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venerdì 23 maggio 2008

23 Maggio 1992

Queste le parole di Giovanni Brusca, il mafioso che ha ucciso Giovanni Falcone e tutta la sua scorta il 23 maggio 1992 a Capaci: "Ho ucciso Giovanni Falcone. Ma non era la mia prima volta: avevo già adoperato l’auto bomba per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli uomini della sua scorta. Sono responsabile del sequestro e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, che aveva tredici anni quando fu rapito e quindici quando fu ammazzato. Ho commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti. Ancora oggi non riesco a ricordare tutti, uno per uno, i nomi di quelli che ho ucciso. Molti più di cento, di sicuro meno di duecento. Ho strangolato parecchie persone. Ho sciolto i cadaveri nell’acido muriatico. E, prima di farlo, molti li ho carbonizzati su graticole costruite apposta".
Brusca ha messo queste cose a verbale e nel 1999 le ha pure raccontate al collega Saverio Lodato. "Non ho mai avuto modo di conoscere il dottor Falcone. Il mio risentimento nei suoi confronti era identico a quello di tutti gli affiliati a Cosa Nostra: era il primo magistrato, dopo Rocco Chinnici, che era riuscito a metterci seriamente in difficoltà, quella che aveva inaugurato la pagina del pentitismo, che aveva istruito, anche se non da solo, il primo «maxi processo» contro di noi. Era riuscito a entrare dentro Cosa Nostra, sia perché ne capiva le logiche, sia perché aveva trovato le chiavi giuste. Lo odiavamo, lo abbiamo sempre odiato".
"Prendemmo la decisione iniziale di uccidere Falcone, per la prima volta, alla fine del 1982", racconta Brusca. "Non tramontò mai il progetto di uccidere Falcone, di eliminare lui e tutti i nostri avversari: quelli che ci avevano tradito, quelli che erano stati amici e ci erano diventati nemici, e mi riferisco agli uomini politici che spesso si trinceravano dietro lo scudo dell’antimafia per rifarsi una verginità. Per esempio quelli che ormai realizzavano tutto ciò che chiedeva Falcone: le sue leggi, i suoi provvedimenti, le sue misure restrittive. Giulio Andreotti per ripulire la sua immagine ci provocò danni immensi: Salvo Lima e Ignazio Salvo sono stati uccisi per questo".
Oggi Giovanni Falcone è vivo perchè cammina sulle nostre gambe. Con la sua morte la mafia si è ingannata da sola, perchè ha dimostrato che ciò che diceva era vero. E continua ad essere vero.
"Nel periodo precedente all’attentato si doveva fare il nuovo presidente della Repubblica e si parlava di Andreotti come uno dei candidati più forti. Noi volevamo che l’attentato avvenise prima della nomina, in modo che il senatore non venisse eletto.Tanto che Riina disse: «Glielo faccio fare io il presidente della Repubblica…». Noi pensavamo:«A cu fannu, fannu, a noi non ci interessa. Basta che non è Andreotti». E così accade. Anche un bambino capisce che in quel periodo, con le voci che giravano su Andreotti, con la strage di Falcone, lui era spacciato. Completamente tagliato fuori".


1 commento:

ileana ha detto...

complimenti per gli ultimi post e poi questo sui cari paolo e giovanni merita. questi uomini hanno sacrificato la loro vita per la Giustizia e noi abbiamo il dovere di ricordarli ogni giorno