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sabato 5 luglio 2008

Legge vergogna


Il Consiglio dei Ministri ha approvato all'unanimità il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche. Il provvedimento vieta le intercettazioni per reati, le cui pene sono inferiori a 10 anni. È inoltre prevista una deroga per i reati contro la pubblica amministrazione e le intercettazioni da parte della magistratura non potranno durare più di 3 mesi e dovranno essere decise da un tribunale, non da un singolo soggetto. Infine nel ddl sono previste pene fino a 5 anni per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni.
Una giustizia fai da te: dopo rogatorie, falso in bilancio e legittimo sospetto, arrivano il patteggiamento allargato, l'inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche e le immunità parlamentari. Una norma fatta su misura per alcuni personaggi: Marcello Dell’Utri, Cesare Previti e soprattutto Silvio Berlusconi.
Le leggi su misura, come sappiamo, non sono una novità: negli ultimi mesi rogatorie, falso in bilancio, legittimo sospetto ci hanno aperto un mondo. Ma erano sempre presentate come leggi buone e giuste per tutti, che poi casualmente risolvevano anche qualche problemino a un pugno di imputati eccellenti.
Che cosa prevede, infatti, la norma già approvata dalla Camera sull’immunità parlamentare? Il Parlamento dovrà votare se concedere o no l’autorizzazione all’uso, nei processi, di intercettazioni e tabulati raccolti in precedenza e che convolgono, indirettamente, un deputato o un senatore (indirettamente: perché nei confronti di parlamentari le intercettazioni dirette sono vietate). Se il Parlamento dirà no, la documentazione dovrà essere distrutta, salvando così anche l’eventuale mafioso (regolarmente intercettato) che sia stato sorpreso a parlare con un parlamentare. Ma non occorrerà neppure il voto negativo dell’Assemblea parlamentare: basterà tirare in lungo, non votare la richiesta dei magistrati, poiché le nuove norme non prevedono termini di tempo.
Tutto perchè al potere non piace che la gente sappia troppo. Allora è meglio che la gente non sappia nulla, che rimanga disinformata, che conosca i fatti raccontati da editori e testate giornalistiche compiacenti, asservite al potere politico. Cosa accadrà, allora, all'informazione? Semplicemente scomparirà. Come è accaduto e accade nei regimi militari. Ecco che ancora una volta il Cavaliere salva capra e cavoli, come si suol dire.
Il più grande cliché nella politica è che le nazioni ottengono i leader che meritano. Ma certamente l’Italia e l’Europa meritano qualcosa di meglio di Silvio Berlusconi e dei suoi scagnozzi.

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