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giovedì 21 agosto 2008

Persone


Domani, 22 agosto 2008, in piazza del poolo ad Avellino, avrà inizio il primo dei tre incontri di una manifestazione itinerante dedicata interamente alla conoscenza dell'Africa.
"Siamo in cento, uomini edonne. Veniamo da quel continente che dicono sopravviva a se stesso. Oppure che avrebbe dovuto dichiarare fallimento da molto tempo. Veniamo dall'Africa, da paesi diversi per lingua religione e cultura. Veniamo come persone. E come persone abbiamo bisogno di comunicare. Gli argomenti sarebbero tanti, ma uno ci preme più degli altri.Vogliamo dire che anche in Africa esiste una società che vuole superare i vecchi sistemi di potere. Una società civile, fatta di idraulici, muratori, dottori. E di molte donne. E molti studenti. E di impiegati, di commercianti, di imbianchini, di suonatori di tamburi. Persone che camminano lente, ma camminano. L'Africa non è solo l'arte della sopravvivenza, le baracche, le emergenze alimentari e sanitarie.E' anche questo. Anche. C'è poi un'Africa che ha voglia di conoscenza, di dignità, di lavoro. Cioè si organizza per ottenere dei risultati. E' quest'Africa che noi vogliamo rappresentare, quella che vuole essere padrona delle proprie risorse, quella che dice: progettiamo uno sviluppo diverso. Fatto di meno donatori e benefattori stranieri, fatto di più democrazia. Fatto di incentivi agli imprenditori, anche quelli dell'economia informale, perchè no?Fatto di meno appoggi internazionali a regimi corrotti. Fatto di una scuola per tutti. Fatto di meno multinazionali e più imprese con capitali locali. Fatto di un nuovo sistema di cooperazione decentrata. Fatto di più sostegno alle forze della nostra società civile. Che esiste ed agisce. E che vorrebbe veder riconosciuta la sua funzione. Noi non vogliamo parlare alle nuvole, non siamo visionari. Sappiamo i tanti problemi della trasformazione, li viviamo ogni giorno, e dunque non li sottovalutiamo. Però guardiamo al futuro, abbiamo la presunzione di pensare che il mondo, l'Europa in prima fila, capisca che è giunto il momento di cambiare programma d'azione. E, di conseguenza, promuovere concrete azioni di sviluppo dentro la società. Ad esempio contribuendo alla crescita di una nuova classe dirigente, oggi espressione di interessi particolari. Insomma: meno scatole di sardine e più scambi di culture, nella parità che il concetto originario esprime. Che, tra l'altro, agli africani, le sardine piaccino poco."

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