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martedì 10 aprile 2012

Stampellando

Un periodo più o meno lungo di temporanea disabilità ti mostra e ti fa vivere le cose in maniera del tutto diversa. Nuova. A tratti curiosa. A tratti nervosa. Un'esperienza in grado di metterti parecchio in gioco. Te stessa. Il tuo modo di essere e di vedere l'altro (inteso come qualsiasi persona in grado di camminare e di poterti aiutare fisicamente a fare una qualsiasi cosa che da sola non potresti fare). Il primo elemento che viene rafforzato è l'ostinazione. L'ostinazione a farcela. Senza chiedere aiuto (fin dove è possibile). Ti ripeti di continuo:"Ce la fai! Non chiamare nessuno,ce la fai". E ce la fai. A volte. Ma quando ce la fai provi parecchia soddisfazione. Soprattutto se la cosa è difficile. Perchè ti sforzi. Tanto. E t'impegni. E t'impunti. E impari che non c'è nulla che non si possa fare. E che se t'impegni le cose non solo le fai. Ma le fai anche bene. Il secondo elemento introdotto in quel tipo di vita temporanea è l'affidarsi completamente a un altro. Affidare la tua vita (soprattutto se sei costretta alla carrozzella (cosa che ho sperimentato per qualche giorno)) a un'altra persona. Ho imparato che è una delle cose più difficili del mondo. Farti guidare, spingere o sollevare da un altro. Metti in campo tutta la fiducia che hai o che potresti avere nei confronti dell'altro. Il terzo elemento, altrettanto difficile da gestire, è stata la lentezza nei gesti. Rallentare. Soprattutto per non rischiare di cadere e farsi male. Rallentare ti offre l'opportunità di scrutare. Tutto. Fermarti e cogliere i dettagli. Particolari quasi invisibili. Piccoli elementi che fanno la differenza. E ti permette di ragionare meglio e di capire. E soprattutto di sentire, non solo con le orecchie. Ma percepire attraverso ogni organo di senso tutto quanto. Le persone. Gli elementi della natura. I luoghi. La vita.

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