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lunedì 25 gennaio 2010

"Scusi Signora"

Percorri la tua strada. A volte ripida, a volte in discesa. E' la strada che hai scelto. Quella che ti appaga e che ti fa male. Mentre cammini ti senti spesso fuori luogo e altrettanto spesso fuori tempo. Innazi a te, sconosciuti, amici, conoscenze temporanee e frammenti di vita passeggeri. Qualcuno sente i tuoi passi. Altri ignorano il rumore dei tuoi piedi e dei tuoi pensieri. In pochi attimi ricordi la tua vita da bambina e poi da inquieta adolescente alla ricerca di quello che all'epoca non sapevi definire: il senso vero del vivere. Uno spruzzo di anni dopo diventi una Signora. Pare che questo sia il sostantivo identificativo principale dopo i 25 anni (o forse anche prima). Probabilmente è quello che racchiude meglio l'idea che il mondo circostante si fa di te appena t'incrocia nel percorso. Ma è una definizione che emana fastidio. Non per via della paura nei confronti della maturità. Forse perchè il mondo inizia a guardarti come un'adulta. Forse lo sei già. E forse è il momento che anche tu ci creda. Sei entrata nel mondo degli adulti. E da adesso, la tua vita inizia a cambiare.

mercoledì 13 gennaio 2010

Crisi finanziaria e mafie

Quest’anno, al Festival di Internazionale che si è svolto a Ferrara ad ottobre, una particolare attenzione è stata posta sulla crisi finanziaria ancora in atto ed, in particolare, si è partiti dalla domanda: Che rapporto c’è tra l’attuale crisi finanziaria e la criminalità organizzata? Tre personaggi ci hanno aiutato a capire meglio questa relazione: Loretta Napoleoni, economista italiana esperta di terrorismo islamico; Misha Glenny, giornalista britannico autore di McMafia; e Roberto Saviano, scrittore autore di Gomorra. Innanzitutto, come suggerisce Loretta Napoleoni, questa è una crisi creata dal mercato finanziario a causa del fatto che le banche si sono enormemente indebitate. Tutto il sistema finanziario è scoppiato perché è mancata la fiducia nel mercato. La conseguenza più importante di questa crisi, dal punto di vista finanziario, è stata che improvvisamente la liquidità finanziaria nel mercato mondiale è scomparsa. Le banche hanno iniziato a non prestarsi soldi tra di loro e, in un sistema economico globalizzato come il nostro, il movimento di liquidità tra una banca e l’altra è fondamentale. Lo Stato è intervenuto e le banche centrali si sono sostituite al mercato inter bancario cominciando a dare soldi in prestito alle varie banche, a tassi sempre più bassi, fino a raggiungere il tasso zero. A questo punto, è stato deciso di immettere ulteriore liquidità, creando della moneta, o meglio, stampando carta moneta. In questa cornice, il crimine rientra perfettamente. La motivazione principale è legata al fatto che il crimine organizzato agisce principalmente in un sistema fatto di contanti liquidi. Per esempio, il riciclaggio di denaro sporco. Il 95% di tutto il denaro che viene riciclato, è riciclato in contanti. Quindi in un momento in cui l’economia mondiale è alla disperata ricerca di liquidità, contemporaneamente c’è un sistema di crimine organizzato che possiede una grossa quantità di liquidi. Il crimine organizzato può, attraverso questa liquidità, dare dei soldi in prestito, specialmente alla piccola e media impresa che non riesce ad accedere a quel credito che le banche al momento danno. Quello che succede quando queste piccole e medie imprese chiedono prestiti al crimine organizzato è una vera e propria usura, e, attraverso questo prestito, c’è una penetrazione capillare del crimine organizzato all’interno dell’economia. Questo non è un fenomeno solo italiano. E’ un fenomeno globale e c’è un grosso pericolo. Purtroppo è uno degli aspetti delle conseguenze negative del credito, che in realtà non è stato minimamente affrontato. La crisi avrebbe potuto portare ad una nuova legislazione che riducesse l’attività all’interno dei paradisi fiscali. Il vero problema però, è il riciclaggio di danaro sporco, il quale non è stato minimamente preso in considerazione. In un momento di crisi come questo, non si è cercato di riformare il sistema in modo che diventasse più trasparente senza diventare un veicolo utilizzato dal crimine organizzato per riciclare i loro profitti. Si è cercato, invece, di utilizzare questa crisi per racimolare sempre più denaro. Quindi il discorso sul paradiso fiscale si è incentrato principalmente sull’evasione fiscale che sicuramente è un reato, però non ha nulla a che vedere con il riciclaggio di danaro sporco.

