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mercoledì 11 aprile 2007

Primo Levi

Verso un recupero dell’intelligenza e del senso di umanità
"E' un'imprescindibile testimonianza dell'olocausto. I testi di Primo Levi non dovrebbero mancare nella biblioteca di un nostro figlio, né in quella di noi genitori". Adriana Poli Bortone, sindaca di Lecce, ricorda l'autore di "Se questo è un uomo"
Ricorre oggi il ventesimo anniversario della morte di Primo Levi, lo scrittore piemontese di origine ebraica autore del celebre "Se questo è un uomo" e di altre opere letterarie sull'olocausto e la persecuzione nazista degli ebrei. Ciò che Levi ha scritto rappresenta una testimonianza imprescindibile di quanto sia importante la memoria del dolore legato agli orrori di un'epoca tra le più buie della storia dell'umanità. "Oltre che utile nella chiave del ricordo e della testimonianza - sottolinea Adriana Poli Bortone, sindaca di Lecce - e quindi semplicemente in funzione storica, ritengo che la produzione letteraria di Primo Levi sia un insegnamento per le generazioni presenti e future. Credo che un testo come ‘Se questo è un uomo' non dovrebbe mai mancare nella personale biblioteca di ogni nostro figlio e prima ancora di noi genitori. Per comprendere e tenere sempre in mente ciò che un essere umano non dovrebbe mai arrivare a fare. E credo infine che la vita di Levi, che mai ebbe parole di odio e di rancore verso i carnefici dei campi di concentramento in cui visse, siano già il recupero dell'intelligenza e del senso di umanità dell'uomo".

Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. I Lestrigoni e i Ciclopi e la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere di incontri se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,ne' nell'irato Nettuno incapperai se non li porti dentro se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga. Che i mattini d'estate siano tanti quando nei porti - finalmente e con che gioia -toccherai terra tu per la prima volta: negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre tutta merce fina, anche profumi penetranti d'ogni sorta; piu' profumi inebrianti che puoi, va in molte città egizie impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca -raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull'isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

venerdì 6 aprile 2007

Tutti giù per TERRA

Ricordate il famoso e popolare ritornello “giro, girotondo, casca il mondo…”?

“Tutti giù per terra!” è l’atteggiamento con cui vi invitiamo a fermarvi per iniziare questo percorso di provocazioni per uno sviluppo sostenibile. Non si tratta di restare a terra… sono già troppe le persone costrette a rimanervi. Vogliamo invece ripartire dalla nostra madre Terra, capire le cause del degrado e rialzarci insieme, per costruire un mondo dove ci sia vita per tutti.

La polemica dei fagiolini

Polemica sulle importazioni dall'Africa. Cresce il commercio solidale: 100 milioni di fatturato ROMA - Se dieci anni fa il regista Fulvio Ottaviano l'avesse saputo, avrebbe forse cambiato il titolo del suo film, per una breve stagione autentico cult della sinistra giovanile. Da «Cresceranno i carciofi a Mimongo» in «Cresceranno i fagiolini a Kongoussi». Perché mentre nella piccola città del Gabon i carciofi sono ancora merce sconosciuta, invece nella località del Burkina Faso i fagiolini crescono eccome. La Coop li compra, grazie a un accordo quinquennale con una cooperativa africana, e li vende nei supermercati italiani con il bollino TerraEqua. Si chiama «commercio equo e solidale». Ma ciò non toglie che quei fagiolini, siano considerati da Rifondazione comunista una vera pietra dello scandalo. Al punto da sferrare un attacco senza precedenti, a mezzo stampa, alla Coop. Questa la tesi presentata in prima pagina da Liberazione: l'operazione danneggia i nostri contadini, che si vedono arrivare sul mercato fagiolini a un prezzo inferiore di oltre un euro al chilo rispetto alla produzione italiana, ma anche i contadini africani, costretti a coltivarli a scapito delle produzioni locali. Come se non bastasse i vegetali arrivano in aereo, con perniciose emissioni di gas serra dai cargo che li trasportano.
Che perfino il fagiolino africano possa fomentare le polemiche a sinistra, in effetti, è proprio il colmo. Anche perché il «commercio equo e solidale», nuova frontiera della solidarietà internazionale, sembrava una delle poche certezze «unitarie». Dalle Botteghe del mondo, un circuito di circa 300 punti vendita organizzati dal consorzio Altromercato, fino alla grande distribuzione che vende prodotti certificati da Transfair, il fatturato di questi prodotti supera ormai 100 milioni di euro l'anno. Nulla, se raffrontato agli 11 miliardi l'anno del giro d'affari della sola Coop. Ma è un «nulla» in continua crescita. Iniziato con le banane, il «commercio equo e solidale» con i piccoli produttori del Terzo Mondo si è allargato ormai ai prodotti tessili e artigianali. Il commerciante deve rispettare regole precise. «L'equo compenso della manodopera, il rifiuto dello sfruttamento del lavoro minorile, il prefinanziamento e la continuità delle forniture per assicurare una prospettiva di sviluppo», spiega Vito Cassata di Altromercato. Che ammette tuttavia come «purtroppo» anche qualche multinazionale «per ragioni di marketing» abbia cercato di infilarsi nell'affare che per ora, in Italia, è in mano alle cooperative, bianche o rosse che siano. Anche per questo nessuno aveva finora pensato che ci si potesse accapigliare. Se si eccettua quello che il presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci definisce «qualche mugugno da parte delle Botteghe nel mondo quando è entrata anche la grande distribuzione» . C'è addirittura un'«associazione interparlamentare equo e solidale» di deputati e senatori che si occupa della faccenda. Mica tre o quattro: sono 120. E di tutti i partiti. Ci sono il capogruppo dell'Ulivo alla Camera Dario Franceschini, Francesco Rutelli, il Ds Nuccio Iovene, Alessandro Forlani (il figlio di Arnaldo) dell'Udc, ma anche Giovanni Russo Spena, Alfonso Gianni e lo stesso segretario di Rifondazione, Giordano. Il presidente è Realacci, che rivela come pure il presidente della Camera sia sensibilissimo al tema: «Anche alla buvette di Montecitorio ci sono prodotti del commercio equo e solidale. La presentazione è avvenuta con Bertinotti, in pompa magna». Quali prodotti? «Cioccolata, succhi di frutta, biscotti, tutto buonissimo». Il caffè «equo e solidale», invece, dice Realacci, è stato sostituito con un prodotto commerciale. «Diciamo che non era il massimo. E questo, lo ammetto, non aveva fatto salire le mie quotazioni alla Camera».
Corriere della sera, 25 marzo 2007