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martedì 20 febbraio 2007

L' Italia con l' Africa



«Un altro mondo è possibile» e ancora «umanità e risorse non solo miseria» questi gli striscioni alla testa del corteo che ha aperto la Marcia della Pace a Nairobi, in Kenia. Decine di migliaia di attivisti hanno attraversato le baraccopoli della città dando ufficialmente il via, con un imponente e colorato corteo, al Settimo Forum Sociale Mondiale che, per la prima volta da Porto Alegre 2001, si svolge in Africa. Per 5 giorni la città kenyota diventerà la capitale dell'altro mondo possibile. La marcia è partita da Kibera, la più grande baraccopoli africana, alle 11 ora locale (le 9 in Italia) per arrivare nel parco della libertà di Nairobi (Uhuru Park). Qui è stato allestito il palco per la cerimonia d'apertura del Forum. A spiccare è la grande bandiera della pace utilizzata nelle marce Perugia-Assisi, tra i bambini che corrono a piedi nudi e i manifestanti che danzano sotto il sole al ritmo dei tamburi. Il corteo, lungo tre chilometri con oltre 80.000 mila persone, si è svolto in un clima generale di festa, tra canti e balli.
Il summit di Nairobi rappresenta in qualche modo un passo importante anche per l'Italia che ha partecipato in maniera attiva alla sua realizzazione fornendo un quarto dei fondi complessivi che ne hanno permesso la realizzazione. «Non è solo una questione di finanziamenti», spiega Paolo Beni, presidente nazionale dell’Arci, che ci tiene a descrivere uno dei progetti più significativi del forum: una rete mondiale di soggetti diversi che sta nascendo per occuparsi di tutte le tematiche legate all’immigrazione. In una realtà globalizzata come quella in cui viviamo, prosegue Beni, non si può continuare ad avere paura del “diverso”. «L’integrazione è necessaria non solo a parole, un dialogo non lo si può inventare lo si deve costruire con attenzione e interesse vero». La scommessa di questo Forum è, infatti, proprio la ricerca di partecipazione dal basso degli africani (delle donne, delle fasce più povere della popolazione), e i temi portanti del meeting saranno la lotta all'Aids, il peso del debito, la sovranità alimentare, gli accordi di commercio imposti dall'Europa e dai paesi più ricchi, i diritti delle donne.
«Questo è un Paese dove ci sono le persone più povere e violentate della terra, i loro fondamentali diritti negati, c’è la voglia di liberarsi dalla violenza che li opprime. C'è la voglia di riscatto di tutti quei milioni di persone che ogni giorno sono costretti a combattere la guerra più difficile: quella contro il morso della fame e dell'ingiustizia», commenta Flavio Lotti, uno degli organizzatori italiani del meeting e coordinatore nazionale della Tavola della Pace.

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