Secondo Roberto Saviano, per capire questa crisi e il suo forte rapporto con il crimine organizzato, è necessario fare qualche passo indietro. Negli anni 90, quello della NCO (Nuova Camorra Organizzata) era il conflitto che portava più sangue nel mondo. La NCO implode perché Cutolo inizia a investire tantissimo denaro contando sull’appoggio politico. Ecco l’importanza della liquidità. Liquidità significa una sola cosa per le organizzazioni criminali: stipendi. Se paghi le famiglie, anche quelle dei carcerati, se metti a stipendio molte persone, l’organizzazione è salda. Se invece non hai questa possibilità, gli stipendi ritardano, i familiari di chi è in galera iniziano a vivere male la loro situazione, succede che tradiscono, passano dall’altro lato, iniziano a pentirsi. Quindi liquidità significa sicurezza e controllo. Ma la liquidità è anche lo strumento fondamentale per conquistare un cartello e, quindi sopraffare chi ne è già in possesso. Moltissimi cartelli hanno fatto un passo in avanti. Detestano rischiare nell’ambito del narcotraffico, così fanno soltanto cemento. Ma la crisi è arrivata anche lì, nel settore immobiliare, e quindi si trovano in difficoltà sul piano della liquidità. Infatti, stanno vertiginosamente cercando di tornare alla cocaina, perché è quella che dà più liquidità, persino le estorsioni non danno tanta liquidità. Oggi, il meccanismo del racket è andato sempre più elaborandosi: non c’è più il denaro che viene versato o la carta moneta che viene data in mano all’estorsore, questo accade per i clan minori. In realtà il racket è tutto un sistema di scambi e privilegi: tu appalti l’azienda del clan che trasporta un bene e in cambio quel prodotto viene messo in commercio. Il sistema del racket non porta liquidità, a differenza della cocaina, perché quest’ultima viene pagata in contanti e subito. La crisi è un incredibile occasione per la criminalità organizzata. Innanzitutto perché, attualmente, i propri affiliati sono disposti a lavorare con uno stipendio che è la metà rispetto a due anni fa. Non è una cosa da poco. Gli spacciatori dei cartelli di Scampia, a Napoli (minorenni o in età che non prevede ancora la formazione di una famiglia), lavoravano per 500 euro a settimana. Oggi la metà. Accade che, anche i piccoli cartelli (o cartelli che giravano attorno a grandi agglomerati criminali di piccole famiglie) riescono a spacciare, perché danno uno stipendio minore. Inoltre, nel momento in cui le aziende entrano in crisi, la criminalità organizzata inizia il suo gioco economico. Presta contanti liquidi, garantisce la distribuzione del prodotto, mette a disposizione agenti, soprattutto quelli che lavorano sul singolo prodotto (come ad esempio, latte o carne). Tutti questi elementi innescano un meccanismo di rapporto diretto con l’azienda, fino a quando questi personaggi diventano prima azionisti e poi addirittura proprietari dell’azienda. Quando diventano proprietari, mettono a stipendio i veri proprietari. In questo modo, succede che l’azienda resta gestita dal vecchio proprietario e quest’ultimo è ben felice, perché a lui sono garantiti 3 mila euro al mese, ma l’azienda appartiene al clan. Tutto questo spiega perché la crisi è un’opportunità e come sta aprendo molte porte ai criminali organizzati. In ultimo, un dato sconcertante è stato quello pronunciato dall’Onu qualche mese fa (in Italia abbastanza ignorato) riguardo l’entrata nelle banche dei capitali del narcotraffico. Entrata che veniva studiata non tanto come una pericolosità immediata, quanto come una pericolosità a lungo termine. Ossia, se la criminalità organizzata entra oggi, soprattutto nelle piccole banche, quello che determineranno sarà il futuro, non il presente. Quando ci sarà la ripresa economica, questi capitali entrati nelle banche, che tipo di credito daranno? Quali gruppi imprenditoriali sosterranno? Ci dobbiamo aspettare una ripresa determinata dai cartelli criminali?

Una delle responsabilità di questa crisi è stata la disattenzione sistematica e costante dei grandi media nazionali e internazionali sulla questione criminale. Questione che, se fosse stata monitorata in maniera diversa, se i media avessero investito soldi su operatori, scrittori, reporter, intellettuali, osservatori, sociologi, antropologi, la possibilità di osservare questi meccanismi forse ci avrebbe dato l’opportunità di capire il percorso dell’economia e i palpiti della finanza.