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venerdì 9 marzo 2012

Albania, anno 2005


Mi ricordo di quell'anno. Il 2005. Vent'anni appena compiuti. La rabbia. La ricerca di risposte. La forza smisurata. Mi ricordo della Mirdita, la regione più povera dell'Albania. Al nord. Le strade senza asfalto. Le case senza un tetto. Il fango sotto i piedi. La forte stretta di mano delle ragazza/donne nei campi. L'allegria di suor Iunes nel tentativo di cucinare. Il buio rotto dalla luce della luna piena. E mi ricordo la campanella di suor Gandi alle 6,30 ogni mattina. L'animazione in strada e nei campi. Il villaggio di Prosek su una collina di creta. Le corse dei bambini. La difficoltà della comunicazione. Le cene senza corrente elettrica. I tramonti. E poi ricordo ancora Malaj. Il villaggio di Malaj. Il più alto. Le risate dei bambini. E anche i loro silenzi. Le giornate senza acqua. Le tartarughe di terra. I giri in visita alle famiglie. Il bicchiere pieno di rakin (grappa locale).
E mi ricordo la lentezza, parola chiave di questo luogo così lontano e surreale.

(Dal Diario di Viaggio, giorni 25-31 luglio 2005)

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