato. Forse. O forse no.

lunedì 25 gennaio 2010

"Scusi Signora"

Percorri la tua strada. A volte ripida, a volte in discesa. E' la strada che hai scelto. Quella che ti appaga e che ti fa male. Mentre cammini ti senti spesso fuori luogo e altrettanto spesso fuori tempo. Innazi a te, sconosciuti, amici, conoscenze temporanee e frammenti di vita passeggeri. Qualcuno sente i tuoi passi. Altri ignorano il rumore dei tuoi piedi e dei tuoi pensieri. In pochi attimi ricordi la tua vita da bambina e poi da inquieta adolescente alla ricerca di quello che all'epoca non sapevi definire: il senso vero del vivere. Uno spruzzo di anni dopo diventi una Signora. Pare che questo sia il sostantivo identificativo principale dopo i 25 anni (o forse anche prima). Probabilmente è quello che racchiude meglio l'idea che il mondo circostante si fa di te appena t'incrocia nel percorso. Ma è una definizione che emana fastidio. Non per via della paura nei confronti della maturità. Forse perchè il mondo inizia a guardarti come un'adulta. Forse lo sei già. E forse è il momento che anche tu ci creda. Sei entrata nel mondo degli adulti. E da adesso, la tua vita inizia a cambiare.

mercoledì 13 gennaio 2010

Crisi finanziaria e mafie

Quest’anno, al Festival di Internazionale che si è svolto a Ferrara ad ottobre, una particolare attenzione è stata posta sulla crisi finanziaria ancora in atto ed, in particolare, si è partiti dalla domanda: Che rapporto c’è tra l’attuale crisi finanziaria e la criminalità organizzata? Tre personaggi ci hanno aiutato a capire meglio questa relazione: Loretta Napoleoni, economista italiana esperta di terrorismo islamico; Misha Glenny, giornalista britannico autore di McMafia; e Roberto Saviano, scrittore autore di Gomorra. Innanzitutto, come suggerisce Loretta Napoleoni, questa è una crisi creata dal mercato finanziario a causa del fatto che le banche si sono enormemente indebitate. Tutto il sistema finanziario è scoppiato perché è mancata la fiducia nel mercato. La conseguenza più importante di questa crisi, dal punto di vista finanziario, è stata che improvvisamente la liquidità finanziaria nel mercato mondiale è scomparsa. Le banche hanno iniziato a non prestarsi soldi tra di loro e, in un sistema economico globalizzato come il nostro, il movimento di liquidità tra una banca e l’altra è fondamentale. Lo Stato è intervenuto e le banche centrali si sono sostituite al mercato inter bancario cominciando a dare soldi in prestito alle varie banche, a tassi sempre più bassi, fino a raggiungere il tasso zero. A questo punto, è stato deciso di immettere ulteriore liquidità, creando della moneta, o meglio, stampando carta moneta. In questa cornice, il crimine rientra perfettamente. La motivazione principale è legata al fatto che il crimine organizzato agisce principalmente in un sistema fatto di contanti liquidi. Per esempio, il riciclaggio di denaro sporco. Il 95% di tutto il denaro che viene riciclato, è riciclato in contanti. Quindi in un momento in cui l’economia mondiale è alla disperata ricerca di liquidità, contemporaneamente c’è un sistema di crimine organizzato che possiede una grossa quantità di liquidi. Il crimine organizzato può, attraverso questa liquidità, dare dei soldi in prestito, specialmente alla piccola e media impresa che non riesce ad accedere a quel credito che le banche al momento danno. Quello che succede quando queste piccole e medie imprese chiedono prestiti al crimine organizzato è una vera e propria usura, e, attraverso questo prestito, c’è una penetrazione capillare del crimine organizzato all’interno dell’economia. Questo non è un fenomeno solo italiano. E’ un fenomeno globale e c’è un grosso pericolo. Purtroppo è uno degli aspetti delle conseguenze negative del credito, che in realtà non è stato minimamente affrontato. La crisi avrebbe potuto portare ad una nuova legislazione che riducesse l’attività all’interno dei paradisi fiscali. Il vero problema però, è il riciclaggio di danaro sporco, il quale non è stato minimamente preso in considerazione. In un momento di crisi come questo, non si è cercato di riformare il sistema in modo che diventasse più trasparente senza diventare un veicolo utilizzato dal crimine organizzato per riciclare i loro profitti. Si è cercato, invece, di utilizzare questa crisi per racimolare sempre più denaro. Quindi il discorso sul paradiso fiscale si è incentrato principalmente sull’evasione fiscale che sicuramente è un reato, però non ha nulla a che vedere con il riciclaggio di danaro sporco.

