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domenica 11 marzo 2012

Albania, secondo tempo


Alle 5.47 ogni mattina il sole si univa al canto del gallo per ricordarti che tra pochi minuti la campanella di suor Gandi avrebbe suonato. La colazione era uno dei miei momenti preferiti. La sorella di Eli preparava lo yogurt ogni mattina. Il più buono che abbia mai mangiato.
Le scene più comuni e anche quelle più tenere avevano come protagoniste le Donne. Le donne anziane del villaggio che si sedevano sotto un albero, nei loro abiti tradizionali (gonna lunga nera e camicia bianca), e lavoravano la lana a maglia coi ferri. Mentre le loro mucche e pecore pascolavano libere nei dintorni. Quando passavamo loro di fianco, alzavano la testa e accenavano un debole sorriso sotto quel sole cocente.
Il pane. Un elemento che unisce. Che ha sempre unito. Una giornata memorabile. Quattro persone. Due italiane, una albanese e una camerunense a preparare il pane. Un impasto a quattro mani. Dentro una bacinella blu. Alternando il punto di appoggio tra un tavolo di legno e il pavimento. E la cottura nel forno a legna dei vicini. Risultato eccellente.
L'esperienza più forte: l'animazione di strada. I disegni dei bambini. Così profondi e terribili. Senza colori. La maggior parte dei soggetti colorati in nero. Accompagnati da parole agghiaccianti che esprimevano solitudine, violenza, incomprensione, dolore.
7 chilometri. A piedi. Per andare al pozzo a prendere l'acqua. La fontana è il luogo di incontro. Di confronto e di discussione. Le persone qui si fermano. Si scambiano le notizie. E' la redazione giornalistica di 5 villaggi. Da qui si propagano tutte le informazioni relative a ciò che accade in ciascun villaggio. E arrivano. A tutti.
Il gesto più commovente: il giorno della partenza. Ore 7. Pioggia senza sosta. Un ragazzo di Prosek. Uno dei capi banda. Il peggiore secondo le suore. Lo vediamo arrivare in macchina. Si ferma in fondo alla discesa. Davanti al cancello. Resta fermo per qualche secondo. Ci fissiamo da lontano. Iniziamo entrambi a correre sotto la pioggia. A metà strada ci raggiungiamo. Uno dei migliori abbracci mai ricevuti.

"Conserva sempre la freschezza della tua vita, sei stupenda", le ultime parole che l'Albania mi ha regalato.

(Dal Diario di Viaggio, giorni 1-8 agosto 2005)

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