Secondo Roberto Saviano, per capire questa crisi e il suo forte rapporto con il crimine organizzato, è necessario fare qualche passo indietro. Negli anni 90, quello della NCO (Nuova Camorra Organizzata) era il conflitto che portava più sangue nel mondo. La NCO implode perché Cutolo inizia a investire tantissimo denaro contando sull’appoggio politico. Ecco l’importanza della liquidità. Liquidità significa una sola cosa per le organizzazioni criminali: stipendi. Se paghi le famiglie, anche quelle dei carcerati, se metti a stipendio molte persone, l’organizzazione è salda. Se invece non hai questa possibilità, gli stipendi ritardano, i familiari di chi è in galera iniziano a vivere male la loro situazione, succede che tradiscono, passano dall’altro lato, iniziano a pentirsi. Quindi liquidità significa sicurezza e controllo. Ma la liquidità è anche lo strumento fondamentale per conquistare un cartello e, quindi sopraffare chi ne è già in possesso. Moltissimi cartelli hanno fatto un passo in avanti. Detestano rischiare nell’ambito del narcotraffico, così fanno soltanto cemento. Ma la crisi è arrivata anche lì, nel settore immobiliare, e quindi si trovano in difficoltà sul piano della liquidità. Infatti, stanno vertiginosamente cercando di tornare alla cocaina, perché è quella che dà più liquidità, persino le estorsioni non danno tanta liquidità. Oggi, il meccanismo del racket è andato sempre più elaborandosi: non c’è più il denaro che viene versato o la carta moneta che viene data in mano all’estorsore, questo accade per i clan minori. In realtà il racket è tutto un sistema di scambi e privilegi: tu appalti l’azienda del clan che trasporta un bene e in cambio quel prodotto viene messo in commercio. Il sistema del racket non porta liquidità, a differenza della cocaina, perché quest’ultima viene pagata in contanti e subito. La crisi è un incredibile occasione per la criminalità organizzata. Innanzitutto perché, attualmente, i propri affiliati sono disposti a lavorare con uno stipendio che è la metà rispetto a due anni fa. Non è una cosa da poco. Gli spacciatori dei cartelli di Scampia, a Napoli (minorenni o in età che non prevede ancora la formazione di una famiglia), lavoravano per 500 euro a settimana. Oggi la metà. Accade che, anche i piccoli cartelli (o cartelli che giravano attorno a grandi agglomerati criminali di piccole famiglie) riescono a spacciare, perché danno uno stipendio minore. Inoltre, nel momento in cui le aziende entrano in crisi, la criminalità organizzata inizia il suo gioco economico. Presta contanti liquidi, garantisce la distribuzione del prodotto, mette a disposizione agenti, soprattutto quelli che lavorano sul singolo prodotto (come ad esempio, latte o carne). Tutti questi elementi innescano un meccanismo di rapporto diretto con l’azienda, fino a quando questi personaggi diventano prima azionisti e poi addirittura proprietari dell’azienda. Quando diventano proprietari, mettono a stipendio i veri proprietari. In questo modo, succede che l’azienda resta gestita dal vecchio proprietario e quest’ultimo è ben felice, perché a lui sono garantiti 3 mila euro al mese, ma l’azienda appartiene al clan. Tutto questo spiega perché la crisi è un’opportunità e come sta aprendo molte porte ai criminali organizzati. In ultimo, un dato sconcertante è stato quello pronunciato dall’Onu qualche mese fa (in Italia abbastanza ignorato) riguardo l’entrata nelle banche dei capitali del narcotraffico. Entrata che veniva studiata non tanto come una pericolosità immediata, quanto come una pericolosità a lungo termine. Ossia, se la criminalità organizzata entra oggi, soprattutto nelle piccole banche, quello che determineranno sarà il futuro, non il presente. Quando ci sarà la ripresa economica, questi capitali entrati nelle banche, che tipo di credito daranno? Quali gruppi imprenditoriali sosterranno? Ci dobbiamo aspettare una ripresa determinata dai cartelli criminali?

Una delle responsabilità di questa crisi è stata la disattenzione sistematica e costante dei grandi media nazionali e internazionali sulla questione criminale. Questione che, se fosse stata monitorata in maniera diversa, se i media avessero investito soldi su operatori, scrittori, reporter, intellettuali, osservatori, sociologi, antropologi, la possibilità di osservare questi meccanismi forse ci avrebbe dato l’opportunità di capire il percorso dell’economia e i palpiti della finanza.